Nascoste tra i racconti di fatti di guerra e di
eventi politici, nelle opere dei cronachisti e degli storici arabi sono state rinvenute
più di sessanta registrazioni di comete databili tra il 750 e il 1600. Invece,
curiosamente, attente ricerche condotte nei testi di astronomia araba dello stesso periodo
non rivelano traccia di osservazioni cometarie: una situazione strana che probabilmente
deriva dall'atteggiamento prevalente fra gli astronomi mussulmani del periodo. Fin dai
tempi di Aristotele si credeva infatti che le comete fossero prodotte da vampate di calore
nell'alta atmosfera e quindi che non riguardassero la volta celeste. Questa stessa visione
è sostenuta anche da filosofi arabi come al-Kindi (che operò intorno all'anno 860) e
al-Biruni; eppure era un'idea difficile da sostenere se si tiene conto della lunga durata
di visibilità di certe comete, che spesso si resero osservabili per diversi mesi.
L'apparizione di comete, d'altra parte, non poteva essere prevista usando gli zijes (gli
almanacchi astronomici), circostanza questa che probabilmente convinse gli astronomi a
considerarle ancora meno. In genere, gli storici mussulmani registravano le comete per via
della spettacolarità delle loro apparizioni e anche perché venivano riguardate come
segni infausti. Di norma sono pochissimi i dettagli tecnici citati nelle cronache, ad
esempio la descrizione del moto attraverso le costellazioni; tuttavia, le date della prima
apparizione e della scomparsa spesso sono precise. Anche gli storici medievali europei
annotarono frequentemente la comparsa di comete, e però i loro resoconti sono
tendenzialmente più succinti e contengono dati meno precisi.
Nel Medioevo le comete venivano identificate dai mussulmani con due termini: kawkab
oppure nejm. Oggi questi termini sono invece usati rispettivamente per indicare
i pianeti e le stelle. È curioso che gli autori antichi facessero così poca distinzione
tra i due nomi, al punto che la stessa espressione veniva anche utilizzata per descrivere
le meteore. Che una certa descrizione si riferisca proprio a una cometa lo si desume dal
fatto che si riporta un periodo di visibilità piuttosto esteso, oppure perché si fa
allusione a una coda (indicata con dhùaba oppure anche con dhanab).
Per esempio, la famosa cometa del 1402, molto brillante e visibile anche di giorno, fu
descritta in questo modo dal cronachista del Cairo, Ibn Iyas (14481524):
"804 A.E. (Anno dell 'Egira). Nel corso del mese di Rajab [4 febbraio5 marzo, n.d.r.]
di quell'anno una grande cometa (kawkab) apparve con una coda che si sollevava
alta nel cielo. La sua luce era simile a quella della Luna Piena. Fu visibile durante il
giorno alla luce del Sole e tutte le notti dopo il tramonto fino a che un terzo della
notte era trascorsa". Si sa di molte altre comete che si resero visibili nella luce
diurna: notevole fu quella del gennaio 1910 che precedette di soli tre mesi il ritorno
della cometa di Halley.
Un resoconto straordinariamente puntuale della cometa che apparve nel 1264 si deve al
cronachista di Damasco Abu Shama. La sua descrizione fornisce diverse informazioni
astronomiche, difficili da trovare in altri testi storici: "662 A.E. Alla fine del
mese di Ramadan [26 luglio, n.d.r.] una cometa (kawkab) con la
coda apparve sopra l'orizzonte ad ovest nei pressi della casa lunare al-Han 'a. La
cometa continuò a sorgere tutti i giorni prima dell'alba dietro la stella conosciuta come
"la stella del mattino" [Venere, n.d.r.]. Avanzava di poco ogni
giorno finché fu vista sorgere prima della "stella del mattino". La sua coda
era molto brillante. Essa mantenne la sua posizione relativa alla casa lunare al-Han'a,
essendone discosta di circa 150 verso est. Sorse sempre regolarmente con al-Han 'a
e si muoveva con essa. Poi cominciò ad avvicinarsi alla casa lunare. Restò visibile fino
ai primi giorni del mese di Dhu al Qùda [dal 25 agosto in poi, n.d.r.], svanendo
infine nel chiarore del mattino".
La stella principale di al-Han'a, una delle ventotto case lunari, o stazioni
lunari, che correvano in cerchio su tutta la volta celeste (un po' come lo Zodiaco per il
Sole) era gamma Geminorum. In quei giorni si può davvero verificare che Venere era
nei pressi di questa stella e che si rendeva visibile prima dell'alba.
Un dato interessante è che la cometa fu osservata indipendentemente anche in Cina e in
Corea lo stesso giorno, il 26 luglio, mentre invece gli astronomi giapponesi pare che
l'abbiano vista cinque giorni prima. Entrambe le comete del 1264 e del 1402, come molte
altre comete brillanti, erano probabilmente oggetti con un periodo orbitale molto lungo,
di molte migliaia di anni.

Per gli astronomi moderni, fra tutti i resoconti antichi di
osservazioni cometarie il più interessante è quello che si riferisce alla cometa di
Halley, l'unica che si conosca di corto periodo (75 - 76 anni) e insieme molto luminosa.
È quindi notevole che quasi tutte le apparizioni della Halley si ritrovino ricordate
nelle storie islamiche a partire dall'anno 760.
L'apparizione della nostra cometa nel 1066 - l'anno in cui la Halley viene dipinta
sull'arazzo di Bayeux - è riportata in cronache di diversi Paesi europei, in genere
abbastanza succintamente, e anche nelle storie delle dinastie dell'Estremo Oriente. Un
attento resoconto fu stilato anche da Ibn al-Jawzi di Baghdad: "458 A.E. Nel decimo
giorno del mese di Jumada l-Aula [9 aprile, n.d.r.], una grande
cometa (kawkab) apparve nel cielo orientale. Aveva una coda larga diversi gradi e
lunga molti cubiti. Tagliava la Via Lattea nel bel mezzo del cielo e si estendeva verso
ovest. La si vide fino alla domenica, sei giorni prima della fine del mese [il 23 aprile, n.d.r.]
finché sparì. Due giorni dopo, nella notte di martedì, riapparve dopo il tramonto,
con la sua luce che l'avvolgeva come l'alone lunare. La gente era terrorizzata... Quando
scese il buio della notte spuntò anche una coda sottile in direzione sud.
La si vide per dieci giorni e poi definitivamente
sparì".
Questa descrizione consente di stabilire con buona precisione la data della congiunzione
con il Sole, che è il 24 aprile, con l'incertezza di un giorno in più o in meno; il
risultato è in eccellente accordo con le stime temporali che si ricavano dalle
osservazioni cinesi. Altre rilevazioni precise, dalle quali si possono dedurre le date
delle congiunzioni con il Sole, si trovano in cronache arabe relative agli anni 760, 1145,
1222 e 1456.
Il moto della cometa di Halley negli ultimi duemila anni può essere calcolato con ottima
precisione, facendo uso di tecniche di integrazione numerica. Naturalmente, in questi
calcoli si tiene conto delle varie perturbazioni planetarie. Tuttavia ci sono delle forze
di tipo non-gravitazionale che pure hanno notevole rilevanza sull'evoluzione dell'orbita:
queste derivano dal cosiddetto effetto razzo, conseguente al rilascio di gas dal
nucleo quando la cometa è vicina al Sole. Queste forze sono per loro natura
imprevedibili. Gli studi compiuti sulle registrazioni delle apparizioni della Halley sia
orientali che arabe hanno dimostrato che ad ogni ritorno al perielio tra il 989 e il 1222
la cometa ha anticipato il suo passaggio di circa 3 giorni rispetto a ciò che ci si
aspetta sulla base dei calcoli moderni. Invece, a partire dall'apparizione del 1301, la
Halley ha sempre rispettato le "tabelle di marcia" calcolate dagli astronomi.
