Attori, che gente!
di Simone Navarra

Un attore è mille facce, è una storia che si rinnova anche se deve ripetersi per sei mesi di seguito, ogni sera, spettacolo o richiesta che sia.
Eduardo De Filippo, quale grande commediografo, drammaturgo, scrittore, interprete e poeta ne rappresenta non un esempio fra tanti ma l'esempio che vale per tutti, attori italiani e non.
Al teatro Dafne, per intuizione dei sempre bravi Gianni Pontillo e Antonia Di Francesco, era in scena L'arte della commedia, una delle opere meno conosciute e rappresentate di Eduardo, esempio sopraffino di satira che dice e insegna, che pone degli interrogativi ingenui e al tempo stesso rivoluzionari.
"Ma l'attore è utile alla società, se non compare nemmeno sull'abbecedario alla voce arti e mestieri?"
È qui tutto il nodo della vicenda, perché questo è metateatro, teatro cioè che parla del teatro, che dalla vita comune del teatro, dai suoi problemi di recitazione, di attori che non vanno bene per la parte, trae insegnamento per la vita di tutti.
Il problema non è finalizzato solo a chi si guadagna da vivere sulle assi del palcoscenico, ma anche a coloro che che assistono e che sono chiamati a dare un'interpretazione di fatti.
Se, insomma, gli attori sono utili e sono all'interno di un progresso che vuole far conoscere attraverso la recitazione i prodotti dell'intelletto umano, la discussione non sussiste, non ha luogo.
Se, invece, gli attori devono essere l'ingrediente di una truffa ai danni di chi ascolta, di chi vuole essere testimone facendo pagare il biglietto, sollazzando senza risolvere, questi non hanno senso.
E non devono entrare nemmeno nell'abbecedario. Pontillo, nel personaggio del prefetto De Caro, è la ragione del potere, di chi risolve tutto con un piacere dopo il sonnellino pomeridiano.
Con la sua fisicità molto presente offre un bellissimo saggio di recitazione, calamitando lo sguardo del pubblico e togliendo la scena anche a chi - per ruolo, solo per ruolo - è più simpatico di lui.
A seguire sono ottime le prove di Stefano Dionisi, giustamente accigliato come tutti i rivoltosi, e di Fabio Giove, un attendente del prefetto così compito, pignolo, ossequiante da sembrare vero.
Complimenti a tutti gli altri, che raccontano le storie dei loro personaggi con un trasporto mai sicuro dell'applauso che meritano.

Le recensioni
Somm. Marzo '99 - N° 28

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