Dare avvio ad una avventura come quella che ci apprestiamo ad iniziare con la pubblicazione di
questa rivista periodica, opera ambiziosa almeno nei nostri propositi, è cosa tutt’ altro che facile; e
per la carenza cronica di finanziamenti da parte dell’università (sostituita solo parzialmente
dall’azienda per il diritto allo studio), e per l’impegno e la fatica che richiede. Nonostante tutto
proviamo almeno ad iniziarla senza troppi patemi.
In realtà l’idea di questo progetto è scaturita da una serie di accese discussioni sulla realtà
universitaria tra i futuri membri di questa redazione, divenuta col passare del tempo sempre più
chiara nelle nostre menti e, per essere brevi, composta da due temi portanti. Il primo ci spinge
ad affrontare temi di attualità varia in stretta relazione alla storia contemporanea, oggetto dei nostri
studi quotidiani, e, prescindendo da particolari scopi politici (infatti nella rivista, pur avendo una
linea unitaria, ognuno di noi sarà responsabile in prima persona di ciò che scrive),a tentare di
ritagliarsi uno spazio di opinione, essere una voce, se non autorevole, almeno libera, e se
possibile una piccola luce nel buio che pervade la vita nella nostra facoltà.
Il motivo che ci spinge a questo impegno, diremo, inderogabile, con l’ambiente universitario che ci circonda, è molteplice;
ognuno di noi è spinto per motivazioni personali (individualismo) non solo facenti riferimento ad un
atteggiamento egocentrico positivo - badate bene - non protagonismo, che è cosa ben diversa -
ma lascia trasparire
all’orizzonte un ben saldo comun denominatore: lasciare un segno ben visibile
nel gran libro che è la Realtà, esserci sempre e comunque, poter dare una modesta opinione su
qualsiasi argomento si ponga alla nostra attenzione quotidianamente (ad esempio sui giornali) e
che abbia attinenza con l’argomento che più ci sta a cuore e per il quale abbiamo una certa
predilezione, ovvero la storia contemporanea (evitando il rischio di apparire presuntuosi e ancor
peggio di voler fare i “tuttologi”, categoria da noi decisamente ripudiata).
Dimostrare, dunque di essere vigili, attenti alle notizie che ci arrivano puntualmente da ogni parte
e che non ci scivolano addosso come qualcuno potrebbe credere. In questo senso ci prendiamo
la briga di citare un piccolo aneddoto, un avvenimento, che potrebbe essere considerato come la
scintilla che ci ha spronato ad assumerci una simile responsabilità: un anno fa, durante la
presentazione dei corsi attivati per quell’anno accademico, il presidente del nostro corso di laurea,
prof.Turi, a un certo punto riferendosi al clima che si respirava nell’Aula Magna di via S.Gallo e
parafrasando in modo scherzoso le parole di ben altro personaggio storico, noto nostro malgrado,
ci apostrofò, rivolto a tutti gli studenti presenti, “un’aula grigia no, ma certamente un po’
sorda”.Ecco, quest’accusa generale, ma che ci ha colpito in prima persona, è stata come una
molla a spingerci verso un impegno ad essere più presenti non solo nell’analisi storica (quello era
il riferimento esplicito del professore) ma anche nella vita della facoltà, per il corso di laurea che ci
compete, ma non disdegnando di trattare problemi che riguardano anche gli studenti universitari
in genere.
Ecco allora che si profila un secondo obiettivo (tema), anch’esso ben impresso nelle nostre
menti: dare un segnale di presenza vigile, oltre che una smossa, all’ambiente, questo si, un po’
monotono e stanco, della nostra facoltà. Non abbiamo la certezza di poter cambiare, con i nostri
interventi ed appunti, il corso degli eventi relativi al contesto universitario, che probabilmente
conti-nuerà ad essere come è oggi, ovvero lacunoso (per non dire nebuloso) e organizzato in
maniera carente, ma ci proviamo, anche solo per avere l’animo in pace col pretesto (ma in realtà
non lo è) di aver quantomeno sensibilizzato l’ambiente. E’ lungi da noi voler parlare di assoluta mancanza di organizzazione e di
informazione per gli studenti, il che ci varrebbe non poche risentite e giustificate critiche; quello
che amiamo far notare è solamente che “si può dare di più” in tutti i sensi.
Anche per questo, e non solo per dimostrare di non essere dei criticoni incalliti bensì propositivi e
attivi molte idee da proporre al vaglio dei lettori che tratteremo ampliamente nel corso di questa
avventura, tra le quali ci piace sottolineare una maggiore attenzione per problematiche di
ricerca storica relativa ad un periodo più recente come il dopoguerra, in alcuni casi decisamente
trascurato, e per corsi d’insegnamento specifici di continenti a noi oggi sconosciuti (e non
pensiamo solo per colpa della nostra poca attenzione), ma questi non sono che alcuni esempi di
ciò che abbiamo in mente. Pensiamo, anche, di attivare una specie di comparazione virtuale tra il
nostro corso di laurea e quello di altre università italiane (siamo in contatto con studenti di Torino,
Roma,
Palermo, Catania i quali potranno farci partecipi della loro situazione universitaria) per
mettere a confronto le varie realtà e trarre benefici migliorando se possibile le lacune che sono
proprie di ognuna di loro. E’ appunto per contribuire al miglioramento della condizione del nostro
corso di laurea (ma vi è la possibilità, in questa avventura, di scoprire anche di essere avanti
rispetto alle altre città, e questo dovrebbe essere, in ogni caso, uno stimolo a continuare) che
abbiamo ritenuto opportuno riservare una parte di queste pagine ad un centro di raccolta,
organizzazione, “traduzione” di tutto ciò che riguarda corsi di laurea (all’inizio dell’anno
accademico), seminari, appelli, ma anche conferenze e dibattiti tenuti a Firenze ma anche fuori
(se possibile), relativi al nostro ambito storico, con preziosi recosonti e commenti. Uno strumento
il nostro, si badi (e qui vorremmo essere chiari), non solo da consultare ma soprattutto con il quale
interagire.
Per entrare più nello specifico e nel tecnico, la nostra redazione proporrà di volta in volta temi di
spunto - ripresi dall’ attualità e analizzati, se possibile, storicamente nella rubrica di
approfodimento (“Memoriandum historiae”), i quali non potranno non attivare una serie di dibattiti
ai quali la rivista dedicherà ampio spazio nell’altra rubrica di opinioni a confronto - ma anche
informazioni utili per dare una torcia in mano soprattutto ai ragazzi che si apprestano a vivere per
la prima volta l’esperienza universitaria con chissà quali entusiasmi, salvo poi trovarsi bilità di
consultazioni o aiuti ( i professori hanno di fronte al buio più pesto, senza possi altro a cui pensare
e le guide sono spesso inutili). Ma in realtà i nostri referenti e contemporaneamente “inviati” sul
campo dovranno essere i lettori stessi che oltre a collaborare (è previsto infatti uno spazio
dedicato alle “lettere aperte”, a partire dal secondo numero) ci potranno stimolare, indirizzare,
sostenere ma anche criticare e correggere, in una specie di filo diretto. Vi sarà oltretutto uno
spazio dedicato a rubriche fisse, quali l’intervista ad un personaggio eminente del settore
contemporaneistico, scelto in base alla disponibilità, tra docenti universitari, storici, giornalisti,
politici, quali “Storie d’oggi” che tratterà da vicino la storia più recente, “Un occhio in facoltà”, “I
personaggi del nostro secolo”, una carrellata degli uomini che hanno lasciato un segno nella
storia, ma (perlomeno dal prossimo numero) anche pagine, sotto forma di schede, dedicate a
biblioteche, istituti, circoli culturali della città, vero e proprio patrimonio immane ma sconosciuto ai
più e per questo costretto a vivere la propria attività in modo elitario. Come si può notare da
queste ultime annotazioni, c’è, almeno da parte nostra, l’auspicio di fare di questa rivista anche un
ponte, un tramite tra due mondi, troppo spesso in contrapposizione, ma la cui collaborazione - e
qui sappiamo di attirarci critiche da parte di qualcuno - è alla base di un miglior funzionamento di
questo corso: quello dei professori e degli studenti.Un progetto ambizioso, dunque, ma anche un
passo “storico”, appunto, che ci sprona ad abbandonare il torpore in cui siamo stati immersi fino
ad oggi (se lo siamo stati veramente, qui, ognuno di noi faccia l’esame di coscienza) e a
rimboccarci le maniche per dimostrare a chi ci ha attaccato (in parte giustamente) di essere vivi e
svegli e non grigi e sordi. Su questo primo numero non vogliamo anticiparvi nulla, quindi, a questo
punto non ci resta che entrare nel vivo della “tenzone”, non prima di avervi augurato vivamente
una buona lettura.