Il Bambino e l'Acqua Sporca. Coordinamento Genitori-Insegnanti

Riordino dei Cicli Scolastici








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La scuola elementare nel "riordino dei cicli" di Berlinguer

La secondarizzazione.

Il male maggiore di cui soffre la scuola per i bambini dai sei a dieci anni viene unanimemente sintetizzato con le parole "processo di secondarizzazione".

Con questa brutta locuzione si sintetizzano efficacemente fenomeni diversi che hanno investito la scuola elementare con la riforma degli ordinamenti del 1990.

In primo luogo si denuncia la parcellizzazione dei saperi che non tiene conto di come i bambini affrontano operativamente l'acquisizione di nuove conoscenze, partendo dalle cose, dai fenomeni, dai problemi che non si presentano nella realtà già separati nei saperi specifici, le materie, che sono strumenti per la loro indagine.

I nuovi ordinamenti atrofizzano la pluralità degli insegnanti nella rigidità dei "moduli", dove gli ambiti disciplinari (assegnati a tre insegnanti per due classi) diventano il il "principio ordinatore" di tutto il fare scuola.

In secondo luogo si allude alla separazione delle responsabilità, delle attenzioni agli stili cognitivi, tra più insegnanti che induce comportamenti alienati dai bambini. Ogni insegnante è responsabile del suo ambito, delle sue discipline, della valutazione dei singoli apprendimenti, viene vanificato il progetto di partire dalle competenze e dai saperi che i bambini hanno realizzato e realizzano in altri contesti non scolastici, la casa , la televisione, la famiglia, il gruppo di amichetti, le vacanze etc. . La "materia" si impone con i suoi obiettivi, programmi, gradualismi e curricoli. Scompare il predisci-plinare, scompare la integrazione dei saperi nel senso comune arricchito, in grado di mettersi in relazione con le cose del mondo.

Questi due primi fenomeni sono causa ed effetto, ad un tempo, di una ulteriore frantumazione , quella dei tempi della vita a scuola. I tempi delle esperienze significative, della ricerca attiva, delle attività in cui i bambini sono protagonisti in classe e in laboratorio vengono negati da entrate, uscite, cambi di insegnati e discipline che determinano l'organizzazione della vita scolastica.

Questo processo di "secondarizzazione" è valutato negativamente anche in ambito ministeriale; sia il Ministro Lombardi che il Ministro attuale (o meglio la sottosegretaria On Masini che ha avuto la delega per la scuola elementare) hanno prodotto documenti nei quali si tenta il superamento della rigidità della scuola "modulare", e si propongono modifiche atte a restituire alle scuole ed agli insegnanti progettualità e unitarietà che oggi le sono negati.

Il progetto di "Riordino dei Cicli" presentato da Berlinguer e dal Governo negano e contraddicono queste riflessioni e le stesse proposte avanzate dal Ministero appena un mese prima. La secondarizzazione viene spinta al punto di tagliare un anno alla scuola elementare affidando il terzo biennio della scuola di base agli attuali insegnanti delle medie con le loro programmatiche separatezze di discipline, orari, classi di concorso, cattedre.

Per le 55.000 maestre in esuburo si prefigurano varie forme di mobilità e, molto più verosimilmente, la copertura delle supplenze di tutte le durate, una precarizzazione a vita fino al pensionamento.

Il perché di questa scelta è legato all'impianto complessivo del progetto Berlinguer, alla esplicita finalità di far concludere a 18 anni (anziché a 19 come è adesso) l'iter scolastico dei giovani, alla subalternità del sistema scolastico a quello della formazione professionale regionalizzata e privatizzata, alla pervasività della stessa formazione professionale nella scuola. Ma l'analisi della filosofia che ispira l'intero progetto del ministro Berlinguer merita spazi e discorsi specifici. Ci sembra utile invece, aprire una finestra sul destino della attuale scuola media.

 

Una finestra sulla media.

La revisione critica dell'attuale assetto della scuola elementare impone una ricon-siderazione della attuale scuola media proprio nella stessa direzione di recupero dell'unitarietà degli ordinamenti e dei programmi che dalle elementari doveva estendersi alla scuola media.

Il disagio scolastico dei ragazzini che frequentano la scuola media meriterebbe di essere raccontato, e ne sono esiti evidenti le bocciature e gli abbandoni sempre rigorosamente di classe: il 16% delle persone non consegue la licenza media.

Nessuno mette in discussione che dagli 11 ai 13 anni i ragazzi pre-adolescenti attraversano una fase di crescita assai impegnativa sia per la costruzione della personalità sia per la conquista della identità.

E' indispensabile per loro un ambiente scolastico nel quale vi siano una organizzazione e dei tempi che consentano ascolto, libera espressione, realizzazione di reti di relazioni significative sul piano affettivo, cognitivo, valoriale.

Un ambiente che non offra, stabilità, continuità, tempi al di sopra di soglie insignificanti delle "due ore settimanali per nove classi" lascia chi non abbia una famiglia che provveda autonomamente, senza quelle reti di relazioni in mancanza delle quali non vi sono saperi, conoscenze, competenze realizzabili in ambito scolastico.

Il progetto Berlinguer ignora tutto questo e prefigura una "scuola dell'orientamento" in cui si va ben oltre la frammentazione, si ipotizza lo spappolamento dei tempi, del gruppo classe, della significatività delle figure insegnanti e si arriva a dire che "esattamente nell'età di 13-15 anni i ragazzi e le ragazze, in piena trasformazione, cominciano ad essere pronti a compiere scelte di vita"; una bestialità così grande da sembrare un refuso tipografico.

Piero Castello

insegnante elementare - Roma

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