Noi sottoscritti pensiamo che la proposta del Ministro Berlinguer di "attivare un vasto confronto ed una capillare consultazione" sul tema della riforma della scuola vada presa molto seriamente.
Per questi ci siamo ritrovati ed abbiamo analizzato gli ultimi documenti ministeriali, le circolari e la Legge Finanziaria.
Innanzitutto siamo rimasti sconcertati nel vedere come, mentre da un lato si annuncia una grande riforma del sistema scolastico e si chiede l'opinione della popolazione, dall'altro si adotta una legge Finanziaria che dice testualmente: "I provveditorati adottano i piani organici di aggregazione, soppressione, fusione di scuole ed istituti di ogni ordine e grado, nonché dei plessi, sezioni o corsi con minor numero di alunni rispetto ai parametri prefissati"; e ancora, "dovranno conseguirsi economie di spese pari a 4000 miliardi nei prossimi tre anni".
Noi non pensiamo che una seria riforma della scuola possa partire con questi presupposti. Non solo: quale significato può avere una "vasta consultazione" se poi si procede nei fatti in questo modo.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: nella sola provincia di Torino il Ministero prevede di sopprimere 10 Circoli Didattici, 17 Plessi, 24 Scuole Medie, 12 Scuole superiori, per un totale di 1552 posti di insegnamento da eliminare: nello stesso momento si limitano le supplenze, con grave disagio per le famiglie, per gli alunni, per la didattica.
C'è quindi qualcosa che è in contraddizione con lo sviluppo della scuola: entriamo ancora maggiormente nel dettaglio.
Il testo ministeriale di "Riordino dei Cicli Scolastici" inizia dicendo La formazione delle nuove: generazioni costituisce per ogni governo una responsabilità ineludibile perché su di essa poggiano la continuità e lo sviluppo del sistema democratico, la solidità del sistema economico e industriale, le speranze di tutti i membri della comunità".
Bene.
Perché allora si propone di "ridurre di un anno la durata complessiva degli studi"?
Certo, la scuola italiana deve essere migliorata: ma è questa la strada?
Dopo aver analizzato a fondo i documenti, i decreti, le proposte di legge circolate in questi mesi abbiamo deciso di prendere una posizione più precisa su alcuni punti.
1. Noi difendiamo i 5 anni di scuola elementare, divisi in due cicli.
La proposta ministeriale assegna 6 anni al Ciclo Primario, 3 alla Scuola dell'Orientamento e 3 alla Superiore per un totale di soli 12 anni contro i tredici attuali.
Ma dei 6 anni di scuola primaria, 4 verrebbero gestiti dagli insegnanti elementari, mentre i restanti 2 da quelli delle medie: la scuola elementare vera e propria verrebbe ridotta a 4 anni.
Tra l'altro denunciamo la mistificazione di chi presenta la scuola primaria (6 anni) come nuova scuola elementare.
Il testo ministeriale dice testualmente: "un ciclo di 6 anni, suddiviso in 3 bienni, sostitutivi delle attuali elementari e dei primi due anni della scuola media, riducendo di un anno la durata complessiva degli studi(....) Per quanto riguarda gli insegnanti elementari eventualmente in esubero, si potrebbe sperimentare una utilizzazione per un'assistenza programmata, nel biennio successivo alla scuola d'infanzia, agli alunni che mostrino maggiori difficoltà di decollo e, comunque, per la copertura totale delle ore di supplenza; (....) Gli insegnanti della scuola media dovrebbero confluire per due terzi nella scuola primaria (ultimo biennio) e per un terzo nel primo biennio della scuola secondaria.
Noi siamo d'accordo con il Ministro quando dice che "la scuola elementare esprime oggi un livello complessivamente alto di efficacia e positività" : a quale logica corrisponde, dunque, la soppressione di un anno?
Che senso ha riscrivere nel documento ministeriale che "recenti indagini internazionali e nazionali attestano la perdurante affidabilità e qualità del rendimento scolastico degli alunni della scuola elementare" se poi pubblicano progetti di questo genere ?
2. Noi difendiamo gli organici, gli Istituti , i Circoli, le scuole, i plessi.
I recenti dati diffusi dal ministero sulla riforma della scuola elementare hanno evidenziato che la legge 148 ha permesso di sopprimere "4.389 scuole 24.478 classi, 3.885 insegnanti, con una contrazione più consistente di quella imposta dal calo demografico" e che "è aumentato il numero medio degli alunni per classe".
Questa tendenza deve essere fermata. Meno insegnanti vuol dire classi più affollate e minor qualità del servizio, con ragazzi abbandonati con soli propri mezzi.
Cosa potrebbe significare, per esempio, la recente introduzione dell'Organico di Circolo o d'Istituto? Per spiegarlo faremo un esempio desunto dalla scuola elementare.
Attualmente, se una scuola ha 60 bambini nati nello stesso anno formerà 3 classi ( la legge parla di una classe ogni 25 alunni). Se la seconda scuola dello stesso circolo ha altri 60 bambini, si formeranno altre 3 classi per un totale di 6.
Ma cosa succederebbe se si calcolasse il numero delle classi a partire dai bambini di tutto il Circolo o istituto?
Con lo stesso totale (120 bambini), si potrebbe arrivare a formare solo 5 classi (una ogni 25). Ciò significherebbe riduzione delle classi, sovraffollamento degli alunni, liquidazione di posti.
Per questo noi difendiamo il modo attuale di formare le classi: una ogni 25 bambini al massimo, in modo distinto per ogni scuola (plesso) e per ogni prima che si forma.
Se si vuole ridurre veramente il numero degli alunni per classe, come dichiarato dal Ministro, basta emanare una circolare chiara e semplice: "Il numero massimo di alunni per classe scende a..........."
Infine, noi difendiamo le Direzioni Didattiche e gli Istituti esistenti, e siamo contrari alla recente normativa emanata.
Dopo aver assegnato nuove funzioni alle segreterie e aver caricato di nuovi compiti le scuole, si pretende ancora di sopprimere decine di Direzioni nella sola Torino.
Sarebbe questa l'autonomia che "risolverà ogni problema" ?
3. Noi difendiamo l'assegnazione degli insegnanti a classi ben precise (nelle elementari 2 per ogni Tempo Pieno e 3 ogni Modulo) e la loro titolarità sui Plessi
Riteniamo infatti che questo principio sia la base della responsabilità dei docenti, della libertà d'insegnamento e del funzionamento della scuola.
Il documento ministeriale parla di "gruppi di lavoro flessibili" e di "spostamento tra i plessi". La nostra esperienza di questi anni ci porta a conclusioni esattamente opposte: che cosa infatti ha funzionato peggio nella riforma, se non i moduli flessibili di quattro insegnanti su tre classi ?
Sul piano didattico rileviamo una contraddizione tra la necessità di una effettiva formazione qualificata, più volte ribadita nei vari progetti, e l'impossibilità di una sua attuazione in un assetto organizzato secondo modelli così dispersivi. In questo caso, a fronte della tanto proclamata unitarietà del sapere e della centralità dell'alunno, nella realtà si procede nel senso di una maggiore frammentazione degli interventi con una conseguente destrutturazione della personalità del bambino, del quale non vengono rispettate le tappe evolutive, sia in senso emotivo che cognitivo.
Noi siamo d'accordo con il Ministro che ha dichiarato di "voler potenziare il Tempo Pieno": perché dunque, non emanare subito un decreto che elimini ogni "tetto", senza stravolgere l'organizzazione della scuola ?
4. Noi riteniamo indispensabile la specializzazione degli insegnanti di sostegno, assegnati in più alle classi che hanno alunni certificati. In particolare appoggiamo l'ipotesi di assicurare un rapporto "medio provinciale di un insegnante ogni due alunni in situazione di Handicap, distribuito nel Circolo secondo le esigenze", come detto nel documento Ministeriale, salvaguardando tuttavia le deroghe previste dalla legge per i casi particolari.
5. Noi difendiamo i programmi nazionali, divisi per ambiti disciplinari e materie, uguali per tutto il Paese che, pur offrendo una certa flessibilità di percorsi e di scelta dei contenuti, sono una vera garanzia di democrazia, di istruzione per tutti, di una scuola che non persegua obiettivi di serie A per alcuni e di serie B per altri.
Non pensiamo che i programmi possano essere ridotti "syllabus essenziali", svilendo in questo modo la portata ed il ruolo democratico che rivestono attualmente.
La scuola, difendendo i programmi uguali su tutto il territorio, compie una azione concreta contro la divisione del paese.
6. Noi difendiamo il diritto degli alunni ad avere un supplente in tutti i giorni di assenza dei titolari, nominato regolarmente con soldi esclusivamente destinati a questo scopo. In questo momento invitiamo i Colleghi Docenti a deliberare in modo preciso l'utilizzo delle ore di compresenza e di contitolarità, in modo da salvaguardare le ore destinate alla didattica.