La riflessione pedagogica odierna ci sembra in una fase di completo stallo: l'intera materia appare segnata da un "tecnicismo"
esasperato che mal si concilia con le grandi problematiche affrontate dai pedagogisti del passato. Nel migliore dei casi
assistiamo perciò a disquisizioni cattedratiche che possono offrire, a volte, contributi interessanti ma "senz'anima".
Se consideriamo poi che anche gli eventuali spunti offerti si trovano di fronte inevitabilmente una "struttura" spesso
impossibilitata ad attuarli ci rendiamo conto che mai come ora appare lontano il mondo della riflessione pedagogica
dal mondo degli operatori sul campo.
Questa frattura sicuramente danneggia entrambi: i pedagogisti sono privi della possibilità di dare "respiro"
alle proprie idee e i docenti si trovano spesso ad agire senza avere tempo e supporto valido e concreto per una riflessione
sul senso del loro operare.
Crediamo che a questa frattura oggi non si possa porre rimedio se non in una ricomposizione del "fare e pensare"
che parta dagli operatori stessi. Non a caso si stanno ricreando gruppi di insegnanti che, a partire da sé stessi e
senza "scadenze ed obiettivi" immediati, localmente o a livello nazionale cercano di individuare, in un percorso definito
di "autoriforma gentile", nuove coordinate di riflessione pedagogica.
Nello stesso tempo anche tra i genitori si stanno timidamente affacciando problematiche che non riguardano
il solo "andamento scolastico" del figlio: il gioco, il tempo libero, gli spazi urbani a misura di bambino, ecc. sono tematiche
fondamentali per gettare le basi della pedagogia del 2000.
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