GIOCARE E’ SENZA FINE
56. Il vero
sentiero
Subito prima
che Ninakawa morisse, gli fece visita il maestro di Zen Ikkyu. <<Devo
farti da guida?>> domandò Ikkyu.
Ninakawa
rispose: <<Sono venuto qui da solo e da solo me ne vado. Che aiuto
potresti darmi?>>.
Ikkyu
rispose: <<Se credi veramente che vieni e che vai, questo è il tuo
errore. Lascia che ti mostri il sentiero dove non si viene e non si va>>.
Con queste
parole Ikkyu aveva rivelato il sentiero con tanta chiarezza che Ninakawa
sorrise e spirò.
(101 Storie Zen -
ADELPHI)
E’ giugno e fa un caldo bestia.
La
scuola materna è l’ultima a chiudere i battenti, e io, purtroppo, sono
un’insegnante di scuola materna.
Mi
fanno pena i bambini accaldati, oggi li farò giocare con l’acqua. Con l’acqua
non si sporcano e si rinfrescano. Ieri li ho fatti giocare con la terra e alla
fine erano tutti lerci, con la polvere incollata al sudore sul collo, le scarpe
piene di sabbia e i calzini neri. Ci ho impiegato un’ora a ripulirli. Ma oggi
con l’acqua andrà meglio. Con questo caldo, anche se si bagnano un pò si
asciugano subito e non prendono il raffreddore. Eppoi ho i grembiuli di
plastica.
Sono organizzatissima: ho preparato bacinelle
e bottigliette da shampoo in plastica piene d’acqua, poi ci sono gli
spruzzatori del sapone vuoti, che ho conservato durante l’anno, gli imbuti, le
spugne, i bicchierini di diverse dimensioni, tutto quello che può servire a
manipolare l’acqua.
Si divertiranno un sacco. Quand’ero piccola
giocavo con l’acqua per ore. Del resto è risaputo che, per un bimbo di tre
anni, il bidet è l’attrazione più irresistibile che ci sia in casa.
Infilo il grembiule di plastica a ognuno:
sono eccitati.
Li porto sullo spiazzo all’aperto dove ho
preparato il materiale.
<<Che cosa dobbiamo fare?>>
Cielo! Possibile che non capiscano la
bellezza di tutto quello che gli ho messo a disposizione?
<<Giocare!>> rispondo asciutta, e
mi siedo ad osservarli.
Si avvicinano agli spruzzatori con titubanza,
si guardano negli occhi, incerti, ridacchiando, non sanno che fare, qualcuno
sospira.
Possibile
che questi bambini non sappiano più giocare?
Sono i bambini di città che fanno così. Quando
insegnavo in campagna non mi chiedevano mai che cosa “dovevano” fare. Giocavano
e basta.
Qualcuno rinuncia e vuole togliersi il
grembiule di plastica: i più piccoli. Glielo levo e cominciano a correre in
giro.
Altri toccano l’acqua con un dito, la
schizzano ai compagni con un’aria un pò schifiltosa, poi fingono di premere il
sapone dallo spruzzatore e di lavarsi le mani. Non è ancora un gioco: lo
spruzzatore serve proprio a quello.
<<La possiamo bere?>> chiedono.
<<No.>> rispondo <<Serve
solo per giocarci.>>
Dopo
dieci minuti finalmente stanno giocando: travasano l’acqua da un recipiente
all’altro, la spruzzano sul muro, assorbono quella che cade con la spugna.
Dopo altri dieci minuti, parecchi non hanno
più acqua. L’hanno sparsa tutta per terra. Me ne chiedono ancora.
<<No, quando è finita l’acqua è finito
il gioco.>> dico e gli levo il grembiule di plastica.
Guardano con invidia quelli che hanno ancora
acqua e che possono continuare a giocare: i più grandi. La prossima volta non
la sprecheranno più, impareranno a giocarci e a non buttarla semplicemente per
terra.
I più grandi giocano ancora silenziosi.
Per giocare veramente ci vuole concentrazione
e loro ne hanno più degli altri. Assorbono l’acqua con la spugna e la strizzano
nell’imbuto convogliandola nelle bottiglie, poi la versano negli spruzzatori da
dove la spremono nei bicchieri e da questi la rovesciano nelle vaschette, in
cui tuffano le spugne per raccoglierla ancora.
Questo è giocare: un giro vizioso senza
alcuno scopo finale, una attività fine a se stessa che richiede precisione e
concentrazione, altrimenti il gioco finisce. Il piacere mentale di un’azione
inutile e ripetitiva da godere solo per se stessa.
Quando li chiamo per rientrare in classe,
hanno ancora acqua e lasciano malvolentieri le bacinelle. Ma non fanno storie:
sono rilassati e soddisfatti. Avrebbero potuto giocare così silenziosamente
ancora per ore.
Chiara Lippolis
Insegnante di scuola per l’infanzia - Roma
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