Il Bambino e l'Acqua Sporca. Coordinamento Genitori-Insegnanti

L'ambito politico-sindacale



Contratti




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Contratto 1998-'99

I NODI VENGONO AL PETTINE

Il Contratto Collettivo di Lavoro della scuola è scaduto a dicembre del '97, ma sembra che non vi sia alcuna fretta ad aprire la trattativa per quello nuovo.

Nel frattempo il Governo e il ministro Berlinguer mettono i loro onerosi picchetti: sarà il contratto in cui prevarrà, ancora una volta, la parte normativa su quella salariale; infatti con questo contratto si sanciranno in maniera definitiva processi che già stanno investendo la scuola per via della normativa e dei regolamenti.

Questi processi sono sinteticamente riconducibili alla Autonomia scolastica con i suoi contenuti di privatizzazione della scuola pubblica e privatizzazione del rapporto di lavoro di insegnanti ed ATA, di scomposizione dell’unità degli insegnanti per disporli secondo un forte ordine gerarchico.

 

PARTE SALARIALE

Come al solito le compatibilità sono dettate dalla legge finanziaria che stanzia per gli aumenti contrattuali lo 0,4% (370 miliardi di lire) per il 1998 e l’1,5% (1.500 miliardi) per il 1999, per tutto il pubblico impiego. Questo significa in pratica un aumento di 7.500 lire mensili lorde per il 98 e 35.000 lire lorde per il 1999.

Mentre questo offensivo zero viene stabilito per lo stipendio base (tabellare) la misura degli stanziamenti che in vario modo confluiranno nei fondi di istituto per il fondo incentivante, figure di sistema, attività aggiuntive, lavoro maggiorato e straordinari raggiungono la ragguardevole cifra di 3.000 miliardi per due anni.

 

PARTE NORMATIVA

E’ con questi  3.000 miliardi che si realizza il nefando intreccio tra parte normativa e salariale. Gli aumenti nulli sullo stipendio tabellare costituiscono la base per una prima differenziazione degli insegnanti: una parte a fare scuola di base nelle classi, a spendere al meglio le loro energie con i bambini e ragazzi nella didattica e nella formazione, un'altra parte che, ricattata dal basso salario di base, si renderà disponibile per qualsiasi lavoro-aggiuntivo.

Il tempo maggiorato già inserito nella finanziaria, nella forma di non meno del 25% dell’orario settimanale attuale, ne è stato stralciato per volontà dei sindacati che  hanno chiesto la sua definizione in sede contrattuale. E’ facile prevedere che il tempo maggiorato sarà un vero affare per il governo. Attraverso di esso con gli insegnanti già in servizio nelle scuole si potranno, gradualmente, sopprimere 65.000 cattedre orarie che fatte di spezzoni di orario di varie scuole contribuivano a formare una cattedra intera.

Nelle scuole elementari il modulo di 2 classi potrà essere realizzato con due soli insegnanti che “scelgono” il tempo maggiorato. L’esito di medio e lungo termine dell’orario maggiorato potranno essere la divisione degli insegnanti di serie A, che lavorano, sempre peggio, per un numero di ore che può arrivare a 25-30 settimanali, con un numero di classi e di alunni sempre più alto ma che avranno in compenso un salario “maggiorato” anche di 400-500.000 lire mensili. E quelli di serie B, quelli che continueranno a spendere tutte le loro energie in una o due sole classi con un numero di alunni-studenti relativamente contenuto. In futuro questi ultimi saranno definiti part-time mentre quelli di serie A saranno quelli a tempo pieno.

Figure di sistema già enunciate ma non realizzate con il contratto del ’95 sono evocate in tutti i testi normativi che realizzano l’AUTONOMIA. Mano a mano che si realizzano le MEGA SCUOLE e i presidi diventano dei piccoli “Provveditori” diventa urgente disporre di una gerarchia di capi e capetti (coordinatori, responsabili, fiduciari, vice ... ecc.) che realizzano un controllo capillare degli insegnanti di base.

Di questi “capi” nelle sedi confederali si sa già il numero, 10% degli insegnanti (70- 80.000) ed è prevedibile che essi vengano “scelti” da presidi e direttori didattici, tra quegli insegnanti in fuga dalla classe, dall’insegnamento, pronti a “fare carriera” e ad “insegnare” a colleghi che insegnano come si deve insegnare.

Arricchimento dell’offerta formativa e fondo di incentivazione

Ad una scuola sempre più “Azienda” e sempre meno idonea ed attenta a usare i processi educativi e formativi, viene sempre più imposta una funzione “Pompieristica Emergenziale”, per la quale si inventano una quantità inverosimile di progetti: dall’educazione alla salute, all’educazione stradale, dalla educazione alla legalità a quella sessuale, ecc. Anche qui alla frantumazione della categoria corrisponde un disimpegno dal “fare scuola ” quotidiano attento alla crescita armonica degli studenti, a favore di una “immagine” di scuola efficiente ed aggiornata.

 

L’ALTERNATIVA

Con questo quadro molto parziale speriamo  di non aver scoraggiato i lettori: era indispensabile per informare e per rianimare alcuni obiettivi contrattuali che da sempre il movimento degli insegnanti ha rivendicato.

1) Il ruolo unico per tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado diventa ora, contro questo disegno di frantumazione della categoria,  non solo la rivendicazione di una elementare giustizia retributiva e di status, ma anche il più significativo emblema per una lotta contro la gerarchizzazione degli insegnanti, la frantumazione dei saperi e degli studenti, per ricondurre ad unitarietà il processo formativo scolastico.

2) La lotta per uno stipendio di base “dignitoso” uguale alla media degli stipendi degli insegnanti dei paesi europei che disarmi il tentativo di ricatto che nasce da una condizione salariale misera, spingendo gli insegnanti a sgomitare per qualche lira in più.

3) Il ripristino degli automatismi, scatti biennali e/o indennità di contingenza, nella convinzione che il lavoro degli insegnanti come e più di tutte le professioni complesse, si impara e si migliora facendolo. Dunque è più motivato l’incremento salariale tabellare in base all’anzianità come d’altra parte per tutti gli insegnanti dei paesi dell’OCSE che hanno una progressione salariale da inizio a fine carriera del 100% minimo.

Anche solo questi obiettivi disegnano bene quanto siano antagonisti gli interessi degli insegnanti al ‘pensiero unico’ al quale si conforma il disegno di politica scolastica del governo (e non solo).

Il sistema di valori che sono sottesi agli obiettivi degli insegnanti sono: una scuola cooperativa e non competitiva, democratica in cui l’esercizio della responsabilità e dei diritti venga promosso quotidianamente da “processi virtuosi” insiti nel sistema. Una scuola in cui il benessere di bambini/e, ragazze/i ed insegnanti sia la condizione imprescindibile degli apprendimenti. Una scuola che dia strumenti efficaci per la lettura della realtà a cittadini consapevoli e capacità per la sua trasformazione. Una scuola in cui la libertà d’insegnamento sia potenziata dalla progettualità e dall’agire collettivo e collegiale, senza inutili burocratismi, ma nella certezza di un disegno comune.

I valori a cui si ispira il contratto, concepito sia dal governo che dai sindacati, sono quelli della competizione del mercato in cui le scuole sono in concorrenza tra loro, gli insegnanti divisi e l’un contro l’altro armati, gli studenti sempre piu soli e frastornati. C’è chi ha assunto questi valori con la convinzione che tutto può diventare merce.

 

Piero Castello
Insegnante elementare - Roma

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