[Dall'autopresentazione degli Sdrammaticati nel '93]
La Compagnia degli Sdrammaticati e' la sezione teatrale della Societa' Cooperativa "Micropolis" di Rometta Marea ed e' sorta nel 1992. Tutti i suoi componenti sono rigorosamente dilettanti, anzi, dilettantissimi, e tuttavia hanno un intento fondamentale ben preciso: elaborare e quindi realizzare un progetto di educazione alla fruizione teatrale, alla messa in scena di testi drammatici e alla produzione di nuove opere drammaturgiche. L'ambizioso progetto mira a coinvolgere attivamente innanzitutto gli abitanti del Comune di Rometta, per allargarsi in un secondo momento all'intera fascia tirrenica compresa fra Milazzo e Messina; la sua realizzazione avrebbe poi il proprio strumento cardine in una vera scuola teatrale da crearsi a Rometta Marea, completa di corsi annuali di dizione, recitazione, scenografia, coreografia, mimica, regia e scrittura drammaturgica.
--- Volete solo questo? Siete sicuri di non aver dimenticato nulla? Quanti piu' fronzoli fumiganti ci sono in un progetto, tanto piu' esso e' destinato a edificare unicamente sulla carta.
--- Lo sappiamo, signora. E sara' gia' molto se l'anno prossimo riusciremo a portare in scena un altro testo per un massimo di 2 (si', avete sentito bene: due) repliche. Ma perche' pria del tempo l'attore invidiera' a se' l'illusione che pur lo sofferma sul limitare della Ribalta? L'entusiamo contagia come lo sbadiglio: il nostro compito e' quello di scacciare il secondo coltivando onestamente il primo Allora nulla potrebbe esserci precluso.
--- E se tutto finira' nel tempo d'uno starnuto?
--- Quasi tutto finisce, signora. Comunque, non mancheremmo di augurarle: "Salute (dell'anima)!".
A onor del vero, Gli Sdrammaticati non hanno alle loro spalle una grande tradizione locale. In precedenza, l'unica compagnia teatrale di Rometta Marea era stata quella sorta nell'ambito dell'Associazione VEST e operante nel triennio 1976-78 con un repertorio martogliano. Questo fatto, pero', non sembra aver nuociuto piu' di tanto, e nell'estate 1992, grazie al contributo comunale, la Compagnia ha debuttato scenicamente con il dramma pirandelliano Cosi' e' (se vi pare), non senza coraggio ed un pizzico di incoscienza: 1. perche' gli spettacoli erano rivolti ad un pubblico da piazza notoriamente refrattario a tutto cio' che non susciti costantemente la risata crassa e plateale; 2. in quanto tutti gli attori erano alla loro prima esibizione teatrale in assoluto. Ebbene: queste due condizioni iniziali non hanno minimamente influito sull'esito degli spettacoli, anzi -- se gettiamo via la maschera della Falsa Modestia -- va detto che nessuno s'e' accorto della loro esistenza.
Per l'estate 1993 la Compagnia ha deciso di portare in scena Il malato immaginario di Moliere. Il testo del drammaturgo francese e' notissimo, e non v'e' chi non ne conosca anche succintamente la trama, grazie se non altro alla versione cinematografica realizzata qualche anno fa da Alberto Sordi. La vicenda ruota intorno all'ipocondria di un sessantenne che ha ormai smarrito anche il piu' grossolano senso della realta': lo circondano professionisti profittatori (diversi medici, un notaio), una seconda moglie che mira solo al suo denaro e persone che malgrado tutto conservano per lui un affetto sincero (le due figlie di primo letto, il fratello e l'odiata-amata cameriera). Le manie grandi e piccole di Argan (e' questo il nome del malato), il suo essere di volta in volta bisbetico, giuggiolone, terrifico, ingenuo, rassegnato e (solo alla fine) lucido, ordiscono una trama vivace e comicamente dinamica; a questo si aggiunga l'inesauribile astuzia della cameriera (con la quale Argan si esibisce in memorabili litigi), il profilo caricaturale di certe figure di medici (clamorosa p.es. la citrullaggine del 'promesso' sposo di Angelica, la figlia maggiore di Argan) e la saggia opera di mediazione di Beraldo (fratello del malato): si potra' avere allora la misura generale del divertimento che dovrebbe accompagnare la messa in scena del testo.
La Compagnia degli Sdrammaticati
[Dall'autopresentazione degli Sdrammaticati nel '95]
Ai Compassionali
Dopo Cosi' e' (se vi pare) di Luigi Pirandello [1992], e Il malato immaginario di Moliere [1993], la Compagnia degli Sdrammaticati t'inteatra platealmente per l'estate '95 un ultracentenario e celeberrimo pezzo di Edoardo Scarpetta, Miseria e nobilta'.
Qualche ragguaglio sull'inattivita' dello scorso anno.
I tempi sono sempre piu' grami -- talora a dirittura in gramaglie --, si stava meglio quando si stava peggio, i ritmi della vita d'ogni giorno sono diventati insostenibili, mors tua vita mea, ecc. ecc. Gli Sdrammaticati -- fuor di neologismo: gli Sgrammaticati del Dramma -- non sfuggono ai destini incrociati, piegati e piagati, dei comuni sopravviventi, e il tramezzino cotidiano debbono sudarselo pur'essi. Non avendo mai spolverato banchi alle elementari di drammatologia, mai spidocchiato gli abbecedari di diziotecnica, mai cavato 50 lire dal pozzo della propria hypocrisia rozzeggiante, gli Sdrama si sono guardati in faccia, dritti negli occhi baluginati, hanno esternato ciascuno le proprie fisime, illustrato recenti vie occupazionali, e, senza nostalgia alcuna per i pomeriggi agostani sul terrazzo percosso dalle zaffate sbilenche dello scirocco, in unoeunodue hanno deciso il rinvio di un anno della nuova viacrucis, quasi tutte esplodendo le mine mentali in un deliquiante finalmente!
Tornata un po' di bonaccia, per il 1995 la scelta e' caduta -- e vi garantiamo che s'e' fatta assai male -- sul testo di Scarpetta, dall'ahinoi sontuoso apparato attoriale (15 personaggi). "E' na vita, caru Pascali, chi non si po' fari cchiu'...", dice Felice Scocciaicollo, il protagonista di questa farsa. Possiamo tranquillamente farne l'incipit comoedia vestra, nostra tragoedia.
[--- Ma scusate, che e' 'sto lamento? Nessuno vi costringe a recitare, credo. Del resto, se aveste deciso di fermarvi anche per quest'anno, o addirittura per sempre, non ci saremmo certo strappati i capelli!
--- Questo lo sappiamo, signora. Se lei pero' ha avuto la pazienza di leggerci fin qui, dobbiamo invitarla a un supplemento di pazienza rileggente. S'e' accorta, per esempio, della direzione maiestatica del plurale?]
Stasera siamo dunque qui a risalire il teschio, presso la decima/undicesima stazione, e i piedi di coloro che ci porteranno via sono gia' sulla porta. Godimento e autoflagellazione, primo sollievo e perpetuata sofferenza e' per noi lo spettacolo che vi porgiamo.
Ai vostri figli, e ai nostri, E.C.
Per informazioni scrivere al seguente indel: anthologica@sdrammaticati.com
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