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![]() La Redazione dell'Opificio |
Difficile commentare il racconto lungo (o romanzo breve) apparso su Ias
una decina di giorni fa e che tratta del secolo d'oro.
Il protagonista e' il '600, visto da una prospettiva particolare, il
resoconto di una vicenda ordinaria ricostruito a partire dalle
trascrizioni (reali? inventate?) di una serie di atti ufficiali-
querele, processi, verbali di interrogatorio- che girano intorno ad un
protagonista, Stefano detto "il Nottola".
Forse Index ha voluto mostrarci un altro aspetto di se', forse il mio
disorientamento nasce dal non riuscire a fare collimare l'immagine che
mi sono fatto di lui(del suo scrivere), con questo suo ultimo lavoro,
non so.
Vado al testo.
La prima parte, in cui descrive con alcune robuste pennellate il
contesto storico e politico, mi appare bella ed incisiva.
La prima frase "il seicento s'apre su un'alba sinistramente illuminata
dai bagliori del rogo di Giordano Bruno, arso vivo a Roma, in Campo de'
Fiori..." mi ricorda una citazione testuale di un libro (forse di
storia) che ho letto molti anni fa.
L'affresco e' cupo, desolato, sanguigno.
Poi il narratore si dirige verso la biblioteca del castello dove trova
un manoscritto("Statuto della Magnifica comunita'"), che servira' da
tramite per la narrazione.
L'espediente di raccontare una vicenda traendola da un libro e' consueto
in letteratura, ma , fino a qui, s'inserisce con armonia e credibilita'
nell'architettura del racconto.
Il racconto si apre con la trascrizione di un verbale di processo,
relativo ad una bravata commessa da Stefano Farinello alias "Nottola".
Il racconto continua con la descrizione di altri reati del Nottola, le
sue vicissitudini, il suo lavoro di fornaio, gli scontri con gli sbirri
ed il governatore, il rapporto ambivalente con il figlio, la sua
decadenza e declino.
Devo dire che l'idea mi e' apparsa bella ed affascinante (narrare un
secolo a partire da un insieme di vicende minime ed ordinarie, di
abituale soppraffazione), ma la realizzazione mi ha deluso.
Lo stile e' uniforme e monotono (il testo e' quasi esclusivamente
composto, come dicevo prima, da atti ufficiali), il linguaggio mi sembra
un po' posticcio ed aulico, come se fosse una imitazione dell'italiano
del '600 - magari mi sbaglio ed i testi sono trascrizioni fedeli-, la
storia si dipana senza forza ed appare prolissa, lunga e poco
trascinante.
Ho provato quindi poco piacere nella lettura. Mi sembra che la scelta di
descrivere uno scorcio di storia, a partire da vicende quotidiane
avrebbe richiesto un altro modulo narrativo,
una scelta piu' coraggiosa e un punto di osservazione meno neutro ed
"oggettivo".
Documentarsi e' un'operazione imprescindibile: La Yourcenar, quando ha
scritto le sue straordinarie "Memorie d'Adriano" ha studiato per anni la
vita, il contesto, la cultura di quel periodo. Ma poi la sua scrittura
si dipana lieve e tersa, dosando con maestria distacco e coinvolgimento.
Mi sembra che questa operazione non sia riuscita, fatte salve le dovute
proporzioni, in "Storie Minime".
Faro' un dispetto a Filo, e mi dispiace perche' mi sta simpatico.
Dovro' fargli un dispetto, comunque, per senso di equita'.
Rileggendo il suo "Mille bolle blu" l'ho trovato ancora piu' avvincente
della prima volta.
Bello, insomma.
Trattengo dentro di me gli altri aggettivi che la mia mente vorrebbe
associare, e cerco di spiegare da dove originano le mie sensazioni.
Lo scritto di Filo non e' bello su un piano letterario. E' scritto in
modo imperfetto, contiene espressioni sciatte e colloquiali.
"L'amico sembra aver messo su muscoletti niente male", "Mi sento una
pallina da ping pong sballottata da una parte all'altra del tavolo da
due giocatori isterici".
Non e' neanche interessante dal punto di vista dell'intreccio. Non c'e'
trama, non c'e' sviluppo. Si parla di un'amica misteriosa conosciuta
forse in chat, degli affetti familiari, di un criceto onnipresente, di
tensioni irrisolte.
"Mille bolle blu" e' solo un insieme di considerazioni scritte all'inizio
di un week- end da una persona che aveva bisogno di sfogarsi, comunicare
le sue sensazioni.
Se avete avuto la pazienza di seguirmi fin qui, vi chiederete "Ed
allora, perche' ti e' piaciuto?"
Mi ha preso per un meccanismo inspiegabile di sintonia. Mentre leggevo
pensavo "Cazzo, e' proprio cosi'. E' esattamente cosi'. E' quello che sento
anch'io".
E' scattato un meccanismo d'identificazione tra il narratore ed il
lettore. Quando qualcuno dice "quel testo- o quel film- mi e' piaciuto"
credo voglia dire che quelle parole, quelle immagini hanno provocato
una reazione emotiva nel fruitore.
Io mi sono ritrovato nella ricerca che il protagonista descrive. La
voglia di trovare un canale privilegiato di parole, l'insoddisfazione
che non sappiamo neanche nominare e che ci spinge ad ulteriori
movimenti, i desideri scissi di rassicurazione e di avventura, tutto cio'
mi appartiene e suppongo appartenga anche a molti di voi.
E' forse per questo che consumiamo Internet a dosi massicce. Non solo
una linea di fuga, ma un arricchimento di questa quotidianita' ordinaria,
dei rapporti stereotipati e convenzionali, una dimensione virtuale ,
eppure cosi' concreta.
Ed e' per queste ragioni che considero il testo di Filo non un brano di
letteratura, ma un'emozione condivisa.
Sono un po' infastidito con Dio. Non e' un'affermazione blasfema, ma un
sentimento che ho provato leggendo il pezzo di Randy.
Dio e' la direttrice di questo numero che mi ha dato da commentare uno
dei brani meno belli del nostro Randall Flag.
Di pregevole c'e' indubbiamente l'ironia che pervade il testo. Abituati
come siamo ad alieni devitalizzati, fantasie cyber-futuriste, zombie
privi di assistenza mutualistica, interpretazioni allucinate di folle
orrende nella loro bruttezza, la descrizione di una mucca "naturalmente"
sporca appare come una divagazione lirica, un bagno rilassante dopo
tante tensioni.
Non si capisce bene, all'inizio, di cosa si parli. C'e' un passaggio che
mi e' sembrato bellissimo
Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei
fantastica quando sei assorta, seduta sul water, nei tuoi pensieri.
Ho pensato: una donna che non vuole lavarsi, magari per conservare su di
se' l'odore dell'amore.
Poi, la sorpresa, e' una mucca, narrata con tenerezza scherzosa.
Ripensandoci, non e' poi cosi' male il pezzo...