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Umberto e' morto - primaparte - di Igino Giovanni
Il Bagatto - di keroppi
Mi presento - di Vega
Scrivere - di Writer
Da bravo redattore-cherubino, m'allineo all'ordine alfabetico, ma
diro' subito che per questa recensione m'affidero' all'aiuto e alla
sagacia di un ospite d'eccezione, che ha avuto al gentilezza di
rispondere al mio appello. Ve lo presento con le parole di chi lo ha
posto in essere:
"Tutti oramai lo chiamavano don Ciccio. Era il dottor Francesco
Ingravallo comandato alla mobile: uno dei piu' giovani e, non si sa
perche', invidiati funzionari della sezione investigativa: ubiquo ai
casi, onnipresente su gli affari tenebrosi".
- Allora, dottor Ingravallo...
- Chiamami pure don Ciccio, visto che lo fanno tutti.
- D'accordo, don Ciccio, allora... Cosa mi puo' dire a proposito di
questi quattro lavori. Innanzi tutto, li ha letti?
- Eccerto che li ho letti, guaglio', che fai, sfrucugli?
- No no, per carita', dicevo cosi', per dire.
- Ah ecco. Dunque, direi... Ecco, fammi capire, guaglio', perche' hai
pensato proprio a me, per commentare questi lavori. Non sara' stata
mica la suggestione del primo lavoro, quello di Igino Giovanni?
- Dottor Ingravallo, la sua fama d'investigatore non e'
immeritata. Si', le confesso che ho pensato a lei non appena ho
letto "Umberto e' morto!"
- Eh, capisco. Lasciami indovinare le suggestioni, i rimandi... Prima
di tutto il nome, Igino Giovanni, che ti ha riportato alla memoria
il ben piu' losco Retalli Enea, in arte Iginio. E' vero o no?
- Don Ciccio, ma e' un interrogatorio, per caso?
- Ah guaglio', no, e' solo una domanda.
- Ecco, in effetti si', il nome dell'autore mi ha suggestionato in tal
senso.
- E ci avrei scommesso. Poi quel titolo, cosi' perentorio, evocativo
di malaffare, di gliommeri polizieschi...
- Certo, anche il titolo ha giocato la sua parte.
- E infine le sfumature barocche della prosa...
- Mi pare si tratti ben piu' che di sfumature, don Ciccio. Qui c'e'
un'esplosione in atto: la Fiera Campionaria Europea della
Subordinata e della Coordinata. Un magma incandescente che si
annuncia sin dal primo periodo, tra virgole che separano a stento
frasi che sembrano abissi. Uno ci si perde - l'ho dovuto rileggere
tre volte per districarne il senso, mi creda.
- Ci credo, ci credo, io pure... Ma dimmi, guaglio', mi par
d'intendere che tale tipo di prosa non ti garbi punto.
- Lei mi fa torto, don Ciccio. Sono un grande ammiratore del suo
papa', se posso permettermi.
- Chillo fetente che mi ha dato in sorte 'sto capoccione di capelli
spessi e neri, e le sempiterne difficolta' di peptonizzazione? Ma
insomma, 'sta prosa?
- Ecco, prima di tutto c'e' da dire che e' difficile esprimere un
qualsiasi giudizio di merito su un pezzo che e' poco piu' di un
incipit. Siamo solo riusciti a sapere che Umberto e' morto -
informazione che, mi scusi se glielo ricordo, era gia' presente nel
titolo. Poi abbiamo capito che all'autore non piacciono tanto i
punti fermi, quanto le virgole, e anche le metafore corpose e tirate
per i capelli, e anche le atmosfere di sorpresa tipiche del
flashback. Solo che la sorpresa non c'e' stata, e chissa' quando ci
sara'.
- Non si puo' negare una certa praticaccia della lingua, pur con
qualche perdonabile inciampo. Concordi?
- Concordo. In definitiva, un inizio che lascia ben sperare. Anche se
moderare quel tipo di periodare magmatico sara' tutt'altro che
facile, sul passo lungo. Sinceri inboccaallupo all'autore. Ma adesso
passiamo al secondo scrittore: keroppi.
- Eh, si'. La favoletta del Bagatto e', fino a un certo punto,
intrigante. Non mancano i colpi di scena (la Papessa incinta), il
teatro dell'assurdo (il Bagatto che va dal Papa a farsi far le
carte). Mi sfugge pero' completamente il senso di questa
operazione. Soprattutto perche' il finale non e' un finale, e
l'impressione e' che ci sia un punto di chiusura solo perche'
l'autore non sapeva come andare avanti, ne' conosceva il senso delle
sue stesse parole. L'assurdo va benissimo, quando, paradossalmente,
veicola un contenuto. Se l'assurdo e' veicolo a se stesso, mi pare
ci sia un problema. Ma probabilmente e' solo un problema di gusti
personali.
- Potremmo considerarlo un esercizio di stile?
- Avrebbe bisogno dello stile, per esser considerato tale.
- E questo, per connessioni mentali mie, porta il nostro discorso
diritto diritto sul nostro terzo autore, il simpatico alieno
pseudopodizzato. Cosa mi puo' dire a questo proposito, don Ciccio?
- Prima di tutto, una notazione di carattere generale. L'assenza del
titolo, anche in un brano di dimensioni fisiche modeste - che' come
vedremo tra poco le dimensioni letterarie cosi' modeste non sono, a
mio avviso, anzi - e' sostanzialmente deprecabile. Non si puo'
ricordare un brano come questo col titolo di: "Mi presento". E'
improponibile e riduttivo nei confronti del testo stesso.
- Come ben sa, don Ciccio, sono assolutamente e totalmente d'accordo
con lei, anche considerando il fatto che il raccontino in esame e'
una piccola perla stilistica.
- Giusto, giusto... Ricorda certe atmosfere delle "Cosmicomiche", di
"Ti con zero". C'e' uno straniamento siderale, sembra di sentire il
silenzio cosmico, di essere insieme al polipo pensante
sull'asteroide che orbita intorno a una stella lontana, sembra di
vedere le ombre che si allungano verso l'orizzonte troppo
vicino. Insomma, nel suo genere, quasi perfetto. Condito, poi, con
alcuni sprazzi di lirismo veramente efficace. Un bel bravo a Vega
non glielo toglie nessuno, con la speranza che ci allieti presto con
qualcosa di piu' consistente.
- E dulcis in fundo...
- Certo, guaglio', dulcis in fundo c'e' il nostro amico Writer...
- Ah, lo conosce?
- E come, non lo conosco? Una volta s'e' paracadutato direttamente su
Santo Stafano del Cacco, proveniente niente popo' di meno che dal
Guatemala, o dall'Honduras, o un altro posto in culo alla luna tipo
quello.
- Ehm, capisco bene, don Ciccio. Ma cosa mi dice di "Scrivere"?
- Ebbe', e cosa devo dirti... Come fare a esprimere un giudizio che
abbia un qualche senso su un metapezzo del genere...
- Come dice, scusi? Meta' pezzo?
- Ah guaglio', tu mi tiri fesso, ma io fesso non sono. Ho detto
metapezzo. Metaqualcosa, come metafisica, metamatematica, metafora e
metadentra.
- Ah, metapezzo. Ho capito, mi scusi.
- Insomma, il Nostro gia' di per lui ha avuto l'accortezza di preporre
un punto interrogativo tipo questo, [?], al posto del solito tag che
segnala [R]acconto o [P]oesia. E questo perche' anche lui, credo,
non sapeva bene come classificare il suo stesso pezzo (metapezzo, in
realta').
- Una specie di pagina di diario?
- Forse, si'. Una specie di pagina di diario. Ma un diario che
riflette sul suo stesso essere diario, quindi un
metadiario. Insomma, come dicevo prima, un metapezzo.
- Don Ciccio, mi sembra quasi di cogliere una sfumatura di fastidio
nelle sue parole...
- Guaglio', vedi, fastidio forse e' una parola grossa. Pero',
vedi... Mi ricordo di un vecchio thread, proprio qui su IAS...
- Ma questa e' una notizia eccezionale! Lei, don Ciccio, sarebbe forse
un lurker di IAS.
- Mo non offendere, eh? Lurker mi sembra una parola grossa. Lo leggo
ogni tanto ecco. Ma dicevo, mi ricordo di questo thread, credo si
chiamasse "Mappe e territori", se non sbaglio...
- Eh no, don Ciccio, non sbaglia, io stesso ho partecipato attivamente
a quella discussione.
- Eh, si', e' vero. Hai scritto un sacco di stronzate, come al
solito...
- Troppo buono, don Ciccio.
- ...pero' c'e' da dire che forse in questo caso possiamo applicare lo
stesso tipo di ragionamento. "Scrivere" e' una mappa?
- Direi forse di si', don Ciccio.
- Ecco, e' per questo che io non amo molto questo genere di
letteratura ultracerebrale che riflette, senza mediazioni
fantastiche, l'atto stesso dello scrivere. Un tipo di letteratura
che sta alla letteratura come la intendo io, e quindi con cio'
dichiaro a verbi espliciti che sto esprimendo un personalissima
opinione, allo stesso modo in cui una fotografia nuda e cruda sta
all'espressione pittorica di uguale soggetto. Non che la fotografia
non possa configurarsi come forma d'arte, di mediazione tra il reale
e l'umana percezione del reale: ma e' molto, molto piu' difficile
che ci riesca, ecco. Per motivi intrinseci di comunicazione e di
"forma", ecco. Perche' una lista della spesa puo' anche essere un
pezzo di letteratura, inserita in un certo contesto, ma quando la
usi per andare a fare la spesa, lista della spesa rimane.
- Per concludere, don Ciccio: le propongo un gioco.
- Di' pure.
- Se queste quattro pagine fossero altrettante prime pagine di libri
trovati su una bancarella, libri da acquistare alla cifra simbolica
di lire mille cadauno, e lei dovesse scegliere quali libri
acquistare, avendo come solo metro di giudizio queste prime pagine
che ha potuto sbirciare frettolosamente e di nascosto, quali libri
acquisterebbe?
- Senza dubbio il libro di Vega. Forse, dopo qualche pensamento, il
libro di Igino Giovanni.
- Don Ciccio, la ringrazio di cuore.
- Non c'e' di che, figliolo, non c'e' di che.
Ulrich Laverdure