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![]() La Redazione dell'Opificio |
Dunque dunque, racconto incentrato sullo spirito combattivo credo.
E' infatti questo che non riesco a capire della storia.
Chi diavolo e' questa persona che resiste cosi' tanto tempo in prima linea,
da solo, senza dormire e senza mangiare, ferito nelle carni e nell'animo?
Il racconto e' piuttosto inverosimile per quanto riguarda la descrizione
della guerra. Il tipo di storia e' fin troppo abusata, il soldato disperato
che nonostante debba morire continua a combattere anche da solo con
l'obbiettivo di ucciderne cento contro uno. Forse combatteva contro un
esercito di bambini (vietnam insegna).
Tutto sommato la storia scorre senza troppi intoppi merito di uno stile
abbastanza pulito.
Si nota fin troppo la non rilettura del testo da parte del lettore:
- i "capoccia", nell'esercito e in qualsiasi altra arma si chiamano
ufficiali.
- un reggimento che puo' permettersi martelli pneumatici (e quindi
generatori per farli funzionare), mi sembra strano che lasci morire i suoi
soldati senza tentare di chiamare rinforzi.
Comunque un buon esercizio.
PS
Stefano dice che l'ha scritto al lavoro. Per caso e' un dipendente pubblico?
In tal caso la cosa mi fa leggermente incazzare :-) Ma questa e' storia
vecchia...
Non conosco la poesia dialettale siciliana.
Un grazie al nostro Prospero Pirotti per avercela fatta conoscere. Grazie
anche per la traduzione dal dialetto che sarebbe stato incomprensibile
credo.
Non commento la favola perche' si commenta da sola. Perfetto lo stile da
cronista che Prospero usa per introdurre la sua traduzione.
Mi piacerebbe vederne altre.
A me non sembrano spunti di riflessione. Sicuramente ben scritto. Ha saputo
rendere la descrizione della cantina con poesia senza stancare.
Personalmente preferirei che il testo finisca su: "...burattino di legno".
Il resto mi da' fastidio. Non saprei dire il motivo, forse perche' si spezza
la poesia della prima parte tentando di dare una spiegazione non necessaria
e sopratutto non voluta. Non si puo' far sognare il lettore per poi
svegliarlo e dirgli:
- Adesso ti spiego perche' hai sognato.
Si spezza l'incantesimo e resta solo uno sbadiglio.
Ombra ci ha provato.
Ombra ha talento e si vede. Inoltre ha fantasia e questa e' importante.
Quello che Ombra non ha e' la pazienza. Se avesse riletto a fondo, il suo
testo sarebbe stato molto piu' scorrevole.
Va bene, va bene, smetto di friggere aria e vengo al dunque.
La cosa che stona di piu' e' la voce narrante. Si deve fare una scelta
obbligata; o il narratore parla dialetto (e quindi diventa personaggio) o
resta "fuori" e racconta esclusivamente i fatti come avvengono. Senza
intromissioni illegittime e senza espressioni come: "dissertazione",
"scrocchio", "esclamazioni concitate" ecc. Per quale motivo Ombra ha deciso
di rendere meno scorrevole il suo testo? Boh! Mistero. Forse pensava che
noi, leggendo un racconto in dialetto romanesco, la crediamo una borgatara?
Non credo ma anche se fosse dovrebbe andarne fiera.
In ogni caso la storia c'e' e mi piace anche. E' come vedere un film, un
piccolo cortometraggio da cinefili, anche se il climax ed il finale lasciano
un po' a desiderare.
Vedremo la riscrittura. Con pazienza pero'.