Cultura e Società

QUESTIONE DI SCELTE

Non vi è nulla di scandaloso, nel tentare di far leva sul concreto e genuino interesse della maggior parte delle persone per le possibili utilizzazioni e applicazioni pratiche del sapere, appreso o da apprendere, per suscitare anche altri interessi. Per questa via, al contrario, si può riuscire ad approdare al limpido obiettivo di un amore per la conoscenza che sia in qualche modo fine a se stesso. D’altra parte la democrazia è anche cultura : nel senso che se vive del contributo consapevole e responsabile di tutti, se il suo cammino, e prima ancora, la sua sopravvivenza sono il risultato delle scelte di tutti, allora occorre davvero mettere tutti in condizione di decidere con cognizione di causa e in spirito di libertà intellettuale. In una Società altamente organizzata come la nostra, chiamata ad affrontare problemi sempre più complessi, la cultura è essenziale. Non solo attraverso un po’ di letteratura o di matematica, ma con abbondanti razioni di storia, di scienze, di diritto, di economia, di musica, di arte, di prosa... su un’ottima base linguistica e, possibilmente bi-linguistica. Chi non possederà abbastanza conoscenze in tutti questi campi, oltre ad un buon livello di riflessione, non capirà la realtà in cui vive, se non attraverso le interpretazioni dei grandi comunicatori, sarà comunque tagliato fuori dalla vita associata. E a quel punto non sarà difficile intuire chi governerà quelle enormi sacche di emarginazione e con quali mezzi... Nel migliore dei casi saranno la televisione, i cantanti rock, il campionato di calcio ; nel peggiore la droga, la violenza pubblica e privata, un profitto ottenuto ad ogni costo, incoraggiato dalla “furbizia” esterna e in molti casi dall’ambiente stesso in cui i ragazzi vivono che nega sistematicamente tutto ciò che la scuola propone. C’è da chiedersi se ha senso costringere i giovani, perché di questo si tratta, a prendere le distanze dalla realtà in cui si sono identificati, sia pure con il meritorio intendimento di sottrarli ad un destino d’ignoranza per renderli partecipi di una cultura diversa dalla loro. Io credo che valga la pena di compiere ogni sforzo possibile. In questo senso il nuovo Teatro comunale di Rignano, inaugurato poche settimane orsono, può e deve svolgere un ruolo predominante se verrà convenientemente utilizzato con intelligenza e professionalità. La legge 142 sugli enti locali stabilisce le diverse possibilità che il Comune può scegliere per lo sfruttamento del teatro. Si può decidere di darlo in convenzione a professionisti che possano esibire curricoli convincenti, ricorrendo eventualmente ad una gara d’appalto, sapendo però che in questo caso il Comune rimane escluso dai proventi e non ha diritto di interferire nella programmazione. La gestione diretta del teatro da parte del Comune rimane sempre la soluzione migliore ; bisogna però tenere presente che tale scelta implica l’assunzione a tempo pieno di una persona qualificata in grado di assicurare una seria regia artistica e una trasparente gestione economica. Questa figura professionale dovrà avere un referente in Comune sia esso una persona singola o un Comitato di controllo in grado di dare suggerimenti ed apporti necessari. Una terza soluzione possibile è la creazione di una società mista fra il Comune ed eventuali esperti in questo campo. Il Comune dovrà allontanare con fermezza la facile tentazione del “fai da te”, le “cosette” improvvisate che difficilmente permetteranno di raggiungere gli obiettivi preposti. Fare bene dunque, e fare presto : una simile struttura un autentico “fiore all’occhiello” per Rignano, non può, non deve restare inutilizzata o sotto utilizzata o peggio male utilizzata, pena la grande perdita di occasioni di fare e ricevere cultura.

Marina Levi

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