LEGGENDE e TRADIZIONI
OTTONE III e RIGNANO
 
 Ottone III di Sassonia. L’imperatore che più  di ogni altro evoca il medioevo e le sue contraddizioni. La sua esistenza  fatta di alti ideali e nello stesso tempo di vendette, crudeltà e barbarie. La sua  prematura scomparsa (non  aveva ancora  ventidue anni ed era l’uomo più potente del mondo allora conosciuto). Le circostanze stesse della sua morte,  che furono già per suoi contemporanei argomento di leggende e mistero. Il mito dell’imperatore che regnò durante il tanto temuto passaggio, oggetto di profezie apocalittiche, tra il primo ed il secondo millennio.  Ottone aveva un sogno: rinnovare i fasti e la grandezza dell’impero romano sotto il segno, però, della cristianità.  Per questo amava l’Italia, in particolar modo Roma, a tal punto da definirsi italico e romano. Ma c’era un problema: Ottone era sassone cioè tedesco e né la nobiltà ed il clero né il popolo romano l’ebbero mai in gran simpatia. Un rapporto conflittuale, spesso violento, fatto di vendette e repressioni, sollevazioni e fughe che tuttavia non gli impedirono di far innalzare al seggio pontificio il suo precettore Gerberto d’Aurillac con il nome di Silvestro II e di far edificare presso l’isola Tiberina la chiesa  di Sant’Adalberto (oggi San Bartolomeo). Ottone nutriva per Adalberto un’adorazione fanatica quando egli, vescovo di Praga, era ancora in vita. Figurarsi poi dopo il  suo martirio, avvenuto mentre cercava di convertire alcuni popoli dell’Europa centrale.  Ottone fu travolto da un profondo quanto ascetico  misticismo tanto che dopo aver fatto costruire la chiesa  si mise alla spasmodica ricerca delle reliquie dei primi martiri cristiani. Non sappiamo  se fu per opera sua che si giunse alla scoperta delle sepolture e delle catacombe di Rignano.  Quel che è certo è che l’antico selciato della Flaminia  era un passaggio obbligato per  raggiungere l’Italia settentrionale e soprattutto il castello di Paterno dove per lunghi periodi aveva posto il suo quartier generale. Già  Ottone I  fece sosta a Rignano il 21 febbraio del 962  e da qui emanò una donazione a favore del monastero del monte Amiata.
In un antico codice rignanese si cita espressamente che le spoglie dei martiri Abbondio e Abbondazio, fatte traslare  dall’imperatore nel 1001, furono ritrovate dove oggi e posto l’altare della chiesa ad essi dedicata.  Non, quindi, nelle catacombe di Santa Teodora ma sul luogo di un antico tempio pagano nei pressi del quale era situato il più antico nucleo abitativo di Rignano. Secondo alcuni studiosi fu proprio l’imperatore a far costruire la chiesa come forma di risarcimento dovuto ai Rignanesi per lo spostamento delle reliquie. A questo periodo costruttivo sarebbe seguito una lunga fase di stasi nei lavori, e solo all’inizio del XII secolo sarebbe stato eretto il campanile.
Destino volle che un anno dopo  in questo stesso territorio ai piede del Soratte,  presso il castello di Paterno,  l’imperatore Ottone III di Sassonia dovesse vedere la sua ultima alba. Era il 23 gennaio dell’anno 1002.  
 
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