Cinema
 
 
Sette anni in Tibet (Seven years in Tibet)

Brad Pitt - David Thewls - B.D. Wong - Mako Sceneggiatura Beck Johnson tratta dal libro di Heinrich Harrer “Sette anni in Tibet” edito da Mondadori Regia Jean-Jacques Annaud Anno di produzione 1997 Distribuzione Cecchi-Gori Durata 135’

Jean-Jacques Annaud è - come ha detto Brad Pitt - uno degli ultimi esploratori che viaggia con in pugno una macchina da presa. Ed è questo doppio viaggio all’interno della nazione più alta e pacifica del mondo e di un personaggio decisamente antipatico il tema fondamentale di Sette anni in Tibet. L’influenza della natura e dell’ambiente che lo circonda su un uomo gretto e egoista come Heinrich Harrer è il leit motiv di un film che non esitiamo a definire interessante e commovente. Un’ottima fotografia con qualche gioco del computer che ha incastonato la ricostruzione della città sacra di Lhasa sullo sfondo di un vero paesaggio tibetano riesce a regalare allo spettatore sapori lontani e esotici che fanno respirare un’atmosfera totalmente nuova e affascinante. Sette anni in Tibet  racconta i contrasti talvolta insanabili tra ciò che si è e quello che si dovrebbe essere sullo sfondo di un mondo incapace di tutelare la serenità come un bene primario. Come al solito pacata e con qualche virtuosismo la regia di Jean-Jacques Annaud il cui merito principale è stato di volere fortemente raccontare la storia di un antieroe come Heinrich Harrer alla stregua di un viaggio spirituale interiore ai confini del mondo.

Il matrimonio del mio migliore amico (My best friend’s wedding)

Julia Roberts - Dermot Mulroney - Cameron Diaz - Rupert Everett Sceneggiatura Ronald Mass Regia P.J. Hogan Anno di produzione 1997 Distribuzione Columbia

La storia, non troppo originale, ma piena di spunti per innumerevoli situazioni divertenti è molto semplice : Julianne (Julia Roberts), una donna critico, esperta di ristoranti scopre troppo tardi di essere innamorata del suo migliore amico Michael (Dermott Mulroney) che è un giornalista sportivo. Michael che non sospetta nulla le chiede di aiutarlo nella preparazione del matrimonio con la bella e ricchissima Kimmy (Cameron Diaz), ma l’unica preoccupazione di Julianne è - invece - che il matrimonio non avvenga. In tutto questo Julianne è presa dai dubbi e chiede di essere aiutata dal suo editore gay (Rupert Everett).
Innanzitutto la sceneggiatura è fiacca e avrebbe avuto bisogno di un maggior numero di situazioni divertenti per essere davvero adeguata al tema del film.
Se Julia Roberts fa uno sforzo notevole per superare la sua usuale “legnosità” (c’era voluto un regista come Richard Donner a risvegliarla dal suo solito torpore  in Ipotesi di complotto) le è stato posto accanto un attore come Dermot Mulroney che non solo è perennemente “monoespressivo”, ma è anche assolutamente incredibile nella parte dell’uomo conteso tra due donne come la Roberts e una simpaticissima, nonché assai avvenente Cameron Diaz. Il film perderebbe ogni appeal e non varrebbe il famoso costo dell’altrettanto noto biglietto se non fosse per Rupert Everett che tra il legnoso e insignificante Dermot Mulroney e la rigida Julia Roberts fa da giusto contraltare alla spumeggiante bellezza e freschezza di Cameron Diaz.

Flaminio - Florida  Tel.513018

Tano da morire
 
Regia e sceneggiatura Roberta Torre  Collaborazione alla sceneggiatura Gianluca Sodaro, Enzo Paglino Durata 80' Distribuzione LUCKY RED Anno di produzione 1997

Fare un musical sulla mafia è stato sicuramente un idea molto azzeccata per Roberta Torre, trentacinquenne regista milanese di nascita e palermitana d’adozione che ha isolato - con grande abilità e intelligenza - tutti i luoghi comuni dei film mafiosi e non e delle cronache riguardanti Cosa Nostra, sapendoli tradurre nei ritratti di personaggi strani e straordinari.
La vicenda è incentrata sul personaggio di Tano Guarrasi, un uomo d'onore, proprietario di una macelleria nel mercato di Palermo chiamato La Vucciria. Il suo omicidio è l’occasione per Roberta Torre di narrare la vita tipica di un mafioso con un  tono decisamente grottesco e paradossale.
Tano da morire così a metà via tra la parodia e l’assurdo diventa l’esaltazione e non la difesa dell’eccessivo e dell’insopportabile al punto giusto.
La colonna sonora è firmata da Nino D'Angelo, ex-caschetto d’oro che dà vita - a dire il vero senza un’ironia eccessiva - una sorta di West Side Story popolare e strapaesana.

CINECLUB  Civita Castellana Tel.599498
 

La seconda guerra civile americana

Beau Bridgles - Joanna Cassidy - James Coburn - Phil Hartman - James Earl Jones
Sceneggiatura Martyn Burke Regia Joe Dante Anno di produzione 1997 Distribuzione MIKADO Durata 97’

Cosa accadrebbe negli USA se un piccolo stato come l’Idaho non volesse uniformarsi alle leggi dello stato federale e non accettasse di recepire le direttive presidenziali per quanto riguarda l’accoglimento dei profughi di altri paesi ? Potrebbe un piccolo governatore che - peraltro - ha come amante una brillante giornalista della più famosa stazione televisiva scatenare una seconda guerra civile a causa di un presidente degli Stati Uniti abile solo a uniformarsi ai grandi discorsi del passato senza essere, però, capace di produrre nulla di concreto ?
Questo è il tema di riflessione de La seconda guerra civile americana film che il regista Joe Dante ha prodotto per la rete televisiva HBO e presentato allo scorso Festival del Cinema di Venezia. Un film arguto, intelligente, capace di riflettere con cinismo sulla realtà multietnica degli USA e sulle sue contraddizioni.
Con la voce fuori campo del vecchio giornalista James Calla (James Earl Jones) che con la sua umanità fa da contraltare alle sconcezze e al cinismo dilagante dei suoi colleghi, la pellicola analizza nei minimi dettagli i vizi del giornalismo televisivo americano che si concretizza in frasi assurde eppure piene di significato come “Se non è sul video non esiste...” . Insomma, un film profondo, cinico e divertente con - come unica pecca - il fatto di avere un finale un po’ troppo affrettato rispetto a una pellicola omogenea e di grande qualità.

In proiezione a febbraio al CINECLUB di Civita Castellana,  via del fontanile - Tel. 599498
 
 

Titanic

Leonardo Dicaprio - Kate Winslet - Billy Zane - Kathy Bates - Gloria Stuart - Bill Paxton  Sceneggiatura e Regia James Cameron  Anno di produzione 1997  Distribuzione Twentieth Century Fox  Durata 194’
 
Titanic è il nuovo Via col vento con l’unica differenza che questa pellicola diretta dal regista James Cameron ha utilizzato la tecnologia per creare emozioni forti e assai profonde. Una storia d’amore quella tra una giovane aristocratica di Philadelphia (una bellissima Kate Winslet) e uno spiantato pittore americano (Leonardo Dicaprio) che raccontata come un lungo flashback si intreccia alla tragica crociera inaugurale del transatlantico Titanic affondato al largo di Terranova il 14 aprile del 1912 a causa dello scontro con un iceberg.
Una pellicola questa che non rimarrà nella storia del cinema per essere stata - fino a oggi - la più costosa a essere realizzata (350 miliardi), ma per tanti piccoli e grandi primati che la rendono un vero e proprio capolavoro.
Innanzitutto, Cameron è sceso ben dodici volte a filmare il relitto del Titanic a bordo di un sottomarino russo, portando una cinepresa alla massima profondità di ripresa raggiunta. Poi la grandiosa idea di ricostruire un modello 9 a 10 del transatlantico affondato come set e di collocarlo in una piscina in Messico.
Ma Titanic non è fatto solo di tecnologia e primati economici, è soprattutto un film che trasporta in un’altra epoca e che, raccontando una storia d’amore assai romantica, costituisce anche a una critica a quel mondo dorato da Belle epoque che dopo l’affondamento del transatlantico e lo scoppio della Prima guerra mondiale, si sarebbe
dissolto. Un’ottima pellicola cui è difficilissimo muovere critiche considerata la bravura degli attori, il coinvolgimento della storia e la maestria della regia. Insomma, un film da vedere e da ricordare. Una grande storia d’amore, di vita e di morte raccontata in maniera magistrale.

Auguri Professore

Silvio Orlando - Claudia Pandolfi - Duilio del Prete - Flavio Pistilli
Soggetto Domenico Starnone Sceneggiatura Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Domenico Starnone, Riccardo Milani Fotografia Alessandro Pesci Regia Riccardo Milani Anno di produzione 1997 Distribuzione Cecchi Gori Durata 105’

Silvio Orlando sembra condannato al ruolo del docente liceale. A differenza, però, delle sue precedenti interpretazioni (Il portaborse e La scuola) la vita del suo personaggio, il Professor Lipari, costituisce il trait d’union tra le generazioni di studenti che si sono avvicendate dagli anni cinquanta in poi sui banchi della nostra scuola. Ed è proprio la scuola come metafora di vita e come punto privilegiato di osservazione sui cambiamenti della società a essere lo sfondo e il motore principale di Auguri Professore. Una periferia come tante e un Istituto di Ragioneria come tanti altri costituiscono, infatti, l’ambientazione perfetta per consentire di raccontare all’esordiente regista Riccardo Milani, la crisi personale del Professor Lipari, allorché rincontra - stavolta come sua collega - Luisa (Claudia Pandolfi), la sua prima e indimenticabile allieva. Il confronto col proprio passato è per Lipari devastante. I ricordi legati ai sogni di un tempo ormai remoto, le illusioni, le gite si affollano per cercare di risvegliare l’uomo che Lipari non è più e che eppure credeva ancora di essere. Il furto della sua “storica” Cinquecento rossa e la consapevolezza dell’incapacità di dialogare come allora con la sua ex-allieva lo costringono a un ripensamento completo della propria esistenza trascorsa - seppure con diversi ruoli - sempre a scuola.
Tratto dal romanzo di Domenico Starnone, Auguri Professore è molto più di una collezione di aneddoti personali di un insegnate. È una galleria umana e sociale in cui viene fuori il germe del confronto generazionale su tutti i piani : da quello della politica fino a quello dei sogni dei singoli personaggi.

L’uomo della pioggia (The Rainmaker)

Matt Damon - Claire Danes - Jon Voight - Mickey Rourke - Danny De Vito - Danny Glover
Sceneggiatura e Regia Francis Ford Coppola basata su ‘L’uomo della pioggia’ di John Grisham
Anno di produzione 1997 Distribuzione Medusa Durata 135’

Avvocato : una parola che nelle varie lingue ha sempre lo stesso significato, ma anche sempre la stessa sfumatura di carattere economico che riconduce il termine ai soldi.
Rainmaker, ovvero colui che fa cadere i soldi a pioggia è la “sfumatura” che Francis Ford Coppola ha preso a prestito come titolo per questo suo film minore, ma sempre di grande presa e qualità.
Film che - prendendo a prestito l’alibi della riflessione sugli avvocati buoni e su quelli cattivi - porta a riflettere su sentimenti facili, forse, ma molto umani e che - comunque- costituisce una critica imperiosa al sistema assicurativo statunitense.
Insomma, L’uomo della pioggia è un film che con uno stile classico, un po’ “alla Perry Mason” porta gli spettatori a riflettere sulle disgrazie delle famiglie della piccola borghesia americana, “strozzate” da assicurazioni voraci e che - legalmente - sfruttano i soldi dei piccoli risparmiatori. Ma ci sono anche gli avvocati buoni...e un avvocato alle prime armi, onesto e incorruttibile (Matt Damon) saprà non solo fare causa a un’assicurazione sanitaria bugiarda, ma anche metterla in grande difficoltà, nonostante
questa sia rappresentata da avvocati che costano mille dollari l’ora e capeggiati da un uomo senza scrupoli (Jon Voight).
Insomma, un film intelligente e pieno di spunti interessantissimi che oltre a un’ottima regia annovera un gruppo di attori tutti molto bravi con un Mickey Rourke redivivo e tornato allo smalto recitativo di un tempo.
 
 
 

A cura di Marco Spagnoli
 
Scrivi a Marco Spagnoli 
Vai all'indice   Torna alla prima pagina  
  1