La Commissione bicamerale nella quale si ritrovano deputati e senatori della Repubblica, presieduta dall' On. D'Alema, è ormai arrivata al capolinea dei suoi lavori. I giornali si sono diffusi ampiamente, in queste settimane, nell'informare su quanto si sta discutendo ma, ad onor del vero, il dibattito non ha più di tanto entusiasmato l'opinione pubblica. Si discute di riforma istituzionale, della struttura della Stato, di legge elettorale e di giustizia, ma è difficile orientarsi tra i mille bizantinismi che, spesso, non consentono di comprendere le differenze tra le proposte e di valutare l'importanza della posta in gioco: fissare le nuove regole dello Stato democratico che dovranno guidare la nazione nel nuovo millennio.
L'obiettivo che la Commissione vuole raggiungere è l'unità del paese, compatibilmente con la volontà di disegnare uno Stato più decentrato. Senza sottovalutare i richiami alla secessione, il nodo centrale è di arrivare ad uno Stato che riesca, rapidamente, a riformarsi in senso federale, riconoscendo ampia autonomia al potere decentrato. E' comunque sui poteri del Governo e sulle funzioni del Parlamento che il dibattito si è fatto più interessante. In linea di massima, possiamo dire che si confrontano due idee di Stato: il cosiddetto "semipresidenzialismo" alla francese e il "premierato", con diverse posizioni e sottolineature di ciascuna di esse. Il semipresidenzialismo è un adattamento alla realtà italiana del modello francese. Il Presidente della Repubblica, in carica per cinque anni, viene eletto direttamente dai cittadini e svolge contemporaneamente il ruolo di garante dell'unità della nazione e di capo del potere esecutivo, dirigendo l'azione del Governo. Può essere sfiduciato dal Parlamento. E' questa l'ipotesi che ha prevalso in Bicamerale negli scorsi giorni, grazie ai voti determinanti della Lega. "Ha vinto una scelta democratica" ha dichiarato Massimo D'Alema "Ora la Destra è messa alla prova perché questa ipotesi vuole il doppio turno".
Tale ipotesi ha un limite evidente, che le recenti elezioni francesi hanno messo in evidenza: la sinistra ha vinto le elezioni in Francia e ha formato il nuovo Governo, ma il Presidente della Repubblica, che esercita un forte potere nei confronti dell'azione di Governo, è stato eletto da uno schieramento di centro-destra. Diversamente la proposta del Premierato consentirebbe di eleggere il capo del Governo insieme ai candidati al Parlamento. Il Presidente della Repubblica, in carica sette anni e garante dell'unità nazionale, non avrebbe forti poteri sul Governo, dovrebbe automaticamente nominare capo del Governo il candidato collegato alla coalizione che vince, oppure, secondo alcune sub ipotesi, il candidato a cui è collegata la maggioranza dei parlamentari eletti. In tal modo si realizzerebbe un evidente stretto collegamento tra Premier e maggioranza, mentre il Presidente della Repubblica resterebbe il garante dello Stato.
Ma la partita non è chiusa qui: c'è chi parla di azzerare la scelta fatta e chi punta tutto sul meccanismo elettorale. Restano infatti da definire quali saranno i reali poteri del capo dello Stato e riveste grande importanza anche il sistema elettorale che sarà scelto. E' difficile immaginare le prossime elezioni politiche con l'attuale sistema elettorale, a turno unico e fondato quasi esclusivamente sul meccanismo maggioritario. Prova ne sono le ultime politiche che hanno permesso ad una parte di prevalere sull'altra solo con un ridotto margine di vantaggio: il risultato è quello di una governabilità messa continuamente in discussione dalle pressioni di gruppi politici che valorizzano la loro rendita di posizione. L'elezione con doppio turno, con il sistema maggioritario e con eventuale premio di maggioranza, consentirebbe ad ogni forza politica di misurare il grado di consenso al primo turno, obbligando, al secondo turno, ad identificare ciascuna forza politica con una coalizione: si otterrebbe una maggioranza parlamentare più unita, costringendo i partiti a scegliere da subito da che parte collocarsi. Resta il fatto che la riforma elettorale potrebbe danneggiare le forze politiche minori, in quanto è prevista anche una soglia percentuale di sbarramento, sotto la quale non si otterrebbe rappresentanza in Parlamento.
Ora c'è da augurarsi che prevalgano le ragioni del buon senso, perché non è credibile che, dopo la lezione francese, si scelga un regime oscillante tra presidenzialismo assoluto e coabitazione conflittuale: per una volta, se si giungerà ad un compromesso, sarà un buon compromesso.