Dio Padre

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Dio Padre in san Giovanni

Con la rivelazione su Dio nell’opera giovannea giungiamo al culmine del messaggio della Scrittura su Dio che ci è Padre. Già ci siamo confrontati con la presenza di questo Padre nella nostra vita: non ce ne possiamo liberare, non si può chiudere in una casa di riposo perché non disturbi più; è il Dio che ci vuole salvare e che Gesù ci ha presentato ripieno di caratteristiche di misericordia ed è il Dio su cui san Giovanni riflette nel suo Vangelo e nelle sue lettere, fino a giungere alla grande sintesi: "Dio è amore".

Sarebbe però sbagliato partire da questa sintesi, senza prima aver ripercorso i passi che l’opera giovannea fa per giungere a questo traguardo; infatti, si tratta di uno slogan ad effetto che può rischiare l’insignificanza (cfr. la pubblicità di uno yogurt: "fate l’amore con il sapore") o che può limitarsi ad un generico "vogliamoci bene" che non ha molto a che vedere con l’immagine ricca e positiva che la Bibbia vuole lasciarci su Dio Padre. Inoltre, dobbiamo chiederci se, oltre all’affermazione di Dio Padre come amore, non coesistono in noi altre immagini di Dio che poco hanno a che vedere con l’identificazione giovannea: il Dio nonnino, il Dio carabiniere, il Dio tappabuchi, il Dio da tenere a bada con l’osservanza scrupolosa dei suoi ordini sono immagini che, seppur rifiutate razionalmente, possono sempre essere presenti dentro di noi.

Un po’ di riassunto

Innanzi tutto chiediamo a san Giovanni di riassumerci con i suoi termini a volte un po’ difficili quanto già sappiamo:

 

Le sottolineature dell’opera giovannea

Ma in san Giovanni e specialmente in 1Giovanni troviamo delle accentuazioni originali sulla paternità di Dio, che ci permettono non solo di avere il ritratto "giusto" di Dio (cfr. il messaggio dei Vangeli) o di ricordarci che Dio è sempre un Padre che ci salva (cfr. il messaggio di san Paolo). Attraverso 3 termini chiave proviamo allora a gettare uno sguardo sul mistero stesso di Dio:

Ecco quindi il grande contributo di san Giovanni al nostro identikit di Dio: "se nel suo più profondo mistero Dio è amore, si deve concludere che l’amore (agape) è la realtà divina per eccellenza, e quindi è il valore umano più alto, perché porta l’impronta di Dio. Nel mondo greco il valore umano più alto era la gnosis, la conoscenza, per cui l’uomo ideale era il sapiente; nel mondo romano era la virtus, il valore, la forza, la potenza, e perciò l’ideale umano era l’eroe, l’uomo forte nella buona e nella cattiva sorte, l’uomo che riesce a dominare gli uomini e gli eventi e ad acquistarsi gloria. Rivelando che Dio è amore, il cristianesimo ha fatto dell’amore il valore più alto, anzi il valore che dà senso a tutti gli altri, tanto che se la gnosis e la virtus non hanno amore non valgono nulla. Questo è il perno della civiltà cristiana, ma è anche la novità che il cristianesimo ha introdotto nella storia umana e che ne ha cambiato il corso".

 

Per riflettere e per pregare

Dall’immagine del Padre che in sé è amore, possiamo provare a trarre alcune conseguenze per la nostra vita cristiana di ogni giorno.

Siamo chiamati a riconoscere l’amore di Dio: non è sempre facile, sia perché a volte sembra che Dio ci abbia abbandonati sia perché sarebbe molto meno impegnativo avere un Dio carabiniere. Sono due difficoltà da prendere sul serio:

  1. Se la nostra fede non è superficiale, prima o poi si scontra con un Dio che la pensa diversamente da noi e che allora sembra non ascoltarci più e quindi non amarci più. Credere che Dio ci ami anche in questi momenti è segno di una fede forte. Riconoscere in queste circostanze che abbiamo poca fede è la condizione per crescere.
  2. Se Dio fosse solo un carabiniere pronto a coglierci in fallo, non sarebbe poi troppo difficile essergli grati: basterebbe o essere irreprensibili in tutto o non farsi "beccare". Invece è un Padre che ci ama: allora il coinvolgimento è molto maggiore; pensiamo soprattutto al fatto del perdono: lui ci perdona gratis, non vuole niente in cambio! Questo può darci fastidio: il perdono non lo possiamo pagare, la soddisfazione della confessione serve solo per noi, ma non potremo mai far nulla per meritarci o ripagare il suo perdono.

Ed è questo amore che ci dà la forza di non disperare mai, anche di fronte alle difficoltà più grandi della vita.

Dio è amore: ci ha amati donandoci suo Figlio, ci ha amati sul serio. Si tratta allora di riconoscere il carattere di serietà dell’amore di Dio per noi: a volte siamo forse portati a considerare scontato questo amore di Dio per noi, lo "usiamo" quando ci serve, ma poi tutto finisce lì. E così anche il nostro amore per il prossimo non va fino in fondo. Giovanni 13,1 Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. L’amore di Dio è sempre "fino alla fine": se non si ama per sempre, non è vero amore (cfr. le tante difficoltà dei matrimoni d’oggi). Su questo c’è poco da discutere: o si ama o non si ama!!

Ciò può anche servirci da esame di coscienza: nella mia vita considero l’amore come valore più alto, oppure gli antepongo qualche altro valore (anche positivo)? Di fronte alla positività di tante cose che ci sono nella nostra vita non è sempre facile scegliere, quando si capisce che l’esigenza più grande sarebbe quella della carità (cfr. 1Cor 13). Gesù ci ha proposto un Dio che si prende benevolmente cura degli uomini; questa è stata la sua scelta di campo e solo questa potrà essere la sua volontà: che noi ci prendiamo cura degli altri uomini. Quando abbiamo qualche dubbio su quale sia la volontà di Dio per noi, dobbiamo sempre tenere questo criterio di fondo: quello che vorrei fare serve per amare di più Dio e il prossimo?

Soprattutto la 1Giovanni ci spinge a verificare la nostra prassi di carità: come vivo l’amore scambievole? Quanto si tratta di belle parole e quanto di vita già vissuta? Essere bravi cristiani a parole lo san fare tutti; un’altra cosa è verificare se con le concrete scelte di ogni giorno esprimiamo amore o altro. Il nostro rapporto con i beni di cui possediamo, il modo di accogliere le persone che concretamente incontriamo, le nostre scelte su come usare il tempo che abbiamo a disposizione ci dicono se il nostro comportamento pratico risponda o meno alle affermazioni così chiare ed univoche della 1Giovanni. È tutto sommato facile vivere nell’amore fraterno a basso livello: bastasse non fare il male per voler bene! Lc 6,36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Ecco allora che chiedersi senza ingenuità e senza retorica se nella mia famiglia l’amore è il valore più alto può essere più opportuno che discutere tanto su dove andare in ferie Il ritmo frenetico di certe nostre giornate, il rincorrere le urgenze dei figli o del lavoro, il ritagliarsi il giusto tempo del riposo ecc. possono far calare la tensione sulla serietà del nostro amore.

"L’amore è l’inizio e la fine delle strade che conducono a Dio. Come proclama la Scrittura, Dio è amore; è il Padre che genera eternamente suo Figlio nel legame dell’Amore personale che è lo Spirito Santo. Il mondo fu creato perché delle creature libere fossero introdotte nella comunione dell’amore trinitario. Perfino il peccato non distrusse il piano di Dio, se mai, lo intensificò. Dio ha mostrato fino a che punto vuole spingersi per le sue creature: fino alla croce. Benché appartenga alla natura dell’amore svuotare se stesso per la persona amata, il peccato ha indotto Dio a manifestare la piena estensione di quell’autosvuotamento. L’amore non è solo l’estasi di gioia che unisce chi ama all’amato. L’amore è anche il sacrificio doloroso in cui si sperimenta la profondità dell’abbandono di sé e del rifiuto". In sintesi: non si può amare Dio senza amare l’uomo.

 

Tutto questo ci spinga ad andare oltre l’immagine narcisista di Dio: non si diverte con la sua onnipotenza, non è il Padre-Padrone, non è il severo controllore della nostra ubbidienza, non prende gusto nel metterci alla prova, non è geloso della propria grandezza. È il Dio Padre che ci vuole bene. Punto e basta.



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