MESSAGGIO AI GIOVANI PER L'ANNO GIUBILARE

 

Cari giovani di tutti i continenti,

cari giovani che ci avete incontrato in ogni nazione,

cari giovani che avete cercato e trovato in noi una compagnia al vostro cammino,

sono contento di celebrare con voi i duemila anni della venuta del Signore, evento che motiva il Grande Giubileo della Chiesa.

Nonostante il ripetersi negli anni, Gesù Cristo, nel suo dono d’amore, continua a stupirci e a scuotere la nostra esistenza. Pone sempre un grande interrogativo: a che cosa si è impegnato il Signore, cosa ci propone?

La risposta ce la da Gesù stesso quando, nella Sinagoga di Nazareth, facendo sue le parole di Isaia, fa consistere la sua missione nell'annuncio del Vangelo ai poveri, nella liberazione degli oppressi, nel dare la luce ai ciechi e la libertà ai prigionieri, nella proclamazione di un "anno di grazia" (cf. Lc 4,17-19).

Come inviato dal Padre e Figlio suo obbediente, Gesù è segno della fedeltà di Dio alle sue promesse di salvezza e di liberazione totale. Viene a riportare le persone alla loro vera dignità, spesso schiacciata da tante situazioni umilianti. Egli restituisce senso e valore alla vita, ristabilisce nuovi rapporti umani, promuove un ordine sociale diverso, rivela il volto paterno di Dio, offre la sua vita e dona il suo Spirito, svela la vocazione fondamentale dell'uomo alla comunione con Dio e con i fratelli. Nel suo amore verso di noi, egli si abbassa, si fa piccolo e povero, diviene solidale con noi. Assumendo la nostra condizione umana e "incarnandosi" nelle nostre limitazioni, egli si fa accessibile a tutti a partire dagli esclusi. La sua nascita inaugura una nuova epoca: un tempo di grazia, di perdono, di gioia, di fraternità; un anno che non avrà più fine. Inizia il tempo del Regno di Dio; stabilisce una nuova civilizzazione: quella dell'amore.

Questo progetto di Dio si fa strada nella nostra storia, malgrado le contraddizioni e le ambiguità di cui siamo protagonisti o spettatori, in questo fine millennio. Voi giovani che avete attinto alla spiritualità della Famiglia Dehoniana non siete estranei a questo travagliato cammino dell'umanità. Essa subisce le conseguenze della propria debolezza, ma anche sperimenta la grazia che opera nei suoi membri e nelle sue strutture istituzionali. La missione di Gesù diventa il paradigma più adeguato per rivedere e proiettare la nostra presenza nel mondo di oggi e per vivere l'anno giubilare.

Anche voi giovani venite consacrati per il grande progetto dell’amore del Padre: Che siano una sola cosa! Vogliamo ripeterlo, invocarlo, gridarlo insieme: Sint Unum!

Sapete ormai che significato hanno queste parole e ciò che comporta per la nostra vita: essere profeti dell’amore e testimoni della riconciliazione degli uomini e del mondo. Questo vorremmo provare ad essere nell’anno giubilare della redenzione, con più fermezza, con più passione, con l’autenticità dei nostri gesti quotidiani. Insieme sarà più facile realizzarlo!

L'anno giubilare va vissuto da noi all'insegna del programma missionario di Gesù: l'evangelizzazione dei poveri, la liberazione di ogni schiavitù, il servizio solidale e fraterno verso ogni essere umano. Si tratta di una prospettiva da vivere a livello personale, e anche istituzionale e sociale.

Vi ricordo un appuntamento importante: l'Incontro Internazionale dei Giovani Laici Dehoniani in Italia e a Roma, in agosto. E il mio desiderio è che questo incontrarsi ci coinvolga nella passione del Cuore del Padre. Perché ciò si verifichi, ci si deve preparare, altrimenti tutto si risolverà in un interscambio di belle idee, ma incapace di produrre quelle svolte e quei frutti di salvezza che tutti si attendono.

L'anno giubilare deve essere, infine, un anno di gioia proprio perché, sotto la guida dello Spirito, deve condurre la Famiglia Dehoniana a sperimentare la misericordia e la fedeltà di Dio, e a collaborare nell'opera di Cristo. Non solo lavorando con Cristo per i fratelli, ma anche sintonizzandoci con i suoi pensieri e sentimenti, e con gli atteggiamenti del suo Cuore. Il giovane dehoniano non si definisce tanto per ciò che fa, quanto per la modalità del suo agire, che è mosso ed esprime amore per il Signore, compassione per il mondo e misericordia per i suoi fratelli.

Con l’augurio che facciate del giubileo un'occasione per rispondere e aderire con sollecitudine e coraggio alla missione di Gesù Cristo vi saluto con stima e riconoscenza: grazie per quanto date alla nostra Congregazione.

                                                                                      P. Virginio D. Bressanelli, scj Superiore generale

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