Il Bambino e l'Acqua Sporca. Coordinamento Genitori-Insegnanti

Riordino dei Cicli Scolastici








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Associazione Lilla

Contributo sul documento di lavoro di riordino dei cicli scolastici

L'associazione Lilla (comitato per la qualità della vita di bambine, bambini e insegnanti nelle scuole dell'infanzia) come associazione culturale e professionale costituita in primo luogo da insegnanti di scuola materna e che ha come scopo la tutela dei diritti dei bambini e dei loro educatori insegnanti nel contesto educativo, intende con il presente documento fornire un contributo al dibattito sul riordino dei cicli scolastici.

A) bambini, immaginario collettivo e bisogni reali

Si parla troppo e male di bambini oggi, soprattutto da parte dei mass-media. Pedofilia, sfruttamento sessuale o del lavoro minorile sono mostruosità che accompagnano purtroppo la fine di questo secondo millennio, come d'altronde lo è stato per il primo. Sembra che progresso e civiltà nella storia lascino indietro i bambini. Pur non sottovalutando i tratti violenti di una società recidiva nel perpetuare crimini contro l'infanzia, riteniamo che spesso si giochi ad additare violenze e privazioni in luoghi lontani come possono esserlo ad esempio, nell'immaginario collettivo, un "giro di pedofili" o "famiglie cattive" o "città bunker" anziché guardare nei contesti reali più vicini alla vita quotidiana di milioni di bambini come la scuola. Si può parlare del mostro pedofilo, di un padre violento (oggi va anche di moda la madre aggressiva ex femminista), del mostro città, del mostro TV. Ma non si parla della scuola dove la maggior parte dei piccoli dai tre ai sei anni trascorre molte ore di vita, 8 anche 10-11 ore al giorno. E' proprio in questo contesto che vengono spesso negati diritti fondamentali riguardanti:

  • la comunicazione e l'ascolto con e da parte dell'insegnante: solo 20 minuti a bambino (visto l'elevato rapporto numerico); ciò impedisce l'accoglimento delle istanze individuali dei piccoli e la piena realizzazione del progetto formativo,
  • la sicurezza: difficoltà di "controllo" di gruppi numerosi di bambini,
  • il sonno: mancanza di spazi idonei predisposti; quanti bambini si addormentano sulla sedia?
  • il pasto: consumazioni frettolose (due o tre turni); impossibilità per i più piccoli nel gruppo numeroso di consumare completamente il pasto (un insegnante ne può "assistere" 5 o 6); e per sbucciare 25 pere?
  • la nocività acustica: nelle aule, nelle mense,
  • la trascuratezza nelle cure fisiche: mancanza di figure di supporto nei tempi della routine.

Lo "star bene a scuola" per noi non è uno slogan, ma una fondamentale conquista di civiltà da realizzare nel rispetto dei diritti dei soggetti cointeressati alla situazione educativa: i bambini e le insegnanti, la cui impotenza a dare risposte adeguate incide sulla stessa motivazione al ruolo professionale.

B) scuola dell'infanzia tra modernità degli orientamenti '91 e impossibilità di realizzare il progetto

Prendiamo atto del processo di innovazione culturale che ha investito la scuola dell'infanzia negli ultimi anni. Gli Orientamenti '91 sono oggi un saldo progetto culturale e pedagogico per la scuola materna siglato da: modernità, logica sistemica, apertura/flessibilità/integrazione dei percorsi formativi, unitarietà della personalità infantile e dell'insegnamento, oltre che dalle finalità che le sono proprie: la maturazione dell'identità, la conquista dell'autonomia, lo sviluppo della competenza. La combinazione tra sapere e saper fare nella padronanza di competenze richiama un bambino protagonista della propria crescita; mentre la complessità del progetto prefigura un insegnante regista esperto e competente nella situazione educativa. Un impianto pedagogico forte, quindi, ottimo nei contenuti, ottimo anche nelle indicazioni procedurali e di metodo, per cui il curricolo implicito sul versante della organizzazione del lavoro diviene presupposto e contenitore di quello esplicito (il percorso formativo). Una proposta aperta alle ricerche recenti: circolarità e sistemicità nelle relazioni e nei saperi sostituiscono la trasmissione lineare delle conoscenze; processi e procedure sostituiscono il primato dei contenuti; la flessibilità dei percorsi curriculari si sovrappone alle unità didattiche; la prospettiva nuova dei sistemi simbolico-culturali richiama un bambino dotato di differenti forme di intelligenza. Una scuola come laboratorio di ricerca, quindi, come ambiente fertile per la vita relazionale dove gli aspetti affettivi e comunicativi sostengono l'esercizio della cognitività.

Se gli Orientamenti '91 possono far scuola a tutti i programmi europei, se finalmente dotata di questo progetto la scuola materna è entrata nella scuola di base, atteggiamenti elusivi e irresponsabili delle istituzioni (M.P.I., Governi...) non hanno, invece, consentito un esito legislativo a garanzia della loro applicazione.

Alle aspettative della scuola (bambini e insegnanti) non ha fatto seguito una riforma dell'impianto organizzativo, unica garanzia per realizzare una scuola di qualità nel rispetto dei diritti. In questa cornice giudichiamo ASCANIO un tentativo maldestro e a vicolo cieco di costruire un contenitore organizzativo per gli Orientamenti a costo zero contando unicamente sull'"eroismo" e la "buona volontà" delle insegnanti.

La complessità di interventi legislativi (autonomia scolastica, organico funzionale, la stessa proposta di riordino dei cicli) in assenza di una legge di riforma degli ordinamenti pone oggi la scuola materna in una pericolosa terra di nessuno, privandola proprio di quella identità culturale conquistata con gli orientamenti.

C) documento di riordino dei cicli: scuola dell'infanzia dove sei?

E' apprezzabile lo sforzo del documento di riconciliare il sistema formativo nel suo insieme con una cultura moderna. Complessità, ottica di sistema e prospettiva della ricerca, metodi di una conoscenza in movimento sono, come già accennato, fondamenti degli Orientamenti '91; ad esemplificazione la stessa natura del "campo di esperienza educativo" come terreno di ricerca-connessione tra il fare e l'agire del bambino, le sue diverse forme di intelligenza e i sistemi simbolico-culturali.

Non si capisce, quindi, come nel paragrafo relativo alla scuola di base nelle poche righe riguardanti il ciclo dell'infanzia, in riferimento alla obbligatorietà del 5° anno di età, si parli di: "anno preparatorio", "prima scolarizzazione", " [...] (scuola) intesa come capacità d'integrazione nel gruppo classe, di svolgimento dell'attività comune, di libero sviluppo delle capacità naturali", "di preparare la totalità [?] dei bambini ai ritmi della scuola, in modo che la prima classe del ciclo primario si rivolga ad alunni già pronti", riferimenti, questi, esclusivamente tratti dalla legge istitutiva della scuola materna statale n. 444/1968. Ci domandiamo, a questo punto, se chi ha scritto il documento di lavoro abbia mai letto gli Orientamenti '91.

D) facciamo chiarezza su alcuni punti...

La prospettiva della scuola materna presente nel documento storicamente superata ci induce a far chiarezza sui seguenti punti:

  1. il ciclo dell'infanzia 3-6 anni deve far parte del ciclo primario che nella dicitura dovrà essere indicato come ciclo dai 3 ai 12 anni;
  2. il percorso formativo della scuola dell'infanzia (per garantirne l'identità in riferimento agli Orientamenti) dovrà essere ineludibilmente dai 3 ai 6 anni;
  3. l'obbligo dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia non potrà rappresentare un alibi per qualsiasi disimpegno istituzionale e di progetto culturale da parte dell'amministrazione nei confronti delle fasce dei 3 e 4 anni;
  4. rifiutiamo qualsiasi logica di propedeuticità o di prescolarità al di fuori delle tre finalità educative attribuite alla scuola dell'infanzia dagli Orientamenti '91;
  5. consideriamo l'obbligo del terzo anno della scuola dell'infanzia soprattutto come espressione di un diritto soggettivo, negato ancora in molte parti del paese, e come vincolo da parte dell'amministrazione a generalizzare la scuola dell'infanzia pubblica su tutto il territorio nazionale a garanzia di pari opportunità formative i bambini;
  6. l'unitarietà del ciclo dell'infanzia 3-6 anni deve trovare attuazione attraverso l'ampliamento dell'organico;
  7. il riconoscimento della funzione unica docente a piena attuazione della legge;
  8. nuovi ordinamenti (a lungo disattesi) a cui tutte le scuole dell'infanzia pubbliche e non dovranno rigorosamente attenersi. A tale proposito alleghiamo proposte dettagliate.

Proposta per nuovi ordinamenti

Orario di funzionamento

Non meno di 25 ore e di norma 35 ore (7 ore al giorno per 5 giorni). Per i tempi di accoglienza, a giusto completamento di un tempo scolastico pieno (pre-scuola, post-scuola, Sabato, ecc...) chiediamo l'intervento degli EELL (ass. culturali, cooperative), prospettando la reale apertura della scuola al territorio anche nella direzione del lavoro ai giovani. Chiediamo anche disposizioni legislative che consentano ai genitori che lavorano di recuperare tempi di cura per i figli che frequentano la scuola dell'infanzia (non effettuazione del turno notturno; part-time; estensione dei benefici della 1204 fino al compimento del 6° anno di età).

Calendario scolastico

apertura, chiusura e periodi di festività uguali a tutti gli ordini di scuola.

Organico docente

due insegnanti per ogni sezione a 35 ore, un insegnante per ogni sezione a 25 ore.

Numero bambini per sezione

riteniamo che per un'effettiva realizzazione della qualità della vita dei bambini nella situazione educativa il gruppo sezione non possa superare le 20 unità di iscritti (15 nelle sezioni con bambini portatori di handicap e nelle sezioni omogenee di 3 anni) tanto da realizzare efficaci interventi formativi nei piccoli gruppi utilizzando 3 ore di contemporaneità giornaliera.

Orario settimanale delle insegnanti

l'orario settimanale consta di 25 ore curriculari così ripartite: 23 ore di attività di insegnamento e 2 ore di attività di programmazione al fine di realizzare il giusto riconoscimento dei compiti professionali della programmazione. L'orario curriculare delle sezioni che funzionano a tempo ridotto verrà completato con interventi di sistema per garantire le 25 ore.

Professionalità docente

occorre realizzare un sistema integrato di interventi, comprensivo di forte assunzione di responsabilità da parte di tutti quei soggetti interni ed esterni che concorrono alla realizzazione del progetto educativo (psicopedagogisti, assistenti sociali, materno infantile, magistratura minorile, ecc.) affinché sui docenti non ricadano compiti impropri che ingenerano confusione di ruolo.

Figure professionali

accanto all'insegnante curricolare dovranno ruotare altre figure professionali: lo psicopedagogista, l'operatore tecnologico, l'atelierista, il coordinatore della programmazione, gli insegnanti di sostegno. Tali figure hanno il compito di facilitare anche il raccordo e la continuità.

Formazione iniziale. Formazione in servizio

aggiornamento piena attuazione della legge 341/90; formazione in servizio con progetti di didattica assistita, con tutors collegati all'università; anno sabatico (almeno ogni 6 anni) con riqualificazione professionale presso le università.

Collaboratori scolastici

a queste figure dovranno essere attribuiti i compiti di assistenza e di routine (accoglienza, bagno, mensa); cura degli arredi e dei sussidi

Alcune considerazioni generali sulla proposta di riordino

  1. Ci sembra negativa qualsiasi anticipazione dell'ORIENTAMENTO in senso professionale nella fascia 13 anni, indirizzando gli alunni verso scelte culturali precoci (in quell'età critica non sarebbero vere scelte), assoggettate probabilmente ad esclusive esigenze di mercato del lavoro;
  2. siamo contrari, inoltre, ad un'eccessiva flessibilizzazione dei percorsi formativi individuali, qualora andassero a mortificare il contesto socializzante, di condivisione di obiettivi, di intreccio di culture, vere peculiarità di un ambiente che vuol essere educativo; scuola, dunque, come ecosistema in cui l'apprendimento è una variabile decisiva, ma nel suo ruolo compensativo, critico e decondizio-nante degli svantaggi;
  3. inoltre, è fuor di dubbio, che un riassetto così radicale debba prevedere un investimento enorme di risorse sia umane che finanziarie; ci sembra che entrambe le esigenze siano fortemente penalizzate sia nella legge finanziaria che nell'ipotesi di riordino. Vale come esempio il congelamento dell'obbligo a 15 anni; solo interessi di bilancio possono rendere conto infatti di quella proposta.

Associazione Lilla

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