Prima stazione: il vissuto del bambino
Da quando ho iniziato a lavorare nella scuola, ho sentito parlare
del vissuto del bambino come se queste tre parole costituissero
una frase fatta ed il suo significato venisse dato talmente per
acquisito da rischiare di non riflettere abbastanza sulla profondità
dell'argomento.
Mi sono sforzata sin dall'inizio di trovare un corrispondente
reale a quella definizione: concretamente e quotidianamente cosa
significava tenere nella giusta considerazione il vissuto del
bambino.
Inizialmente ho pensato ad una metodologia d'insegnamento che
prevedesse spazi e tempi per la comunicazione di esperienze di
vita quotidiana da parte di ciascun alunno, ma gradatamente mi
sono resa conto che tutto ciò rappresentava un'apparenza
e che ancora non avevo colto la questione nella sua essenza.
Leggendo il libro Principi introduttivi alla psicoanalisi (A.Imbasciati)
ho iniziato a barcamenarmi nel linguaggio psicoanalitico e, nella
mia mente, il vissuto del bambino e l'esperienza scolastica
si ponevano in relazione così:
nonostante le universali caratteristiche delle tappe evolutive,
non esistono due bambini che possano apprendere allo stesso modo;
il bambino, a scuola, mi comunica il suo vissuto proprio nel propormi
il suo peculiare modo di apprendere in quanto egli ora è
ciò che ha vissuto, non storicamente, ma soprattutto emotivamente.
Mi sono data questi postulati ed ho cominciato a rendermi conto
che la conoscenza precisa dei "fatti" del bambino non
era essenziale per la comprensione del suo vissuto e, piano piano
quell'astratta definizione prendeva una forma più adeguata...
Alla luce sia della diretta esperienza scolastica sia degli studi
intrapresi in merito, vorrei tentare di definire cosa é
il vissuto del bambino mettendo in evidenza gli elementi che,
combinandosi tra loro, lo costituiscono:
il tipo di incastro che c'è tra i genitori (collusione
della coppia)
le fantasie e le aspettative dei genitori in relazione al bambino
quale spazio, e di che tipo, occupa il bambino nella membrana
dialica dei genitori
come vive il bambino dentro di sé le singole figure e la
coppia genitoriale
come, tacendo i conti con i primi quattro punti, l'io del bambino
ha potuto superare le varie fasi evolutive.
Tutto ciò indubbiamente concorre a determinare "il
quanto, il come ed il quando" egli può apprendere
ciò che a scuola gli si propone.
Penso proprio che sull'argomento sarà necessario fermarsi
a lungo perché dovremo approfondire ognuno di questi punti
dedicandogli il tempo e lo spazio di cui ha bisogno.
Laila Scorcelletti
insegnante elementare - Roma
Articolo pubblicato su Il Bambino e l'Acqua Sporca num.5, agosto 1992.
|