15-4-2000 |
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"Il cristianesimo si riconosce dall’obbedienza", lo ha detto il cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, durante l’omelia conclusiva del congresso internazionale sul tema "il Cristocentrismo nella riflessione teologica contemporanea" promosso dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Il Cardinale Ratzinger ha commentato il testo del Vangelo di Giovanni (Gv 8, 51-59) che ha definito "profondamente Cristocentrico", in sintonia con l’argomento del congresso. Innanzitutto, il Cardinale ha spiegato l’espressione di Cristo: "Se uno osserva la mia parola non vedrà mai la morte" sottolineando che "una conoscenza puramente accademica ed intellettuale non è una vera conoscenza della Parola. E’ necessario vivere la Parola, osservare la Parola. Non solo conoscerla". Il Cardinale ha precisato che il termine "osservare" si può tradurre dal greco come "tenere, trattenere, portare" la Parola. Chi "tiene" la parola obbedisce, come Cristo". "L’obbedienza — ha detto il Card. Ratzinger — distingue il Cristianesimo. L’obbedienza è il distintivo del Cristianesimo nei confronti, per esempio, della gnosi. Oggi abbiamo tanti Cristianesimi che diventano una specie di gnosi, che si contentano di conoscenze accademiche, ma non vogliono conoscere l’obbedienza". Il Cardinale ha proposto anche una riflessione su Abramo, commentando la frase: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e ne esultò". Il Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede ha chiarito che, con questa frase, Cristo ha utilizzato un’esegesi diffusa ai suoi tempi. Si tratta di un’antica esegesi ebraica, diffusa ai tempi di Gesù, secondo la quale Abramo avrebbe avuto la visione della realizzazione delle promesse che Dio gli aveva fatto. Tutte le promesse di Dio ad Abramo erano concentrate sul figlio Isacco. Con la richiesta di sacrificare il figlio Isacco le promesse di Dio sarebbero venute meno. L’agnello trovato nel cespuglio, che sostituisce il figlio, rappresenta nuovamente il dono di realizzazione delle promesse. "Gesù — ha affermato il Cardinale — è la promessa, questo agnello nel cespuglio che redime, che sostituisce il figlio di Abramo e diventa sacrificio al posto suo. L’agnello restituisce la vita, la promessa, tutto". Il Cardinale Ratzinger ha anche sottolineato l’importanza del motivo dell’agnello nel Vangelo di Giovanni. Secondo la cronologia giovannea, Gesù muore sulla croce nel momento dell’immolazione degli agnelli pasquali. Lui è l’agnello di Dio che restituisce a noi la vita, la speranza, il futuro. "Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia — ha concluso il Card. Ratzinger — è Gesù che si immola nel cespuglio, nelle spine della storia. Tocca per noi queste spine e diventa sacrificio per noi. Così ci restituisce la vita". |