Il racconto di Zeus
Una domenica a Ravenna
di Anna Maria Mazzoni

La domenica mi svegliavo con l'odore del brodo.
Sentivo il rumore della pentola che bolliva fino al piano di sopra.
Un senso di beatitudine e di leggerezza mi avvolgeva tutta, ancor più delle coperte che profumavano di spigo e di bucato.
Lo zio Emilio, in cucina, parlava con la zia Rosina, naturalmente in romagnolo.
Anche nei giorni festivi si alzavano presto.
Lui accendeva la stufa con la legna che era accuratamente accatastata nello stanzino che fungeva da ripostiglio.
Lei, alle otto, faceva già la sfoglia. Sentivo il mattarello che si muoveva sul tavolo e cercavo di indovinare quale tipo di pasta avremmo avuto nel piatto di mezzogiorno.
I vetri della camera, non appena arrivava l'autunno, si riempivano di condensa e, opacizzati com'erano, non riuscivo a vedere il cortile e neppure il giardino dei vicini di casa. Alzarsi era una grande impresa.
Faceva molto freddo e i vestiti, posati sulla sedia vicino al letto, li indossavo di corsa, battendo i denti.
Scendevo i dieci gradini che mi portavano in cucina e trovavo lo zio che puliva le scarpe di tutta la famiglia.
Seduto, ancora in pigiama e con una buffa papalina in testa per difendere la pelata dal gelo.
La zia intanto, aveva finito di tirare la sfoglia. "Cappelletti" diceva a volte e allora sì che era festa.
La finestra della cucina era piuttosto grande. Pulivo i vetri con la mano, non prima di aver disegnato con un dito un fiore, un pupazzo oppure il mio nome.
Il cortile era grigio e spoglio e pensavo con rammarico alla bella stagione, quando potevo arrampicarmi sugli alberi alla ricerca di un frutto maturo.
Ma dopotutto, non mi dispiaceva stare a casa in attesa del pomeriggio quando Alberto ci raggiungeva per giocare a briscola e scopa.
Regolarmente perdevo. Mi arrabbiavo, ma una buona cioccolata in tazza mi faceva tornare il sorriso.

I Racconti di Zeus
Somm. Mag. '00 - N° 41

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