Parliamo dell'impianto endosseo.
a cura del dott. Giuseppe Vivirito, specialista in Odontoiatria
Da Zeus n° 41 - Maggio '00

Per impianto endosseo, in campo odontoiatrico, si intende una finta radice costruita in materia biocompatibile (più frequentemente in titanio), che viene inserita nella zona edentula per sostituire il dente mancante. Una volta inserito nella cavità ossea, l'impianto viene ricoperto dai tessuti molli (gengiva) e lasciato quiescente per un periodo che va dai tre ai cinque mesi. Trascorso questo tempo, durante il quale l'impianto fa "corpo" con il tessuto osseo fissandosi saldamente a questo (osteointegrazione), si procede a scoprirne la testa attraverso un piccolo intervento di incisione gengivale.
Sarà bene chiarire che la struttura stessa dell'impianto, lì dove più tardi si inserirà la protesi, presenta una cavità inizialmente chiusa da un piccolo corpo cilindrico che funge da tappo.
In una prima fase, scoperta la testa dell'impianto, si procede a sostituire questo piccolo cilindro con una misura sensibilmente maggiore in modo che possa fuoriuscire dalla gengiva.
Si lascia quindi alla gengiva il tempo di riadattarsi alla nuova condizione.
Questo richiede mediamente una decina di giorni, al termine dei quali si prende l'impronta per la preparazione della protesi.
In questo modo avremo ricostruito l'elemento mancante senza intaccare in modo definitivo nessuna delle strutture dentarie adiacenti, come invece saremmo stati costretti a fare nel caso in cui si fosse optato per altre tecniche protesiche.
Come in tutti gli interventi odontoiatrici c'è ovviamente un rischio di insuccesso, sia pure dell'ordine del 5% dei casi, legato sostanzialmente alla "qualità" dell'osso sul quale si interviene. Infatti una struttura ossea perfusa da una insufficiente circolazione sanguigna o intaccata da processi degenerativi, crea certamente problemi che rendono gli esiti dell'intervento meno sicuri.
Le possibilità di insuccesso comunque, grazie a protocolli molto rigidi, possono essere ulteriormente scongiurate; a tal fine è utile, se non necessario, lo studio di ciascun caso attraverso radiografie, tac e analisi dei modelli.



La cura dei denti
Somm. Mag '00 - N° 41

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