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In un futuro molto prossimo, all’Axa e a Casalpalocco, le elezioni per il rinnovo delle cariche dei rispettivi Consorzi decideranno chi sarà ad occuparsi di due fra i più bei quartieri di Roma (e quindi del mondo).
Quartieri a misura d’uomo, immersi nel verde, che rappresentano delle piccole isole felici circondate da problemi, sempre più evidenti, che una cementificazione selvaggia, a volte abusiva, ha ultimamente acuito: negli ultimi quarant’anni, infatti, a rimanere così com’erano sono state solo quelle strade interpoderali che, invece che da trattori, sono ora solcate ogni giorno da una popolazione più che quadruplicata.
Di opere pubbliche nell’entroterra neanche a parlarne: la miopia di chi dovrebbe curare i lavori pubblici nel Comune di Roma e in XIII è fin troppo evidente, i problemi aumentano e rimangono irrisolti, i miliardi vengono spesi in consulenze invece che in strade e il degrado lentamente avanza.
Una cosa però ci riconsola: basta svoltare dalla Colombo o da Via Macchia Saponara nell’Axapalocco ed eccoci, come per incanto, precipitati in un’altra dimensione.
Le strade asfaltate e pulite, il verde curato e potato (per qualcuno anche troppo), le luci che quando si rompono vengono sostituite entro una settimana, ci ricordano che non è poi così difficile fare il proprio dovere di amministratore della cosa pubblica: basta un po’ di buon senso (merce, sì sempre più rara, ma tuttora reperibile) e un presidente che, mutatis mutandis, non intenda per Consorzio la via in cui risiede e pensi a curare solo quella.
Quanto di buono hanno prodotto le varie gestioni consortili che si sono succedute negli ultimi trenta-quarant’anni va però difeso con i denti da chi sta cercando di ridurre questi quartieri alle borgate cui è affezionato.
Sono infatti arcisicuro che, qualunque siano i risultati delle elezioni consortili, i giardini, le strade, i depuratori dell’Axapalocco continueranno ad essere ben curati.
Ma, come la vicenda-Corvini ha dimostrato, i pericoli vengono dall’esterno e la prima preoccupazione dei nuovi CdA dovrebbe essere quella di scegliere al loro interno le persone in grado di sollecitare, seguire, indirizzare i lavori che non competono ai Consorzi ma ad un’amministrazione pubblica che si è finora rivelata assente, quando non addirittura dannosa.
Nel 2001, infatti, ci saranno le elezioni comunali e in campagna elettorale si assiste spesso a veri e propri “risvegli”: strade ripianate, in un fine settimana, delle buche di anni ed anni; capacità progettuale improvvisamente rimanifestatasi dopo mesi di torpore; qualche segno di presenza di assessori e consiglieri che giustificano il loro l’incarico anche in quartieri che hanno fortunatamente potuto fare spesso a meno di loro.
Si rende pertanto necessaria la presenza di una sorta di “Ministro degli Esteri” consortile che tuteli la residenzialità e la buona amministrazione di quartieri che costituiscono il fiore all’occhiello della Tredicesima. Prima che sia troppo tardi.
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