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L'acqua è una risorsa importantissima e un bene prezioso e, come tale, va preservata in ogni modo possibile.
Questo concetto è ben chiaro a quanti vivono in quelle regioni del mondo e, purtroppo, anche del nostro Paese, in cui l'acqua potabile è un vero e proprio lusso.
È proprio considerando queste difficili realtà che la situazione in cui si trova il Consorzio dell'Axa, costretto a buttare 2200 m³ al giorno di acqua ai limiti della potabilità (secondo i criteri fissati dalla Legge Merli), appare del tutto inaccettabile.
Per porre fine a questo spreco il Consorzio, in collaborazione con l'FP Progetti (Società di impianti di irrigazione), ha messo a punto un piano per il recupero, il trattamento e, infine, lo sfruttamento irriguo dell'acqua, prodotta dal depuratore di proprietà consortile.
Il progetto consentirebbe, tra l'altro, un notevole risparmio economico per il Consorzio e di conseguenza per tutti gli abitanti dell'Axa.
Attualmente, infatti, per l'irrigazione dei prati e dei giardini del quartiere si utilizza l'acqua di dodici pozzi, acqua che, secondo la legge, deve essere regolarmente pagata al Comune di Roma.
Tuttavia, nonostante i molti aspetti positivi, il progetto, a causa soprattutto di vuoti e ritardi normativi, è fermo da circa un anno e mezzo non riuscendo ad ottenere i permessi di cui ha bisogno. Al momento l'intoppo è al livello di Asl.
Trattandosi, infatti, di un piano per il riutilizzo di acque di scarico e investendo, dunque, questioni di inquinamento igienico-ambientale, le autorità regionali hanno rimandato la sua approvazione alle Aziende Sanitarie Locali.
Ma facciamo un passo indietro nella lunga e intricata strada percorsa dalla pratica.
Il progetto, conforme alla legge Merli in quel momento in corso, è stato presentato alle autorità regionali competenti pochi giorni prima l'entrata in vigore di una nuova legge Europea sul riciclo dell'acqua (legge 152).
Questa legge rimanda, per quanto riguarda i parametri che l'acqua per usi irrigui dovrebbe rispettare, alla normativa regionale. Nel caso della Regione Lazio, però, essendo ancora assente la normativa al riguardo è stato avviato un regime transitorio (di tre-quattro anni) durante il quale è riconosciuta la validità dei parametri fissati dalla vecchia Legge Merli, parametri ai quali il progetto presentato dal Consorzio è conforme.
Sembrerebbe dunque tutto a posto, ma, ed è proprio qui l'intoppo, il dirigente dell'Asl di Via Merulana non vuole prendere in considerazione questo regime transitorio, assumendosi la responsabilità dell'approvazione del progetto.
L'Italia si trova, dunque, in una situazione di sostanziale vuoto normativo al quale sarebbe opportuno porre al più presto rimedio.
Molto diversa è la situazione negli Stati Uniti dove, già da molti anni, è stata affrontata la questione del risparmio e della gestione dell'acqua attraverso, per esempio, la fissazione per legge di criteri di efficienza ai quali gli impianti d'irrigazione devono conformarsi.
Proprio di questo si è parlato nel Convegno sulla "Gestione delle risorse idriche" tenutosi lo scorso 24 marzo presso il Park Hotel Costanza. Il relatore, Mr. Dave Pagano, ha presentato un programma, utilizzato fruttuosamente in California, di gestione intelligente dell'acqua irrigua che consente un notevole risparmio idrico ed economico e dunque un reale beneficio per diversi soggetti.
È stato proprio nell'ambito di questo Convegno che il presidente del Consorzio dell'Axa, Franco Di Pietro, ha sollevato la questione dello spreco dell'acqua nel quartiere, sperando di ricevere, da esperti nel settore, chiarificazioni e risposte al problema.
In realtà, di scarso aiuto sono stati i rappresentanti dell'Acea intervenuti, i quali non conoscevano nemmeno il prezzo dell'acqua per metro cubo e, più che esperti, sembravano in quel convegno (è proprio il caso di dirlo!) dei pesci fuor "d'acqua"!
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