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Dettagli e curiosità di un'invidiabile vacanza
Rio de Janeiro, la "cidade maravilhosa"
Di Luca Leonardi
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Fale ao motorista somente o indispensàvel.
La scritta, onnipresente sugli onibus che a Rio sono frequentissimi e ti portano dappertutto in pochi minuti, riassume meglio di molte parole la filosofia del popolo brasi-liano. Un popolo che, insieme alle bellezze "naturali" (nel senso più esteso del termine) di cui Rio de Janeiro abbonda, rappresenta uno dei veri motivi per i quali ci si reca in Brasile: allegra e tollerante, non si vieta di parlare al conducente - disposizione che, tra l'altro, nessuno osserverebbe - ma si consiglia di farlo "solamente se indispensabile".
Rio, oltre che maravilhosa come i suoi abitanti amano definirla, è città ricca di contrasti che meravigliosa, riesce a far meravigliare.
La città, dalle lunghe e celebri spiagge nelle quali centinaia di persone ti vendono di tutto (dagli spiedini di gamberi alla Skol, la birra brasiliana ghiacciata e leggera che va giù co
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come l'acqua; dai campioncini di abbronzanti al matte leao, il dissetante tè che evita sbornie pomeridiane), ha invece un mare per nulla cristallino che, unito alla forte corrente e a onde che fanno la gioia solo dei surfisti, rende il bagno nelle acque carioca un'esperienza che sembrerebbe un delitto non fare, ma alla quale si può tranquillamente rinunciare.
Meglio trascorrere il tempo osservando la vita della spiaggia con le sue infinite partite di calcio e pallavolo (con mani e piedi), i concerti che si susseguono in palchi che durano un paio di giorni per essere poi rimontati a qualche chilometro di distanza; i pescatori, per fame più che per passione, e il continuo viavai di turisti, podisti e ... ciclisti che caratterizza i lungomare di Ipanema e Copacabana: sì, perché sulla spiaggia il cemento è vietato (Ostia, fortunatamente, ... non docet!) e sul lungomare l'uso dell'auto è disincentivato non solo da un ottimo sistema di trasporto pubblico e dalla voluta scarsità di parcheggi, ma anche da una lunga e frequentata pista ciclabile.
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I carioca preservano dunque con ammirabile sagacia la loro principale fonte ricchezza, lasciandola fruibile da tutti. Senza però impedire che possa divenire sede di veri e propri eventi televisivi, come, ad esempio, per il programma O+ (O positivo) della Band TV, che sulla spiaggia di Barra da Tijuca popolata da surfisti (foto sopra) ospita i gruppi musicali più amati dai teenagers brasiliani, alternandoli a giochi, quiz e spettacoli vari.
Assistere a una puntata di O+ è un'esperienza indimenticabile.
Due deliziose fanciulle (a lato) avrebbero la funzione, del tutto pleonastica, di scatenare l'entusiasmo del pubblico, ma alle prime note di axè, frevo e samba decine di brasiliane, con innata naturalezza e tra un entusiasmo coinvolgente, ci ricordano quanto siano inutili i corsi di ballo che ci ostiniamo a seguire nel Bel Paese: i balli, come le lingue, vanno imparati nei luoghi di origine!
Nel backstage vengo a sapere dalla simpatica Valeria, che come la quasi totalità dei brasiliani adora l'Italia e gli italiani, dell'asta di beneficienza via Internet alla quale i musicisti ospiti di O+ partecipano, donando, chi una felpa chi uno strumento, per sostenere un'associazione che si occupa di bambini handicappati.
E, sempre a proposito di bambini, come non pensare ai meninhos de rua, i bambini, abbandonati dalle famiglie, che vivono di elemosina e piccoli furti, sniffando colla da bottigliette di plastica per lenire la fame e dormendo sotto cumuli di cartoni... animati (nel senso che si sembrano muoversi senza una spiegazione plausibile, salvo poi rivelare, all’improvviso, gruppi di bambini che dormono abbracciati per resistere al freddo).
“200 milioni di bambini nel mondo vivono per strada, nessuno è cubano” - recita un cartellone all’uscita dell’aeroporto de L’Avana.
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Sicuramente alcuni milioni sono brasiliani.
E, fra loro, la stragrande maggioranza è di colore: a Rio è possibile incontrare persone di pressocché tutte le sfumature di colore della pelle, allegramente mescolate fra loro.
Il razzismo non provoca distinzioni sociali, lo si percepisce però come fatto economico: i locali notturni più “in” sono pieni di eleganti ragazze, di lontana origine europea, che sorseggiano gustosissime caipirinhas; in quelli più a buon mercato di Copacabana, frotte di mulatte cercano di accaparrarsi il turista di turno e, con lui, di trovare la maniera di... sbarcare il lunario!
Di fronte alla discoteca Help l’italiano è, con l’inglese, la lingua ufficiale della notte: gruppi di “vitelloni” bivaccano nel prospiciente bar all’aperto in tavoli a “composizione variabile” nei quali la domanda e l’offerta di sesso a ore si incontrano per decidere dove, come, quando e ... “a quanto” trascorrere la notte.
Le ragazze si conoscono tutte fra loro, si scambiano consigli e adocchiano passanti consapevoli e mariti ignari: è capitato di vedere situazioni comiche in cui una moglie “marcava stretto” il proprio marito e un’altra, attardatasi nel mercatino di costumi e magliette del lungomare, sopraggiungeva nel bel mezzo dell’approccio con conseguente ritirata strategica della precipitosa offerente!
Ma la vita notturna di Rio non si esaurisce certo nelle “discoteche” di Copacabana.
A Rio ogni occasione è buona per divertirsi e, senza addentrarsi nel celebre Carnevale e in tutto quanto ruota intorno alle scuole di samba (che il sabato sera sono di solito aperte alla visita dei turisti), basterebbe limitarsi alla musica, suonata e ballata, che impazza dappertutto, nei locali destinati a concerti, nei palchi sulla spiaggia ma anche per strada, da gruppi che si esibiscono fra i ristoranti del lungomare.
L’ultima curiosità riguarda però il calcio e la birra: due grandi passioni brasiliane. Una marca di birra ha creato la Kaiser Clube, una lattina con i colori di diverse squadre di calcio (Flamengo, Botafogo, Corinthians). Una percentuale delle vendite va alle singole società calcistiche: è piccola, ma moltiplicatela per milioni di lattine bevute all’anno...
Volete vedere che l’idea prenderà presto piede anche in Italia?
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