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Julia Roberts è la bella delle belle, è la ragazza che vorresti portare all'altare ma che si è innamorata del tuo vicino di casa, del tuo compagno di banco e che sei costretto a guardare senza toccare, a desiderare senza speranza.
Hugh Grant è l'amico che rimorchia senza accorgersene e che però si fa una sacco di problemi per quella volta che è andata così e per quell'altra che poteva andare meglio...
Questi due, attenti a questi due, non sono solo due attori, sono due facce che si sovrappongono alle storie, alle vite che sono chiamati a interpretare e che per forza alla lunga rifanno il verso, ripetono il gioco del deluso di successo e della bonona con un po' di cervello e sentimenti.
Notting Hill è il filmettino che li mette insieme, dietro le quinte c'è il gruppo che ha fatto fare miliardi a Quattro matrimoni e un funerale e che fa ridere per quella diva che perde la testa per uno qualunque, anche se poi come scritto poche righe fa, non è così qualunque.
Il titolo è fornito da uno dei quartieri più in di Londra, una sorta di Parioli, Trastevere, Axa e Casalpalocco miscelato insieme, che è da tempo al primo posto nelle richieste di investimenti immobiliari; le scene sono tutte piene di luce, di fiori e di luna come in un depliant per viaggi organizzati.
Il prodotto - intendiamoci - è ben realizzato, tutto scorre e fa stare dietro al percorso scontato, che è bene vedere con qualcuno che si vuole conquistare e che potrete stupire spiegando che uno dei più lunghi "piani sequenza" di quest'anno cinematografico (tecnica di ripresa che non utilizza il montaggio e che segue il soggetto fin quando vuole), è stato realizzato al computer perché ci si è accorti che era una bella cosa da fare.
Una volta si facevano dal vivo, guarda te.
Post scriptum. Notate la differenza di recitazione, tutta in meglio, tra la prova offerta da Julia Roberts e quella offerta sempre a fianco di Hugh Grant, a suo tempo, dall'algida Andie MacDowell.
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