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Presentato alla Libreria Arcadia "Ricorda di dimenticarla", il romanzo di Corrado Calabrò, ambientato a Casalpalocco.
Un libro finalista al premio Strega come Ricorda di dimenticarla non si critica, ma si legge e si ringrazia l'autore per il lavoro che ha fatto. E basta.
Corrado Calabrò fa fare un viaggio nel tempo, nelle abitudini e finanche nelle perversioni con una maestria uguale dalla prima all'ultima pagina, dalla prima all'ultima parola.
La vicenda corre negli anni, nei ricordi e nei personaggi di Casalpalocco, di quest'isola verde che fa pensare all'America - scusate ma guardando certe cose ci penso ancora, mannaggia a me (Simone Navarra ha riaperto il 17 luglio 1997 con 4 suoi amici il Drive In - n.d.e.) - e Calabrò costruisce un romanzo che per impianto ha il sapore delle cose lontane, delle cose e delle donne che hai visto una volta o di cui hai sentito parlare e che ti hanno fatto perdere la testa.
Perché se il mondo ha la luna per satellite e gira intorno insieme con un altro mucchio di pianeti, la forza di queste parole, la loro leggibilità, si ritrova nelle immagini che evoca e nella descrizione anche pignola di quel che si muove intorno a noi.
E alla presentazione il "giudice-poeta-scrittore" (come ci ricorda quel grande teatrante che è l'altro giudice Gennaro Francione) precisa: "È brutto dire "un albero": è molto meglio spiegare a che famiglia appartiene, quanta ombra fa d'estate e quante foglie perde d'inverno".
In queste pagine c'è una donna, Leda, che potrebbe essere anche un uomo, e c'è un uomo, Alceo, che potrebbe essere anche una donna; loro si rincorrono, si torturano, si toccano e si perdono.
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