La prima pagina de "La strage dimenticata"
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C'era, fra i libri di mio nonno, una tragedia in versi (e naturalmente in cinque atti) che io, ancora caruso, più che leggere, quasi quasi mi mangiai avidamente: si intitolava La tragica storia di Issione ed autore ne era - come dichiarava la copertina - il cavalier Artidoro Scibetta, notaro, mi pare di ricordare, in Aragona. La vicenda non si allontanava manco d'un passo dallo schema che, da Shakespeare in poi, ha fatto impregnare d'inchiostro migliaia di fogli e di lacrime milioni di fazzoletti: il contrastato, e perciò alla fine inevitabilmente tragico, amore fra due giovani. Nel caso specifico, lei si chiamava appunto Issione, orfana e figlia di schiavi, mentre lui, ricco e bello, aveva lo stesso nome dell'autore, Artidoro (e non fui in grado, a quell'età, di avviare un indagine sull'elemento autobiografico della tragedia, ma il suggerimento c'era, e chiarissimo). A un certo punto, il potente padre d'Artidoro ordina a due sicari, Antemio e Aristogitone, d'ammazzare lo zio d'Issione, uomo assai avanti negli anni, che alla fanciulla ha fatto praticamente da padre. Il picciotto Antemio è appena incignato all'arte di uccidere, ma su quella strada volenterosamente avviato, tanto è vero che lo |