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I SANNITI  

I ROMANI 

I LONGOBARDI 

ISOLA PONTIFICIA  

VINCENZO MARIA ORSINI  

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I MONUMENTI  LE CHIESE:

Bue Apis

  88 d.C.

  Obelischi Egizi 88 d.C.

Arco di Traiano 114 d.C.  

Ponte Leproso

Teatro Romano 200-210 d.C.  

Criptoportico dei Santi Quaranta

S. Ilario 

VI- VII secolo

Cripta Cattedrale  

VIII secolo  

S.Sofia  

762

Mura longobarde Port'Arsa Cattedrale

  XII secolo

La 

JANUA MAJOR,

LA PORTA DI BRONZO 

DEL DUOMO

VAI ALLE PAGINE CHE PRESENTANO LA BELLISSIMA PORTA DI BRONZO DELLA CATTEDRALE DI BENEVENTO

Rocca dei Rettori  

1321  

con annessa sezione storica del Museo del Sannio   

Piazza Matteotti 1809  

Museo del Sannio

  (Chiostro S.Sofia) nato nel 1806 Sezioni: Archeologica Arte medioevale Arte moderna Medagliere Pinacoteca Gabinetto disegni e stampe  

Biblioteca Capitolare ricca di pergamene e codici per lo più in scrittura beneventana (VIII-XIII secolo)     

I SANNITI 

Fondata secondo la leggenda da Diomede, Benevento è una città le cui origini si perdono nel tempo.  

   Da antiche monete emerge, attraverso i millenni, il suo nome primitivo: MALIES.  

   Da qui la trasformazione in Maloenta, Maloenton, Maleventum e finalmente Beneventum grazie alla vittoria riportata nel 275 a.C. dai romani contro Pirro.  

    La città era una delle capitali dell'antico Sannio, il cui popolo, fiero e valoroso, aveva dei fondamenti etici che tuttora restano patrimonio inalienabile della Gente Sannita.  

   I Sanniti umiliarono l'esercito romano, in marcia su Benevento, nella conca di Caudio. Da qui il nome di Forche Caudine. A capo dell'esercito Sannita era Caio Ponzio Telesino.  

  

I ROMANI  

   Ma, vinta dai romani dopo alcuni decenni di guerra, la città divenne e si mantenne nei secoli fedele a Roma, del cui traffico viario divenne un importante centro sulla via Appia. E da Benevento Traiano fece partire quella che divenne una scorciatoia per le Puglie, la via Traianea il cui ricordo è immortalato dallo stupendo arco trionfale innalzato proprio all'inizio della stessa intorno al 114 d. C..  

   Queste importanti arterie contribuirono a fare di Benevento una grande città, sempre più bella e fiorente per tutto il terzo e quarto secolo d.C..  

   Le vicende che accompagnarono la decadenza della città ebbero il loro momento più drammatico con le invasioni barbariche dei Visigoti, nel 410 e dei Vandali nel 455.  

  

I LONGOBARDI  

    Finalmente, nel 571, dopo gli ultimi saccheggi perpetrati dai Goti e dai Bizantini, Benevento venne conquistata dai Longobardi che ne fecero la capitale della Longobardia meridionale.  

   Gradualmente la città acquistò importanza e fama e divenne una delle più belle dell'Italia meridionale. Non solo, ma il Ducato, ingrandito da conquiste fortunate e da pacifiche annessioni in Campania, Abruzzo, Puglia, Lucania e Calabria,    raggiunse tempi di grande splendore, soprattutto in seguito alla conversione dei Longobardi al Cattolicesimo.  

   "E il merito fu di S.Barbato, il vescovo Beneventano che, dopo un lungo, fervido apostolato, nel 663, alla felice conclusione dell'assedio posto alla città dall'imperatore Costante II, convertì il Duca Romoaldo II e la sua gente ed abbatté il noce sacro a Wothan.  

   E' questo il noce della leggenda che ha dato a Benevento una fama forse maggiore di quelle che le deriva dalle tradizioni e dal patrimonio artistico: le leggenda delle streghe.  

   Se altre città, infatti, trassero dalle streghe una fama spesso triste, Benevento più che di malefici e di relativi mostruosi processi, vanta il primato di una saga suggestiva, che ha ispirato nei secoli poeti ed artisti.  

   Essa nacque quando l'antica credenza dell'esistenza delle streghe si fuse con gli echi dei misteriosi riti dei Longobardi. Si riunivano, questi, fuori dalle mura della città, intorno al noce sacro a Wothan, vi sospendevano una pelle di caprone e durante la sarabanda sfrenata la colpivano con le frecce e ne mangiavano un pezzo. I Beneventani spiavano atterriti i riti pagani e i racconti che ne facevano diventavano sempre più fantasiosi. Si che anche quando i Longobardi divennero cattolici e il noce sacro fu abbattuto, le voci di fatti misteriosi continuarono a circolare. Solo che ai guerrieri vennero sostituite donne danzanti freneticamente intorno all'albero; agli urli di guerra successe il frastuono scomposto dell'orgia.."(Mario Rotili, Benevento e la sua provincia, guida artistica illustrata, Ed. Moneta, pag. 7-8).  

    Certamente anche Benevento ha avuto la sua epoca d'oro che è coincisa con il Principato di Arechi II, il sovrano illuminato che si circondò, nella sua corte, di artisti e uomini del Sapere tra i quali Paolo Diacono, storico della Longobardia, che lo celebrò  come elargitore di gioia, di prosperità e di grandezza.  

   A rappresentare questo periodo aureo della Storia Beneventana c'è, innanzitutto, la presenza di monumenti che risalgono a tale periodo, come l'ultramillenaria Chiesa di  S.Sofia con l'annesso chiostro, la cinta muraria, la cripta della cattedrale. E poi, la scrittura cosiddetta "beneventana"   caratterizzata dalla straordinaria eleganza delle sue lettere regolari. La Biblioleta Capitolare di Benevento conserva moltissimi manoscritti con miniature redatti in questo tipo di scrittura  diffusa in tutta la Longobardia minore, soprattutto nei grandi eremi monastici di quel tempo come Cassino e S.Vincenzo al Volturno, ma anche in tutta Italia, competendo addirittura con la scrittura Carolina.  

   Ma, come ogni Potenza di questo mondo, anche il Principato longobardo di Benevento seguì la sorte di quello settendrionale e, dopo lotte cruente, si divise nei tre  stati di Benevento, Salerno e Capua finché, lacerato da guerra esterne e contese interne, fu vinto dai Normanni.  

  

  

ISOLA PONTIFICIA 

Fu allora che la città chiese aiuto e protezione a Papa Leone IX che, nel 1077, la occupò.  

   Ma non fu un possesso tranquillo, quello del Papato. Infatti la città divenne, anche se per brevi periodi possedimento di Federico II, di Manfredi che vi trovò la morte combattendo contro Carlo D'Angiò, (in co' del ponte presso a Benevento, come recita l'Alighieri nel terzo cantico del suo sommo poema), di Ladislao, di Giovanna II, di Alfonso d'Aragona, di Ferrante I, di Carlo V.  

   Brevi momenti che intervallarono il lungo periodo storico nel quale la città, isola pontificia, custodisce gelosamente quell'autonomia comunale concessale dalla Chiesa nel 202, con l'approvazione di statuti particolari.  

   Un isolamento che se da una parte favoriva un clima di pace politica e sociale, dall'altra contribuiva anche ad isolare la città dai commerci che si sviluppavano altrova.  

   Una situazione che degenerò, in lotte aspre tra le opposte fazioni della città, ma che grazie a Dio,  si risolse con la pace conclusa nel 1530.  

  

  VINCENZO MARIA ORSINI  

   Pestilenze, carestie e terremoti caratterizzarono la vita della città nel Seicento. Ma ad illuminare questo periodo triste e sofferto della Storia Beneventana, fu la figura straordinaria di quello che rimane, forse, uno dei più grandi Pastori della Storia della Chiesa Beneventana: Vincenzo Maria Orsini.  

   In seguito ad un terremoto catastrofico per la città, nel 1688, il cardinale Orsini si salvò fortunosamente.  

   Egli non solo ricostruì la città a spese sue, ma incrementò tutte le attività, a cominciare dalla creazione del monte frumentario (chiamato poi Monte dei Pegni Orsini) che serviva soprattutto per aiutare la gente povera e combattere l'usura, per poi costruire una fontana nel cuore della città, in quella piazza che tuttora porta il suo nome.  

   Benevento fu di nuovo sconquassata dal sisma del 1702. Ma ancora una volta l'Orsini si mise al lavoro, impegnandosi per una nuova ricostruzione della città, sì da essere celebrato come Alter Conditor Urbis.  

   Innamorato della sua Benevento, il cardinale Orsini venne eletto Papa col nome di Benedetto XIII. Avrebbe voluto continuare a vivere in questa sua città che forse ha amato come nessun altro. Lo dimostra il fatto che, pur eletto Sommo Pontefice, volle continuare a conservare il titolo di Arcivescovo metropolita di Benevento.  

   Una straordinaria ed infaticabile figura di Pastore che seppe girare la grande Arcidiocesi Beneventana in lungo ed in largo, senza mai stancarsi, inaugurando chiese, cappelle, intessendo rapporti stretti con i suoi sacerdoti, ma soprattutto, inviando lettere pastorali con le quali sempre esortava il clero a curare i malati e gli anziani.  

     Solo il caso di avere, con sé a Roma,  collaboratori non all'altezza della sua straordinaria anima di Pastore ha impedito a Vincenzo Maria Orsini di essere elevato agli onori degli altari. Ma si tratta pur sempre di un figura di primissimo piano della Storia millenaria e gloriosa della città di Benevento e di un Pontefice tra i più straordinari del suo tempo.  

   Dopo altre brevi interruzioni: l'occupazione dell'esercito borbonico nel 1798, quella delle truppe francesi negli successivi alla rivoluzione e del periodo napoleonico, allorché la città fu, dal Bonaparte, donata al duca Carlo Maurizio di Talleyrand (al quale era anche dedicata la cosiddetta Piazza Santa Sofia, attualmente piazza Matteotti), l'occupazione austriaca del 1815, Benevento tornò alla Chiesa.  

   Finalmente, il 3 settembre 1860, cadde l'antico governo pontificio, mentre il 25 ottobre seguente un decreto del Pro Dittatore Giorgio Pallavicini confermava una promessa di Garibaldi proclamando Benevento capoluogo del Sannio.  

   In seguito alle immani distruzioni causate dai bombardamenti del 1943, interi quartiere furono distrutti. Ma la cittadinanza dette grande prova di coraggio sì da meritare da Medaglia d'oro al valor civile.  

   Una Storia che, costruita sulle grandi prove e sofferenze del passato ed impastata dai profondi valori religiosi e morali, non può che edificare una nuova società aperta al Bene ed alla crescita civile e sociale. 

   

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