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La protesta è ancora una virtù?

A 30 anni dalla morte di Don Milani, finalmente i mass media hanno parlato di questo "affascinante" ma sconosciuto personaggio sebbene la scuola, il mondo per cui tanto lottava e che tanto amava, non se ne è mai occupata, probabilmente a causa della vastità dei programmi che impediscono l'approfondimanto di questa figura.

Nel mio articolo vorrei riallacciarmi a ciò che conosco del suo pensiero, per capire che cosa veramente rappresenta la protesta nel mondo dei giovani.

Abbiamo gli strumenti per protestare? Sappiamo sempre per che cosa lottiamo o siamo soltanto alla

ricerca di una libertà che a volte può rendere schiavi, di una ricchezza che può dare solo povertà e di un accordo con gli altri che non è scontro e confronto, ma solo passiva accettazione?

Il mondo sembra pieno di agenzie che producono identità e noi tutti diventiamo consumatori del parere degli esperti, ma nessuno di noi ha la capacità di crearsi liberamente una propria personalità, nessuno si sa difendere o ha i mezzi per scegliere di cambiare se stesso. Inoltre la scuola non ci aiuta ad affrontare meglio il nostro cammino, non ci indica una strada più semplice, essa dà solo delle certezze, delle nozioni, non insegna il pensiero critico poiché non rende i cittadini sovrani, in grado di scegliere "...perchè è molto più libero chi dona la sua libertà rispetto a chi la difende..." (Don Milani)

Io non credo che la vera protesta sia rappresentata per forza da una occupazione o da una manifestazione illegale e violenta, la prima protesta deve partire da noi stessi, dalla capacità di metterci in gioco e dalla nostra volontà di saper cambiare e di rimanere uguali, se è necessario;

"Uomo o donna non si nasce ma si diventa" ed è per questa crescita che la scuola deve insegnare a rischiare se stessi e ad accettare i propri limiti come inizio di un arricchimento personale. Essere cittadini o sovrani di se stessi non è semplice perché significa assumersi completamente le responsabilità della nostra mente e del proprio corpo; un corpo che diventa il luogo dell'autocoscienza di sé, espressione della nostra identità e della nostra storia, un corpo vivo.

La mia protesta è riuscire a riconoscere i miei limiti perché solo così posso esprimere al meglio le mie possibilità, la mia protesta è una uguaglianza che nasce da l'affermazione della diversità perché "....tutti i ragazzi sono diversi..." e allora perché il mondo, la società, la scuola, tendono a rendere tutti uguali e a perseguire una "normalità malata"? La scuola diventa davvero un "...ospedale che cura i sani e respinge i malati..., uno strumento che toglie la libertà di espressione e distrugge la cultura..." un mezzo che non serve alla vita?

Dilemma di chi critica

Critico per non partecipare o partecipo per non criticare?

A giudicare dalle poche partecipazioni e dalle molte proteste... la risposta è facile!!!

Sarà necessario, allora, che qualcuno trovi il "...coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto..." e sarà necessario che il mio sentirmi partecipe della umanità sia lo stimolo per protestare e per andare avanti senza troppo timore di dover rispondere, non importa se avrò dei dubbi, non importa se sarò insicura perché la mia paura e la mia incertezza diventeranno la mia forza.

Così, cari compagni del Newton, vi invito a protestare. Protestate se questo giornalino non vi piace. Protestate se il tema che abbiamo scelto vi sembra banale. Protestate se le vignette non sono molto divertenti. Protestate......... ma fateci sapere per che cosa lottate, cosa volete cambiare. Forse potremo farlo insieme, forse potremo liberarci da questa indifferenza che ci circonda, forse diventeremo finalmente "obbedienti nella disobbedienza"!

Veronica Calzone

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