- pag. 3 -

La protesta nella storia

Avanti... Ercolina!

L'immaginazione, la fantasia rappresentano una parte importante dell'uomo, di cui, certamente, non è possibile dimenticarsi neppure nell'accingersi a scrivere qualcosa di vissuto come la storia.

Provando, dunque, a pensare quest'ultima alla stregua di una immensa scala fatta di infiniti gradini in salita, vedremo come, logicamente, il presente stia nel suo punto più alto; da questa posizione privilegiata l'orizzonte si estende fino ai tempi più remoti, fino alle nebbie e alle foschie del passato che è forse meglio evitare per rivolgersi, con sguardo più sicuro, verso momenti a noi vicini.

La storia degli ultimi trenta anni ha rilevato, in un lasso di tempo relativamente breve, fermenti di protesta fra i più vari che spaziano, nelle loro manifestazioni più importanti, dalle rivendicazioni operaie alla emancipazione femminile.

Denominatore comune di tanti di questi movimenti è stato sicuramente quell'eccezionale rivoluzione economica dell'occidente che aveva portato alla ribalta modelli di consumo e produzione tipici del capitalismo.

Ai grandi cambiamenti verificatisi non era, però, seguito una sviluppo sociale omogeneo, e fu proprio questa settorializzazione dimostratasi connaturata al sistema capitalistico, ad accendere, insieme agli echi degli avvenimenti cinesi e ungheresi, il malessere di coloro che rifiutavano il modello di vita proposto dal consumismo ed i suoi valori.

Nacque così l'autunno caldo quando, accanto a chi combatteva per salari più alti e condizioni di lavoro meno pesanti, si espanse a macchia d'olio la rivolta degli studenti. Fu una rivolta rabbiosa di grandi masse di giovani che denunciavano il controllo repressivo e burocratico della scuola e più in generale della società, quell'abbraccio asfissiante della cultura capitalistica contestato anche dall'opera di Don Lorenzo Milani.

Si reclamavano dunque nuovi spazi di autonomia e di libertà, che sembravano potersi trovare all'interno delle dottrine socialcomuniste rivedute e corrette alla luce dell'anarchismo e della partitocrazia.

Con gli anni settanta le proteste sociali si indirizzarono sempre più verso l'emancipazione femminile, mentre in campo politico le rivendicazioni si fecero strada con la terribile esperienza terroristica.

Nel resto del mondo è la lotta politica e sociale delle popolazioni oppresse a farla da padrone, soprattutto quando a guidarla sono personaggi capaci e decisi come Nelson Mandela nel suo Sudafrica.

A grandi passi giungiamo ai nostri giorni, con i loro problemi economici che esasperano un po' tutti, dagli allevatori agli studenti, soffermandoci prima però davanti ad un gesto generoso e coraggioso come quello immortalato a Pechino nelle note immagini del giugno 1989.

Quel giovane che sfida una colonna di carrarmati nell'immensa piazza Tian an Men è il simbolo della più vera protesta: da solo, fuori da ogni condizionamento di gruppo, si offre alla violenza pur di non tradire quegli ideali di libertà ed eguaglianza che condivide con chi come lui si oppone all'autoritarismo.

Simone Neri

1