La corona di Costantino IX Monomaco (1042-1054)
Concezione del potere imperiale
CONCEZIONE DEL POTERE IMPERIALE
Come scrive l'Imperatore Costantino Porfirogenito nel "Liber de cerimoniis aulae byzantinae" ("Libro delle cerimonie della corte di Bisanzio"), l'Impero terrestre ha il preciso compito di riprodurre quello celeste. Per questo la società bizantina ebbe una struttura gerarchica e piramidale, ed i reati contro il sovrano erano considerati nè più nè meno che sacrilegi; sempre per questo, sin quasi alla fine gli Imperatori d'Oriente ebbero pretese non solo sul territorio dell'antico Impero Romano, ma su tutta la terra abitata (ecumene). Si diceva che un angelo avesse consegnato il diadema al primo "basileus", Costantino il Grande. Comunque, il basileus (come il sovrano veniva chiamato dal regno di Eraclio) doveva ricordarsi di essere un mortale; appunto per questo nelle maggiori cerimonie portava un sacchetto di seta purpurea (detto "anexikakia") intessuta d'oro contenente terra estratta da tombe. L'Imperatore la baciava ad intervalli regolari, mentre il "parakoimomenos" (funzionario di cui parleremo in seguito) gli ripeteva incessantemente "Ricordatevi della morte". Il giorno dell'incoronazione, il sovrano doveva scegliere il marmo per il proprio sepolcro. Infine, in particolari occasioni l'Imperatore sedeva su un trono a due posti, occupandone il sinistro nelle festività religiose; allora nella parte destra era posta una croce, a simboleggiare la presenza di Cristo. Importantissima era anche la figura dell'Imperatrice, "basilissa", che dalla fine dell'VIII secolo fino a tutto il IX venne scelta attraverso "concorsi di bellezza" in una rosa di candidate provenienti da tutto l'Impero, che appositi messi avevano selezionato in base alle "misure ideali riportate sulla tabella detta "metro imperiale". Da notare infine che tutti potevano diventare Imperatori ad eccezione di eunuchi e religiosi.
L'Imperatore Eraclio eseguì durante il suo regno due importanti riforme: quella dei themi (trattata in uno spazio a parte) e quella che portò alla creazione dei "sekreta", ovvero ministeri, comandati da un logoteta, ciascuno addetto ad un particolare aspetto dell'amministrazione. Abbiamo così il logoteta del dromos (addetto a posta ed affari stranieri), che aveva come "vice" il "protonotaro", e che in età comnena fu soppiantato dal logoteta "ton secreton", detto anche "gran logoteta"; poi un logoteta addetto alla riscossione delle tasse ("ghenicou") ed un altro cui spettava l'amministrazione dell'esercito ("stratioticou"). C'era anche il logoteta "del pretorio", responsabile delle carceri dette appunto "del Pretorio". Il funzionario addetto a controllare e coordinare l'opera dei due logoteti precedenti (e di un terzo detto "ithikou"), una specie di plenipotenziario in campo finanziario, era il sakellarios, sostituito in età comnena dal "megas loriastes". Le riserve auree dello Stato avevano come amministratore il cartulario "del sakellios", quelle naturali il cartulario "del bestiario". Importantissimo era il capo della cancelleria imperiale (il "protoasekretes"), insieme all'addetto alle petizioni ed il segretario imperiale. Un'altra carica pubblica di grande importanza era quella di eparca della città di Costantinopoli: questo funzionario può essere paragonato ad un sindaco dei nostri giorni. Il "vicesindaco" era il "symponos". Infine, a partire dal IX secolo al comandante militare di un thema venne affiancato un amministratore civile, il kritès. Questa estrema articolazione delle cariche pubbliche trova riscontro nella complicata burocrazia amministrativa: per un contratto di matrimonio occorrevano tre distinti documenti scritti, e un semplice errore di ortografia, come la parola "Hellas" scritta con un solo lambda, poteva far invalidare un atto.
Le più importanti cariche di corte erano quella di "parakoimomenos", un confidente che dormiva presso la camera dell'Imperatore (spesso eunuco), quella di "protovestiarios" (addetto al guardaroba imperiale), di "rector", di "protopraipositos", di capo-stalliere o conestabile ("komes tou stablou" o, latinizzato, "comes stabuli"), di "papias" (ciambellano eunuco che svolgeva le mansioni di "gran portiere" del Sacro Palazzo). Cariche minori erano quelle di "silenziario" (addetto a far rispettare il silenzio durante le cerimonie), "dietario" (valletto imperiale,comandato dal "papias"), "vestiario", "ostiario" (eunuco addetto a chiamare per ordine funzionari e dignitari durante i ricevimenti ufficiali), "kanikleios" (l'addetto alla conservazione del calamaio imperiale, fatto a forma di cane a quanto suggerirebbe il nome, che conteneva inchiostro purpureo), "mystikos" (segretario personale dell'Imperatore). In epoca comnena pare che il kanikleios abbia aumentato la sua importanza. Da notare che la grandissima diffusione degli eunuchi negli incarichi pubblici e curtensi era anche dovuta al fatto che non avendo figli eliminavano il rischio della trasmissione ereditaria dei posti di comando, e che, morendo senza lasciare discendenti, i loro beni tornavano allo Stato. Cariche di corte potevano anche essere considerate quelle di "demarco" (capo della fazione popolare) dei Verdi (il cui demarca comandava anche la fazione minore dei Rossi) e degli Azzurri (cui era sottoposta la fazione minore dei Bianchi). Ogni fazione era divisa in due gruppi: peratico (i cui appartenenti, o demoti, risiedevano fuori dalla città) ed urbano. I due demi maggiori erano strutturati come milizie, ed avevano un comandante militare (democrate) che nel caso della fazione peratica degli Azzurri coincideva con il domestikos delle Scholai, di quella dei Verdi con il domestikos degli Excubitores (di queste due cariche si parla più ampiamente nella sezione dedicata esercito). I demoti "militarizzati" agivano come corpi di polizia. In età Comnena assunsero grande rilevanza gli interpreti ("hypobouleis"), che tuttavia rimasero sempre, perlomeno formalmente, dipendenti dal logoteta del dromo. Parallelamente alle cariche pubbliche e di corte ("funzioni"), esistevano le "dignità", ovvero titoli privi di un qualsiasi potere intrinseco, ma che garantivano un vitalizio (ricordiamo che le funzioni non davano diritto a stipendi), l'accesso al Senato (a partire dai "protospatharoi") ed un aumento dello stato sociale. Le più alte, di norma riservate a membri della famiglia imperiale, erano quelle di "caesar", "nobilissimus" e "kuropalates", che al tempo dei Comneni, in seguito ad una sorta di "inflazione dei titoli", vennero subordinate a quella di "sebastokrator". Poi veniva la carica femminile di "patrizia con cintura", e seguivano le classi dei "magistroi, anthypatoi, patrikioi, protospatharioi, dishypatoi, spatharioi, spatharokandidatoi, hypatoi" ed altre. Molti titoli erano riservati agli eunuchi, ad esempio quello di "primikerios". A partire dal IX secolo fu possibile acquistare alcune dignità (le più basse); ad esempio, il titolo di "protospatharios" costava 40 libbre d'oro (circa tremila solidi). In epoca Comnena quasi tutti i vecchi titoli vennero rimpiazzati da quelli di una nuova serie che aveva come base la parola "sebastos". Liutprando da Cremona riferisce che nel X secolo ai "magistroi" spettavano annualmente 24 libbre d'oro e due abiti da cerimonia a testa, ai "patrikioi" 12 libbre ed un abito, ai protospatharioi sette libbre, agli spatharoi 6, agli spatharokandidatoi 5, e via decrescendo. Le donazioni a partire da una libbra venivano effettuate dall'Imperatore in persona, le altre dal parakoimomenos. A questa gerarchia corrispondeva una curiosa suddivisione del colore degli inchiostri che venivano utilizzati per firmare. L'Imperatore soltanto ne poteva adoperare uno color porpora (la tonalità considerata più nobile dopo il bianco e l'oro); i suoi figli e fratelli si servivano dell'inchiostro blu, ed i più alti dignitari usufruivano del colore verde. Per gli altri la scrittura era rigorosamente in nero. Gli indumenti color porpora erano appannaggio delle più alte cariche, e certuni (come i calzari) del solo Imperatore; il sovrano, in battaglia, cavalcava un destiero con bardatura purpurea e dormiva dentro una tenda del medesimo colore. La stanza (detta "Porphyra") dove le Imperatrici mettevano al mondo i loro figli era tutta rivestita di porfido (una pietra il cui colore era assimilato a quello della porpora); pertanto i principi erano noti come "Porphyrogeniti". Infine, come ulteriore prerogativa, i basileis in battaglia erano accompagnati -a destra e a sinistra- da portatori di grosse spade cerimoniali di ferro, dette "rhomphaia".
Così come la vita all'interno dello Stato bizantino era rigidamente gerarchizzata, così lo erano le relazioni con le potenze straniere. Ad esempio, i sigilli d'oro che venivano apposti alle missive imperiali ("chrysobulla") avevano un peso direttamente proporzionale all'importanza effettiva del destinatario. Ad esempio, al califfo ed all'emiro d'Egitto spettava un sigillo del valore di quattro solidi; ai patriarchi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme erano inviati da tre solidi; da due solidi erano per il kouropalates di Iberia, il signore della Sardegna, l'exousiokrator di Alania. Il Papa riceveva sigilli da due solidi, e talora da uno. Invece, nella disposizione dei convitati alla tavola dell'Imperatore si badava di più alle forme. In ordine di vicinanza al sovrano, si disponevano per primi i rappresentanti del clero straniero (aveva la precedenza quello romano, seguito da quello dei tre patriarcati); poi il clero bizantino, poi gli ospiti del rango di "magistri", e così via; tra gli stranieri laici, avevano la precedenza i Musulmani orientali, seguiti da quelli occidentali, dai Bulgari (che, da dopo il 927, ottennero il secondo posto assoluto, dopo i legati papali), ed infine dai Franchi. Gli invitati laici stranieri erano serviti al secondo turno, e venivano considerati al pari dei "patrikioi" e degli "strategoi".
Ultimo aggiornamento: 19/4/1997
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