L'esercito e la flotta

Battaglia navale in cui i Bizantini fanno uso del fuoco greco .

Indice

Introduzione

I tagmata

L'organizzazione dell'esercito

Struttura gerarchica di un thema

La flotta

Il fuoco greco

Il telegrafo ottico

Un guerriero bizantino


L'esercito bizantino era suddiviso tra le truppe imperiali (tagmata), acquartierate a Costantinopoli o nei suoi pressi e composte da soldati di professione, e quelle provinciali (i themi, di cui viene parlato in apposita sede). Anche la flotta aveva un'identica divisione.

TAGMATA

I comandanti dei "tagmata" erano detti "domestikoi", e durante il periodo macedone erano quattro: il domestikos del reggimento delle Scholai (considerato il comandante in capo di tutto l'esercito; dal X secolo ve ne furono due, uno per l'Oriente ed uno per l'Occidente); quelli degli Excubitores, dell'Arithmos (che però si chiamava "droungarios") e degli Hicanatai (creati da Niceforo I). Tutti questi erano reggimenti di cavalleria; la fanteria era rappresentata dal reggimento dei Noumeri (muniti di un proprio domestikos) di stanza all'interno della Chalke, il grande edificio che fungeva da ingresso per la cittadella di Palazzo Magnaura. Il capo dell'Arithmos, anche noto come "Drungarios tes vigles" era il responsabile del pattugliamento esterno del palazzo, specialmente delle ronde di notte; talvolta i suoi uomini svolgevano anche la funzione di polizia all'interno della città. Esisteva anche il cosiddetto domestikos delle Mura, il capitano delle truppe collocate a guardia delle Lunghe Mura di Anastasio (di cui si parla più approfonditamente in altro luogo). Infine erano presenti due speciali corpi di Guardia Palatina, i Manglaviti e la Basilikè Etaireia; gli appartenenti a quest'ultima erano vere e proprie guardie del corpo del sovrano. Tutti i tagmata avevano le proprie insegne, derivate da quelle romane: le Scholai i cosiddetti "vela" (scettri consolari romani sormontati da un'aquila ed un velo), alcuni stendardi con l'effigie della Fortuna, ed altri detti "dei protectores". Gli excubitores erano caratterizzati dagli stendardi dei "signatores" (alfieri) e dei "draconarii"; gli Arithmoi dai vessilli chiamati "labara" e gli Hicanatai da quelli noti come "campiductoria". Gli stipendi dei domestikoi erano elevatissimi (basti pensare che nel X secolo al domestikos delle Scholai spettavano annualmente quarantotto libbre d'oro e quattro abiti da cerimonia). Esistevano distaccamenti dei vari tagmata in Tracia e Macedonia, ed anche in Bitinia per gli Hicanatai e gli Excubitores. Infine dobbiamo ricordare la Guardia Variaga, un corpo di èlite (formato all'inizio dell'XI secolo) famoso per la sua potenza e fedeltà ai sovrani e composto da vichinghi reclutati in Inghilterra e Scandinavia. Incutevano grande timore sia per le dimensioni, sia per l'armamento: o una grossa ascia o una spadone, che portavano di regola appoggiato ad una spalla. Un altro corpo costituito tradizional- mente da mercenari, stavolta germanici, era quello dei "Nemitzi"; ad essi era affidata la custodia della Porta Charisii (detta anche di Adrianopoli). Sotto Michele VII, allo scopo di combattere i Turchi, fu creato il contingente cosiddetto degli "Immortali".

ORGANIZZAZIONE DELL'ESERCITO

L'esercito bizantino, specialmente nel periodo macedone, fu un capolavoro di organizzazione e preparazione; tuttavia il numero degli effettivi generalmente non era adeguato alle necessità dell'Impero, che si trovava quasi sempre impegnato a lottare su due fronti (nel IX secolo la forza totale era di circa 120.000 unità). "Di solito la prima linea era formata da cavalieri corazzati ed armati di lance, i "kataphraktoi"; subito dopo venivano gli arcieri e i frombolieri, che coprivano l'avanzare della cavalleria. A sinistra e a destra questi gruppi erano affiancati da due ali con il compito di sorpassare l'ala avversaria al momento opportuno. Tutte queste manovre erano comandate dal suono del corno". I comandanti stavano sempre in prima linea e, nel caso la spada si fosse spuntata, portavano sempre alla cintura una micidiale mazza di ferro. Alle truppe imperiali riuscivano perfettamente persino le operazioni anfibie. Nell'anno 949 Niceforo Foca diresse le operazioni che portarono alla conquista di Creta. I suoi soldati discesero a cavallo dalle navi tramite pontili costruiti in un batter d'occhio, e dispersero "i maomettani frastornati da quello spettacolo. Poi, tramite l'accorto utilizzo di genieri, le mura di Candia furono fatte crollare, dopo che le catapulte imperiali avevano fatto allontanare i difensori dai bastioni".

LA FLOTTA

Anche nella flotta esisteva la bipartizione tra unità provinciali ed imperiali; il capo di queste ultime era il "drungarios ton ploimon", che, relativamente di scarsa importanza fino al X secolo, a partire da allora acquistò un rango pari a quello del domestikos delle scholae. La prassi per un attacco navale era la seguente: dopo l'uso del fuoco greco (di cui si parla nel paragrafo successivo) -se ancora restava qualche vascello avversario- le navi da guerra imperiali (dromoni) procedevano all'abbordaggio, eseguito da soldati specializzati, muniti di una pesante armatura.

IL FUOCO GRECO

I Bizantini oltre alla perfetta organizzazione avevano un'altra caratteristica che li poneva un gradino al di sopra degli eserciti contemporanei: il fuoco greco, usato specialmente dalla flotta, ma adoperato anche dai difensori delle città assediate. Quest'arma segreta (rimasta una prerogativa bizantina fino al XIV secolo) , ancora oggi per molti versi misteriosa, cominciò ad essere usata a partire dal 672, ed ebbe un ruolo determinante nel neutralizzare i due grandi assedi arabi a Costantinopoli (674-8 e 717). Il fuoco greco, dunque, chiamato dai bizantini "fuoco liquido" o "marittimo", fu inventato dall'architetto siriano Callinico, ed era un miscuglio di stoppa, zolfo, resine e calce viva, senza dimenticare la nafta che i Bizantini ottenevano sfruttando i giacimenti di idrocarburi posti in territorio khazaro, espulso da particolari sifoni posti sulla prua dei dromoni o sulle mura delle città. Il composto si incendiava a contatto dell'aria e veniva addirittura attizzato dall'acqua.

IL TELEGRAFO OTTICO

Al tempo dell'Imperatore Theophilos (829-42) il matematico Leone di Tessalonica inventò un sistema per far arrivare velocemente informazioni dalle Porte Cilicie (il passo montano da dove gli Arabi transitavano per compiere le ormai rituali spedizioni di saccheggio nell'Impero) a Costantinopoli. Una catena di nove fuochi (che partivano da Loulon, il forte posto all'ingresso delle Porte Cilicie, e passavano per il monte Argeo, il monte Samos, Kastron Egilon, il monte Mamas, il monte Kyrizos, il monte Mokilos, il monte Sant'Aussenzio, fino ad arrivare all'"Eliakos tou Pharou" all'interno del Sacro Palazzo) permetteva di segnalare in poco tempo il verificarsi di una tra dodici alternative.


Ultimo aggiornamento: 19/4/1997

Per commenti, critiche, osservazioni scrivete a Tommaso Braccini.


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Si ringrazia il sito Turkey in Pictures per l'immagine del Monte Argeo.

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