Incontro con Claudio Rinaldi

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Claudio Rinaldi è nato a Salerno il 9/8/1963, dove risiede tuttora. Laureato in Giurisprudenza, è impiegato in una banca della sua città natale.
Poeta e scrittore, ha scritto il libro di poesie “Il Naufragio dell’Anima” (Palladio Editore), la raccolta di favole “Cuore di Favola” (Novares Editore) e il racconto eco-fantascientifico: “…e le formiche salvarono il mondo” (Novares Editore).
Ha collaborato al libro umoristico di Antonio Di Stefano: “Alle sogliole del Duemila” (Mondadori Edizioni).
Diverse copie del libro “Cuore di Favola” sono state donate all’Ospedale Gaslini di Genova. Invece, una parte del ricavato del libro: “ …e le formiche salvarono il mondo” è stato devoluto a Casa Betania di Salerno, che aiuta le ragazze madri e cura i loro bambini.
Ha partecipato a numerosi concorsi di poesia e favola con meritevoli risultati.
Filantropo anonimo per passione, cerca di regalare un sorriso ai bambini che soffrono.
Se verrà pubblicata la raccolta “Agadah”, di cui vi propongo una fiaba, il ricavato sarà devoluto al reparto di pediatria dell’ospedale civile l’Annunziata di Cosenza, e diverse copie saranno donate agli Ospedali Gaslini di Genova e Bambin Gesù di Roma.
Il sogno dell’autore è che ogni bambino possa vivere da bambino.

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“Quando ho incominciato a scrivere questo libro ho pensato all’universo di bambini che non hanno ascoltato mai una fiaba e non per colpa loro. Poi il mio pensiero è planato leggero sul mare di uomini che hanno dimenticato le fiabe e per loro colpa. Ed ancora ho pensato a coloro che bistrattano le fiabe sporcandole di gratuita fuliggine. (...) una fiaba può donare un piccolo sorriso alla moltitudine di bambini che da tempo non sorride (...) Le fiabe possono regalare, in questo mondo di latta, mille gocce di luce ai tanti cuori che navigano in un infinito oceano senza bagnarsi mai”.

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Nila, la fiamma di una candela


C’era una volta la fiamma di una candela che illuminava il candido volto di una Madonna di una piccola chiesa di montagna. La fiamma aveva un nome: Nila.
La chiesetta era visitata da pochi fedeli. Il paese che l’ospitava era situato sulla sommità di un’alta montagna dove l’aria era sempre gelida.
Nila era felice di illuminare il viso etereo di Nostra Signora della montagna. La fiamma della candela ascoltava le preghiere che i pochi fedeli Le rivolgevano. A volte, lo stanco fiato di una vecchietta che s’inginocchiava per pregare faceva contorcere Nila che ondeggiava come lo stelo di un fiore accarezzato dal vento.
Nel cuore della fiamma della candela ardeva anche un piccolo bagliore di tristezza. La sua luce non poteva illuminare per l’eternità lo splendido viso della Madonna. Altre candele avrebbero preso il suo posto.
I giorni trascorsero con la solita tranquillità di un’oasi di pace e di preghiera. L’inverno bussò alle porte della piccola chiesa. Qualche fiocco di neve incominciò a posarsi sul tetto.
Poi, una grossa nevicata dipinse di bianco l’intera montagna. Nel silenzio di quella piccola chiesa si udiva solo il sibilo di luce della fiamma della candela.
“La Madonnina avrà freddo. Devo illuminarla più intensamente”.
Nila s’accorse che si consumava velocemente.
“La mia vita sarà più breve, ma sono felice di riscaldare Nostra Signora della montagna”.
E la fiamma della candela divenne un piccolo luccichio fino a spegnersi del tutto.
I mesi d’inverno si sciolsero lentamente al tiepido caldo di primavera. La chiesetta fu riaperta al pubblico. La gente del paese era felice. La prima messa fu celebrata dal vecchio parroco all’alba. I primi fedeli che entrarono nella chiesetta notarono un bagliore intenso. Non comprendevano da dove venisse quella luce. Poi si avvicinarono alla Madonna. Con grande stupore videro che il Volto di Nostra Signora della montagna era illuminato da un’unica candela. Tutte le altre erano dei piccoli iceberg di cera sciolta.
Solo Nila fulgeva come la luce di mille stelle.

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