Incontro con Giancarlo Frosio

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"Mi chiamo Giancarlo e vivo a Caravaggio, in provincia di Bergamo. Ho venticinque anni, sono nato il 7 Aprile del 1973, ho frequentato il liceo classico all'istituto salesiano di Treviglio ed ora sono uno studente universitario di giurisprudenza, presso l'Università Cattolica di Milano. Ho ormai terminato gli esami e sono in tesi da alcuni mesi.
Tra le mie passioni, oltre allo sport (sono un buon giocatore di tennis), vi è la storia e la storiografia antica; in particolar modo leggo e raccolgo, ormai da diversi anni, tutto il materiale che si occupa delle imprese di Alessandro Magno: dalle fonti antiche alla saggistica e storiografia moderna, dalle opere leggendarie fiorite intorno alla sua epopea dopo la sua morte e durante tutto il medioevo al materiale riguardante i suoi eserciti, le tattiche e le strategie usate nelle sue grandi battaglie..."

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Ho chiesto a Giancarlo di spiegarci che cos'è per lui la poesia e come vive, intimamente, l'esperienza della scrittura. Ecco che cosa ci risponde:

"Vuoi sapere per me cos'è poesia?
Catartica ricomprensione che si muove dalla penna al foglio, melodia grafica, una fiammella tremante sullo sfondo di una notte infinita. Ho provato più volte a spiegarmi cos'è poesia, ho trovato sempre solo immagini istantanee, lampi di comprensione; l'ho ritenuta sempre un'emozione immediata, che corre veloce, leggi ed è già arrivata, senza soppesare i contenuti, senza valutare i rigori metrici; un ritmo scritto che prende e che comunica in modo potente il suo messaggio perché amplificato dall'armonia e dalla melodia dei suoni e delle vibrazioni.”

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POESIA

 

Una fiammella tremante
sullo sfondo di una notte infinita;
aspetto le parole scivolare,
come per magia,
al di là delle mie dita,
la bocca, serrata,
non conosce i ritmi
che sappiano accompagnare
le note profonde della mia vita.
Incoscienza del naturale tormento
che mi risucchia le viscere
per spargerle e sporcare
una pagina pulita.

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NON E' TEMPO D'AMORE

 

Se ti potessi incontrare in un altro posto,
"quasi per caso".
Che bello sarebbe
se su quei gradini ripidi,
che dalla piana
portano alla rocca antica,
le nostre mani,
una che sale
ed una che scende,
si sfiorassero
ed i nostri sguardi
si incontrassero,
con la certezza, questa volta,
di non sbagliarci più.
Ma adesso no,
qui rischierei
di non comprendere nulla di te,
lascerei vivere stancamente
un sentimento
che ho cercato da sempre,
soffocandolo, a poco a poco,
nella brutalità della mia apatia,
delle mie stanchezze,
dei miei rinvii.

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LE BRACCIA DELL'ALBERO

 

Tra i rami che si intrecciano nudi
si aprono spicchi di cielo
bianche le nuvole
appaiono qua e là
a far fiorire
quelle braccia tese,
le cui propaggini,
quasi dita sottili,
scivolano nel vento
che le carezza.

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ULTIMI ISTANTI

 

Arriveranno gli ultimi istanti
a strapparmi soltanto la carne
o forse a spegnermi con lei.
Giocano coi solchi lasciati
dal vento che soffia
e che passa, non guarda,
sorpassa, va forte,
mi sferza e sussurra
il ricordo degli ultimi istanti già visti.
Copriti gli occhi,
non guardare e scappa,
mi dice la mente,
non è mio il silenzio,
mia è la forza,
l'azione, il movimento.
Bruciano nel giorno chiaro
le fibre dell'uomo e
i collegamenti sinaptici
in cui scorre il suo pensiero,
rinascono dal crepitio
di quel rogo,
dalla cenere lasciata correre
dai vortici del vento.

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IN MORTE DI ELISA

 

C'era una lacrima,
che rigava il viso candido
come un marmo greco,
vi si rifrangeva
un azzurro intenso
spento da una palpebra chiusa,
ultimo bagliore
di una vita ormai muta.

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