2001 : la montagna della storia

Le vacanze in Svizzera? Ma no....  E' bastata una gita in macchina di mezz'ora da Glurns (Glorenza), la piu' piccola città d'Italia, per ritrovarci in territorio svizzero. Crocevia di lingue, culture, popoli e, ahimé, anche eserciti, la val Venosta si slancia sopra la Valtellina, sotto l'Austria e accanto alla Svizzera, fiera delle proprie tradizioni e ricca di storia e di storie. Che proprio a Glurns vengono raccontate, oltre che in tedesco e in italiano, anche in ladino. Inseguendo le tracce ladine della valle siamo risaliti a Mustair (Monastero), in Svizzera, dove è possibile ammirare l'abbazia  di San Giovanni, secondo la tradizione  fondato  da Carlo Magno  1200 anni fa. 

Circa cinquanta anni  nella chiesa del monastero venne portato alla luce il più grande ciclo di affreschi dell'alto medioevo. Un vasto apparato iconografico, di impronta antico-romana, che data agli inizi del IX sec,  posto sotto l'egida dell'UNESCO che lo ha inserito nella lista del patrimonio culturale dell'umanità.  E' stupefacente pensare che  questo piccolo, direi sperduto insediamento di montagna,  possa attirare migliaia  di visitatori ogni anno, racchiudendo in sè, nelle sue pietre, un valore culturale ed artistico  inestimabile.

Ma la storia di una scoperta pittorica recente, ugualmente strabiliante, appartiene anche all'abbazia di Marienberg (Monte Maria), a Burgusio, in Alta Val Venosta. L'origine di questa abbazia benedettina risale a circa novecento anni fa (la cripta fu fondata nel 1160); i primi monaci, di origine sveva, fecero di Monte Maria un centro religioso di lingua tedesca in un circondario ladino.  Nel 1980 vennero abbattute alcune opere murarie presso la cripta e così  venne alla luce l'impianto degli affreschi romanici  (1180) dedicati alla Corte Celeste di Cristo. Tali affreschi,  perfettamente conservati,  sono considerati la più importante testimonianza della pittorica murale romanica in Tirolo.
L’abbazia di Marienberg sorge imponente, sentinella di un crocevia fondamentale: da un  lato la via che portava alla Svizzera e poi alla Valtellina; dall’altra il passo di Resia, per l’Austria. All’abbazia soggiornò Leonardo nel 1496, quando Ludovico il Moro se lo portò al seguito, per  incontrare l’imperatore Massimiliano d’Austria. L’incontro ebbe luogo il 20 luglio 1496 nell’abbazia.  Nelle intenzioni di Ludovico il Moro Massimiliano d’Austria avrebbe dovuto farsi da  garante contro i tentativi bellicosi del re francese Carlo VIII (purtroppo le vicende seguenti diedero torto al tentativo del Moro).
Leonardo partì da Milano il 5 luglio, percorse la riva del ramo di Como, attraversò la Valtellina fino a  Bormio e da lì, passando lo Stelvio, ridiscese verso la Val Venosta (vedi cartina).
 
 

Ma si sa che non di sola storia vive l'uomo, ma anche di presente che non riesce a vedere più in là delle proprie narici. Ovviamente come si poteva negare, a tutto questo furore storico e pellegrinante, un bicchiere di rinfrescante birra? Anche perchè, chi ci segue lo sa, ab initio et semper fuit birra. Quindi, complice la vicinanza, il giovedì pomeriggio, alle ore 14.00, ci ritrovammo ad aspettare il giro degli stabilimenti Forst nei pressi di Lagundo. Non vi starò ad annoiare con le cifre di produzione e i meccanismi di imbottigliamento. Pensate solo a quanti calici di aromatica pils vi aspettano!
 
 

Se volete avvicinarvi ad una pagina della storia che gli anni han trasformato in folclore,   avvicinatevi al confine austriaco occidentale, fin verso il passo di Resia: potrete notare il campanile del 1357 che svetta dal lago. Fino al 1949 lì c'era il paese di Curon, circondato da estesi terreni a pascolo e prati  e due laghetti (di Resia e di Curon).  Poi, in mome del progresso e dell'energia elettrica, 670 abitanti perdettero la loro casa, i loro pascoli, la loro terra. La Società Montecatini infatti nel 1939 presentò un progetto che stabiliva la creazione di un invaso innalzando il livello dei laghetti di 22 metri. In questo modo, la diga di sbarramento prevista a San Valentino della Muta, poco più a sud, avrebbe dato l'acqua necessaria per il buon funzionamento della centrale elettrica di Sluderno. A Curon, dove la totalità della popolazione era di madrelingua tedesca e mal capiva l'italiano, la delibera comunale di autorizzazione venne pubblicata nella sola lingua italiana, e senza alcun rilievo. In tal modo, l'espropriazione dei terreni avvenne senza colpo ferire. Anche le vicende belliche non portarono sostanziali novità: nel 1949 si diede il via alla serra delle chiuse per creare il bacino artificiale. Solo 35 famiglie decisero di rimanere nel borgo che la Montecatini si impegnava a costruire vicino al nuovo lago. Le altre 150 famiglie  se ne andarono, in Austria o più a sud. 677 ettari di terreno vennero inondati e venne dispersa una comunità montana che andava fiera dei suoi 800 anni di storia: restò solo il campanile, simbolo del Comune e oggi ancora presente nello stemma del nuovo paese di Resia.
E' vero, senza energia elettrica voi, che state sfogliando questa pagina su Internet, non potreste neppure leggere le mie parole: ma era proprio necessario? E qualcun altro non fece lo stesso a Vajont, per i paesi di Erto e Casso, con conseguenze molto più tragiche? E non sta succedendo lo stesso ora, in Cina? Possibile che l'energia elettrica la si ottenga solo sfrattando qualcuno da casa sua?


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