2.8 I danni delle radiazioni nucleari a livello cellulare
In caso di una guerra atomica enormi dosi di radiazioni verrebbero liberate nell'ambiente nei modi sopra descritti; colpendo i nuclei delle cellule, queste, provocherebbero la rottura dei cromosomi nel nucleo (solitamente uniti grazie al centromero). Quando la radiazione causa una sola rottura in uno dei molti cromosomi della cellula, non si hanno, di solito, effetti negativi immediati sul funzionamento generale della cellula, dato che in genere le cellule possiedono due copie di ogni cromosoma; il danno è in questo caso compensato dalla presenza del cromosoma integro. I problemi cominciano quando la cellula si divide. Infatti, dato che, durante la mitosi, i cromosomi sono trascinati verso i poli della cellula dai microtubuli attaccati al centromero, un frammento di cromosoma che non sia più fisicamente connesso con il centromero non partecipa alla mitosi e non viene quindi ripartito in modo normale tra le due cellule figlie. Ne consegue uno sbilanciamento nelle informazioni genetiche che può essere sufficiente a provocare la morte delle nuove cellule. Pertanto, una conseguenza di un'eccessiva irradiazione è l'uccisione delle cellule in attività mitotica. Gli effetti sull'intero organismo possono essere devastanti. In una pianta irradiata si ha un arresto della crescita: non si formano più foglie, corteccia, radici e fiori. La pianta continua a vivere, ma solo fintanto che le foglie, la corteccia e le radici preesistenti sono in grado di sopperire ai suoi bisogni. Il destino degli animali è analogo: dopo un'esposizione alle radiazioni i nervi, i muscoli, i reni e molti altri organi della vittima funzionano quasi normalmente per qualche tempo. Ma un'eventuale ferita non si rimargina, perché la pelle asportata da un'escoriazione o da una bruciatura non si riforma, e l'organismo non può produrre nuovi globuli bianchi per combattere le infezioni. In effetti, nel tempo, le infezioni sono la prima causa di morte delle vittime da radiazione.
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