Dal tramonto all'alba
1996Trama
In fuga verso il Messico dopo una sanguinosa rapina, i fratelli Gecko, il più "posato" Seth e lo psicopatico maniaco sessuale Ritchie, dopo aver disseminato di cadaveri il loro cammino, prendono in ostaggio la famiglia Fuller, composta da papà Jacob, un predicatore che ha perso la fede
dopo la morte della moglie, e dai suoi figli Scott e Kate (una provocante teen ager).
I fuggiaschi riescono ad attraversare la frontiera e si dirigono all'incontro con il misterioso Carlos, un malvivente messicano che ha promesso loro un rifugio sicuro ad El Rey: il posto stabilito è un infernale bar in mezzo al deserto, il Titty Twister, aperto dal tramonto all'alba e riservato a camionisti e motociclisti. Entrati non senza incontrare difficoltà, avranno una brutta sorpresa: il locale è gestito da orrendi vampiri, capitanati dalla bellissima danzatrice Santanico Pandemonium ed intenzionati a dissetarsi con il loro sangue...
Hanno detto di lui...
E' possibile da che da un soggetto di dubbie potenzialità e di oggettiva debolezza possa nascere un film estremamente divertente e ben fatto? Certamente, soprattutto se sceneggiatore e regista sono, rispettivamente, due mostri sacri quali Quentin Tarantino e Robert Rodriguez. I due ragazzacci sono coerenti con loro stessi (al contrario di quanto si è letto in giro) e ancora una volta miscelano superviolenza, ironia, comicità e non-sense in maniera esplosiva. "Dal tramonto all'alba", che ha spaccato a metà la critica, non è stato capito da molti: Tarantino non è un autore innamorato di se stesso, ma un "enfant terrible" cresciuto a suon di filmacci di serie B, un bambinone scherzoso ma geniale che sembra divertirsi coi suoi giocattoli e che non si da' arie. La sceneggiatura spacca letteralmente il film in due parti, il primo e il secondo tempo; metà film è un irresistibile gangster movie, molto beffardo in netto "Tarantino style". L'altra metà (un pelo meno riuscita, ma comunque esalltante) scende nel terreno dell'horror venato di elementi comici, con un senso dell'azione molto efficace, grazie alle innegabili doti di Robert Rodriguez. nonostante questa scelta abbia spiazzato molti spettatori Tassinari lo reputa un film orribile), io non posso fare altro che consigliarvi caldamente questo bizzarro e sardonico lungometraggio, esplosivo e travolgente: in tutta franchezza, mi sono divertito come un pazzo.
Cristiano Venturini
E' un film di Tarantino. Non è di Tarantino, è di Rodriguez. No, è di Carpenter o, forse, di Romero. Ma potrebbe trattarsi anche di Fulci, in collaborazione con Peter Jackson e Katryn Bigelow. Si tratta comunque di un gangster-movie. Di un horror--gore. Di uno spaghetti-western. Pellicola dalla "paternità diffusa" e dall'incerta identità, Dal tramonto all alba si rivela un gustoso esperimento di metacinema campionato: riferimenti, tributi ed omaggi (dichiarato quello a Distretto 13 di Carpenter) si addossano gli uni agli altri, sovrapponendosi e perdendo ogni valenza citazionistica. Non più soltanto gioco di società per cinefili amanti dei B-movies e del "gore", ma fine ultimo, contenuto stesso del film; un blob filmico composto dal peggio dei generi più trucidi, reinventati secondo l'estetica violentemente adrenalinica del cinema anni Novanta. Sceneggiatura originale di Tarantino, scritta ancora prima di Le iene, Dal tramonto all alba opera un delirante connubio tra il classico incipit on the road - due malviventi in fuga con relativi ostaggi - condito con l'ironia verbale "tarantinesca" ed il pimiento messicano di Rodriguez, a suo agio con il genere dai tempi de El mariachi, ed una seconda parte inondata da un'inattesa, insensata, gratuita e gustosissima esplosione "splatter & gore". Due film al prezzo di uno, dunque (in realtà molti di più): il primo un gangster-movie stralunato, il secondo un'orgia di sangue, trippe, tette, zanne ed effettacci da far impallidire Splatters di Peter Jackson.
Dall'oscurità coloratissima della notte messicana appare così il sulfureo Titty Twister, locale dallo straordinario décor, vero feticcio dell'immaginario adolescenziale, fast-food del Male assoluto: choppers, tequila, bonazze, tipacci, vampiri e, autentica Jessica Rabbit per adulti, la sfolgorante Salma Hayek, carni sode e fianchi abbondanti, un sensuale schiaffo alle ormai intollerabili bellezze anoressiche. Sesso e violenza, sangue e mezcal - il tutto per gioco, ovviamente. Forse il limite del film è proprio questo continuo, frustrante senso di interminabile burla, questo non volere, o non riuscire, a prendersi sul serio neppure per un momento. Ci si diverte, è vero, senz'altro si sono divertiti il regista, approdato ai confortevoli lidi dei superbudget hollywoodiani, e gli interpreti, tutti di gran classe e perfetti nella scelta strategicamente azzeccata di una recitazione controllata contrapposta al furore delle immagini. Ma si avverte anche, al di là del puro divertissement per cinefili un po' gonzi, una punta di vuotaggine di fronte ad un cinema che fagocita, rimastica, digerisce se stesso per poi riproporne i resti in salsa chili. Se Rodriguez in tutta la sua carriera ha girato due volte lo stesso lungometraggio, El mariachi e Desperado, palesandosi quale autentico replicante di se stesso, Tarantino, proprio come i suoi vampiri, da anni ormai sta dissanguando tutti i generi della cinematografia mondiale, nutrendosi esclusivamente di film e del suo amore per essi, reinventando, reinterpretando, citando ed omaggiando, correndo così il rischio che il suo prossimo ed attesissimo lungometraggio si riduca ad uno sterile giochetto di rimandi per intenditori annoiati. Abilissimo nel proprio marketing, per parte nostra gli auguriamo di essere presto incenerito, mentre è intento a dissanguare l'ennesima pellicola nell'oscurità della sala cinematografica, dalla luce di un'idea originale.
Giovanni Romani
C'è senz'altro chi si scandalizzerà per l'eccesso di sangue e viscide bave in questo terzo film di Robert Rodriguez, che fin dal suo esordio con "El Mariachi" ha fatto della violenza la sua musa ispiratrice. Io mi scandalizzo piuttosto per l'improvviso e brutale cambio di stile: a metà film, infatti, questo thriller oh the road diventa inaspettatamente un horror splatter. Dietro questa svolta opinabile c'è però una scelta precisa di Quentin Tarantino, che del film è sceneggiatore oltre che poduttore e interprete: mescolare l'orrore in chiave fantastica con quello preso dalla realtà, quasi a fare del primo la proiezione onirica dell'altro. Ed ecco così i cattivi del film che si trovano a fare i conti con le più mostruose personificazioni del Male. Ma c'è un'altra ragione che spiega questa curiosa scelta stilistica: l'omaggio al genere gore, il truculento orrore casareccio di cui sono stati maestri gli italiani: Dario Argento, Mario e Lamberto Bava, Lucio Fulci, Sergio Grieco e Fernando Di Leo. Un bizzarro oggetto di culto nostrano, che è ulteriore motivo di sorpresa in questo curioso e divertente filmetto, di cui si può dire tutto salvo che passi inosservato.
Alessandro Bencivenni
Ciak Cast Tecnico Artistico Personaggi e Interpreti Regia: Robert Rodriguez
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Fotografia: Gulliermo Navarro
Scenografia: Cecilia Montiel
Costumi: Graciela Mazòn
Musica: Graeme Revel
Montaggio: Robert Rodriguez
Effetti speciali trucco: Kurtzman, Nicotero & Berger EFX Group Inc.
Prodotto da: A Band Apart & Los Hooligan Production - (USA, 1996)
Durata: 107'
Distribuzione cinematografica: Cecchi Gori GroupSeth Gecko: George Clooney
Richard Gecko: Quentin Tarantino
Jacob Fuller: Harvey Keitel
Kate Fuller: Juliette Lewis
Scott Fuller: Ernest Liu
Satanico Pandemonium: Salma HayekIntervista a Salma Hayek