Iridium: dopo il crollo restano 88 satelliti da abbattere


Ottantotto satelliti da abbattere, altrettanti miseri fallimenti da trasformare in comete di fuoco di un'idea che sembrava destinata a cambiare il mondo delle comunicazioni cellulari. La bancarotta di Iridium dopo solo 474 giorni di attività, lascia un'eredità di cui nessuno sa che cosa fare: un esercito di satelliti ad altissima tecnologia, costati 5 miliardi di dollari, che promettevano di "mettere in contatto con chiunque, in qualsiasi momento e da qualsiasi angolo del mondo".

Eppure quando l'idea era spuntata nella testa di un ingegnere della Motorola nel deserto dell'Arizona nel 1987, sembrava che la favola di Iridium fosse destinata ad un successo senza precedenti. Gli analisti di Wall Street avevano previsto 1,6 milioni di abbonati per quest'anno e 27 milioni entro il 2007.

Cifre che appaiono ora quantomai fantastiche se si considera che quando il 17 marzo Iridium ha comunicato ufficialmente la cessazione delle attività, gli abbonati erano solo 55.000. "La tecnologia funzionava perfettamente - spiega amareggiato Scott Wyman, un portavoce di Motorola - ma la dirigenza di Iridium ha sbagliato tutto nelle sue operazioni di marketing".

Un fallimento che è costato caro anche a Motorola: 2,5 miliardi di dollari (circa 5000 miliardi) iscritti a passivo di bilancio. Ora rimane da vedere che cosa fare con i satelliti che continuano a orbitare senza un perché, ormai privi di una ragione di esistere. A meno di improbabili salvatori dell'ultimo momento, i satelliti verranno fatti precipitare e bruciare nell'atmosfera prima di finire nell'oceano ridotti a rottami di acciaio. Un processo che non sarà breve: se ci sono voluti dodici anni per mettere in piedi il sistema, ce ne vorranno due per smontarlo completamente.

I più ottimisti, e oramai sono veramente pochi, continuano a sperare in un miracolo dell'ultima ora, ma la maggior parte degli impiegati ha già lasciato libere le proprie scrivanie e si è messo alla ricerca di un nuovo lavoro. Chi ha la fortuna di non essere coinvolto nel disastro, cerca di dare senso alla vicenda. "Tutti guardavano a Iridium come ad un pioniere dell'industria della telefonia cellulare - spiega Rikki Lee, direttrice di Wireless Week - ma per qualche motivo davano per scontato che la gente avrebbe sborsato volentieri 3.000 dollari per acquistare il telefono e 7 dollari per ogni minuto di conversazione. Un errore fatale".

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