ESP N. 11 OTTOBRE 1996 "ROMA"
Testi: Michelangelo La Neve
Disegni: Giancarlo Caracuzzo

Okay, una recensione.
Io? No, tuo fratello! - Mi ha risposto gentilmente Barbara.
Avendo io solo una sorella, deduco sia un suo sottile modo per farmi notare la retorica - vabbè, la scemenza! - della mia osservazione.
Ma perché poi del numero 11 di ESP e non di un altro numero, che ne so... del N. 26?
L'unica certezza è che il N. 26 non esiste e quindi che cavolo me lo domando a fare?!
Forse l'11 è legato a me per qualcosa di particolare: forse una sorta di legame esoterico-spirituale o di intesa filosofica di base... o forse il numero è stato scelto a "muzzo" come dice qualcuno!
Appena Barbara me lo presterà, lo rileggerò e svelerò l'arcano...
E sì! Essendo io uno che compra tutto - e dico tutto! - quello che esce in edicola ed in fumetteria (da Topolino a Zagor, da Sandman a Preacher a Dragonball e Ranma) al momento mi sfugge qual è il N. 11 e andarlo a trovare tra la marea di fumetti, libri e videocassette sparsi in casa, in soffitta e in ogni altro angolo a me disponibile, è un problema!
Le scadenze - oddio! - le scadenze!
Quando dovrei consegnarla 'sta recensione?!
E l'introduzione non sarà un po' lunghetta?! Pietà!!
Bene, scosto la pistola dalla mia tempia (potresti puntarla in un'altra direzione Barbara? Grazie!) e vado a recensire.
Dunque, la trama?
Beh, ma che ESPer siete se vi devo raccontare la trama?
E poi penso che la particolarità di ESP sia proprio nel non avere una trama definita e consequenziale come un qualsiasi altro fumetto d'avventura. È proprio l'essere non "lineare", l'essere permeato da questo alone di tipo onirico che lo rende diverso da tutti gli altri fumetti.
Cosa? La trama? Ah, non sono riuscito a sviarvi, eh?! E va bene!
La trama di "Roma" - questo il titolo - è un po' un classico della letteratura fantastica: un "elemento scatenante" fa sì che il normale continuum spazio-temporale venga stravolto da una sovrapposizione di realtà differenti. Siano queste di dimensioni parallele o di periodi storici diversi. Qui tale "elemento" sono le campane.
Naturalmente in questa storia la contaminazione tra varie realtà non è a livello fisico e quindi i personaggi dei vari "mondi" non interagiscono tra di loro (insomma non spunta Terminator e comincia a distruggere il Colosseo!), ma lasciano piuttosto una traccia psichica che viene percepita da chi è più sensibile: e quindi, chi se non Bianca?
Tutto questo finirà quando Reborn ruberà da alcune chiese le campane "incriminate" e le getterà nel Tevere.
Come si vede, il plot non è originalissimo, ma questo è, al contrario di quanto si possa immaginare, un pregio di questa storia. La Neve parte da questo spunto per un viaggio intorno alla sfera emotiva delle persone che ha, in diversi punti, del poetico.Ed è proprio questa la virtù del genio: donare emozioni e sensazioni magiche anche con "strumenti" banali.
Magistrale perciò l'autore che da una storia piuttosto risaputa e non originalissima riesce a creare un vero gioiellino narrativo.
Ecco quindi che le storie dei personaggi che si intersecano, sono il pretesto per analizzare alcune delle nostre emozioni più intense.
Personalmente, ho trovato bellissima la sequenza narrativa nella quale, dopo l'omicidio di Lei (non ha un nome: forse perché è l'Amore), Lui semplicemente ferma il suo cuore e muore.
Niente suicidi drammatici. Quante volte si sente dire: "Non posso vivere senza di lei/lui."? Poi tutto passa.
Ma qui è chiara la metafora che la vita vale in quanto amore.
E di questo è esplicativo il rapporto di Bianca con la madre (davvero molto toccante la telefonata tra loro) ed il messaggio: le tombe servono ai vivi, non ai morti.
Questo penso sia il senso delle frasi di Bianca nelle ultime pagine.
L'importanza di non chiudere gli occhi, di guardare quello che ci circonda quanto più ci è possibile.
L'importanza di cogliere e godere le emozioni più belle senza privarcene per squallidi egoismi o incapacità - o non volontà - di capire.
Amare e farsi amare, donare gioie piccole e grandi agli altri, cercando di rendere la vita più bella possibile: perché a renderla orribile ci sono già tante cose.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, ho trovato belli i disegni di Caracuzzo e l'uso della mezza tinta, soprattutto nelle prime 25 pagine.
Molto "d'impatto" anche la copertina di Soldi con una bella inquadratura.
Che dire? ... La Neve, Soldi, Caracuzzo... ne è passato di tempo da "Mostri" e "Splatter", eh?!
Devo dire che mi piacevano già allora i loro lavori e questa poliedricità me li rende ancora più simpatici.
Cos'altro posso aggiungere su questo albo?
Ehi! Ho detto: "COS'ALTRO POSSO AGGIUNGERE SU QUESTO ALBO?"!!
Ma vi sembra educato mettersi a dormire mentre io "recensisco"?!? TSK! TSK! Vergogna!
Volevo segnalarvi che ESP è utile anche come informazione culturale: nel frontespizio di questo numero (frontespizio tra virgolette: visto che neanche questo particolare è riportabile al frontespizio classico di un fumetto - specie di questo formato!), viene consigliato "V for Vendetta" di A. Moore e Lloyd. È un ottimo consiglio; se lo trovate acquistatelo: ne vale la pena.
Un'ultima annotazione (ehi! Posate quei fucili! È l'ultima, lo giuro!): persino la pagina della posta vale davvero la pena di essere letta.
Bravo Michelangelo!

Giuseppe ESPer 66

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MIGNOLO

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