ESP N. 1 DICEMBRE 1995 "IL GIARDINO DELLE ANIME"
Soggetto: Michelangelo La Neve
Disegni: Giancarlo Caracuzzo
La prima pagina è un buon preambolo ad un fumetto che vuole essere diverso dalla massa nei contenuti e nelle mete, purtroppo le frasi in taglio basso sono un po' troppo ermetiche ed i consigli dai film, ai libri e alle
canzoni sono un pochino intellettuali: per essere parimenti intellettuali, snocciolo la mia cultura da parole crociate citando Saffo, "ma bisogna che tutto sopporti".
La storia è incentrata su Kendra, nativa di una terra parallela al nostro mondo, che impianta nel cervello di una ragazza del nostro mondo, Miriana, le sue memorie, prima di essere catturata da degli
emissari. Kendra infatti deve essere sottoposta ad una "cerimonia" che estirperà ogni suo ricordo e sentimento: il "servizietto" in questione è gentilmente concessole dal Mangianime, un oscuro
figuro un po' puzzone il cui nome è tutto un programma, e dalla sua "discepola" Jena, una eterna ragazzina cattiva e perfida come tutti i cattivi che si rispettino.
Dopo l'impianto, la povera Miriana ricerca un'amica di Kendra, Bianca, una ragazza dotata di poteri ESP.
Unite le loro forze, le due paladine riusciranno ad arrivare nel mondo parallelo e a liberare l'amica prigioniera prima che ella perda coscienza di se stessa. Una volta in salvo, Miriana restituisce le memorie alla
legittima proprietaria, con la promessa di lasciarle qualche ricordo. Il bene trionfa sempre!
La trama scorre bene, senza eccessivi intoppi: scopriamo che Bianca ha perso il suo amato ragazzo in un evento passato, che Kendra era una specie di monaca rinnegata, che il Mangianime è
anche più cattivo di quello che si possa immaginare, che la madre e il padre di Kendra sono due sfigati/filodementi, che Jena è la sorella maggiore della stessa Kendra e che è diventata
cattiva non per colpa sua ed infine che Miriana è vergine, ma non vorrebbe esserlo.
L'intento di calare i lettori in un mondo completamente estraneo al nostro risulta riuscito e qualche volta fornisce delle inconsuete sensazioni. Molti sono i riferimenti alla cultura scritta e cinematografica, basti per tutti il
sistema con il quale Kendra infila (letteralmente) nel naso la palletta con i suoi ricordi per istallarli nel cervello di Miriana: copiato da "Atto di Forza".
Notevole lo sforzo di fornire ad ogni personaggio un modo di agire ben stabilito; purtroppo Kendra e Bianca risultano a volte scontate. Comunque, essendo la prima storia, non si poteva chiedere una
psicologia più complessa: sicuramente avrebbe "ingolfato" la vicenda. I dialoghi che i personaggi sostengono creano delle buone premesse, e ne delineano i comportamenti; purtroppo i pensieri sono scontati e non
aggiungono niente ai personaggi: meglio sarebbe stato intensificare gli scambi di opinioni piuttosto che appesantire il tutto con frasi come "io sono abbastanza contenta. Ma senza esagerare......ho sempre negli
occhi l'immagine del mio amore......". Vorrei conoscere gente comune che ad esempio sulla metropolitana, riesce a narrare col pensiero la propria vita come fosse una bella favoletta... la narrazione col pensiero è
troppo irreale. Questo tipo di stile, che ha trovato il suo massimo nel grandissimo Frank Miller, perde le sue caratteristiche di descrizione della situazione reale e dello svolgimento della futura azione, per andare a
riassumere una vicenda che minimamente può influire nelle azioni.
La riflessione finale comunque è ben strutturata anche se la sua conclusione (una notevole chicca finale) basterebbe a sostituire tutto il discorso, che con la storia, ripeto, c'entra poco.
Graficamente bisogna dire che è tutto molto omogeneo quasi piatto, troppo bonelliano per intenderci. Lo stile di Caracuzzo non ha impennate nè verso l'alto, nè verso il basso, qualche visone isometrica ben
realizzata, ma il resto è tutto visto e rivisto: senza scendere in particolari si nota che Bianca e Miriana sono praticamente uguali; anche Kendra pelata somiglia in maniera spaventosa alle due
fanciulle. Certamente non giovano le continue vignette in sequenza, che hanno spezzettato la capacità grafica del "buon Giancarlo". Per vederlo a buoni livelli basta sfogliare il numero 5 di ESP, nel quale
da buona prova di sè.
Concludo dicendo che il complesso è buono perché finalmente è qualcosa che si discosta dal fumetto tradizionale (sia esso satirico o supereroistico) come contenuti e targets. Si rivolge
ad un pubblico più adulto, sulla scia degli ottimi fumetti della Vertigo (Sandman, Swamp Thing, Shade, Hellblaze). Tante buone premesse da sviluppare.
Chi vivrà, vedrà.
Fabrizio ESPer 41