DELITTO SATANICO

Il fuoco scoppiettava allegramente nel caminetto, unica fonte di luce e di calore nella gelida stanza tetra sembrava quasi fuori posto ; la luce fioca non permetteva di penetrare con lo sguardo l’oscurità che avvolgeva la quasi totalità del locale, però grottesche ombre erano proiettate sul muro : sembravano formare una malevola faccia ghignante con una piccola croce in mezzo alle orbite. Sul piano del caminetto era appoggiata una spada la cui lama, nei punti in cui la superficie non era sporca di sangue, rifletteva la luce del fuoco ; improvvisamente dall’angolo più buio si levò una voce che tremante pronunciò parole inintelligibili, a cui rispose solo un basso sibilo inumano, dall’angolo oscuro qualcosa tentò di raggiungere il caminetto producendo un rumore di vesti che strisciavano ed un respiro affannoso, una mano coperta di sangue, forse il suo stesso fluido vitale, tentò di impugnare la spada. Ci fu un urlo straziante e la mano cadde senza vita sul pavimento.

James si alzò di scatto dal letto reprimendo a fatica un grido, si portò la mano sulla fronte imperlata di sudore, e cercò di rallentare il suo respiro affannoso per fargli riprendere un ritmo normale. Dopo qualche istante riuscì a riprendere il controllo. Che razza di incubo aveva avuto, sembrava tutto così reale ; andò alla sua scrivania e registrò dettagliatamente ciò che aveva sognato, in un quaderno rosso, ma quando arrivò a descrivere ciò che era successo dopo l’urlo agonizzante non trovò le parole per esprimere ciò che aveva provato quando aveva avvertito come uno sguardo posarsi su di lui : dal buio sentiva emanare un odio e un desiderio di un’intensità inesprimibile, ed il puro terrore si era impadronito di lui. L’odiato suono della sveglia destò James che si alzò lentamente sbadigliando e stiracchiandosi un po’, i suoi ricordi sull’incubo erano piuttosto vaghi e non aveva tempo da perdere in queste sciocchezze o sarebbe arrivato tardi all’università. Rientrato a casa si diresse in soggiorno ed lasciato lo zaino per terra si lasciò cadere esausto sul divano, quelle otto ore erano state davvero massacranti ; aveva notato che Arky, il suo anfitrione, aveva disertato tutte le lezioni, quel giorno. Chissà dove si è cacciato quello stravagante pensò con un po’ d’invidia. Aveva conosciuto Arky all’inizio del primo semestre, quasi per caso, gli aveva rivolto una domanda su uno dei temi affrontati in analisi ed il ragazzo in pochi minuti gli aveva risolto tutti i dubbi che l’oscura lezione del giorno prima gli aveva fatto germogliare. Avevano fatto subito amicizia ed Arky quando in seguito aveva saputo che James cercava un alloggio poiché veniva da fuori città, non aveva esitato un attimo ad offrirgli un sistemazione a casa sua. Arky rientrò un quarto d’ora dopo, appoggiò il suo soprabito grigio, ed entrò nel soggiorno sedendosi sulla poltrona di fronte a James chiudendo gli occhi ed esalando un lungo respiro "Come mai oggi non sei venuto a lezione ?" lo sguardo di Arky sembrò sfavillare mentre gli porgeva il giornale del pomeriggio, ma forse era solo il riflesso della lampada sui suoi occhiali. James lesse con attenzione l’articolo che troneggiava in prima pagina.

Raccapricciante omicidio nel mondo delle sette nere Stanotte, circa trenta minuti dopo la mezzanotte, la casa situata in via dei Cipressi 33 è stata lo scenario di un atroce delitto. La vittima Karl Malaparte, che in apparenza conduceva una vita normale, solo un po’ riservata, faceva probabilmente parte della deprecabile sfera delle sette demoniache. I dettagli dello scenario del delitto sono degni di un film dell’orrore : il corpo straziato giaceva vicino al caminetto con la mano tesa ad afferrare la spada che era appoggiata sul piano di quest’ultimo, le tracce di sangue sul pavimento mostrano che si è trascinato dall’altra parte della stanza per raggiungere la spada che rappresentava una possibilità di salvezza. Nel luogo in cui Karl ha ricevuto il primo attacco, era stato tracciato un cerchio con alcuni strani simboli ai punti cardinali, con l’incenso, e col sangue di alcuni animali i cui resti sono stati trovati poco distanti. Si presume che il sangue sulla lama della spada appartenga ad essi, verranno comunque effettuate le analisi per verificare questa ipotesi e per avere qualche utile indizio nel caso vi fosse anche il sangue del killer. La tunica nera del poveretto era strappata in prossimità del petto che è stato dilaniato e siamo riusciti a sapere che nella cassa toracica mancava il cuore, probabilmente trafugato dall’assassino come macabro trofeo. Gli inquirenti ritengono che il colpevole faccia parte del giro delle sette sacrileghe, ed estenderanno in tale campo le loro ricerche, ma hanno precisato che non trascureranno nessuna ipotesi. Stranamente, sebbene le urla della vittima abbiano svegliato buona parte dei vicini nessuno ha notato il killer uscire dalla casa, e gli agenti che sono intervenuti pensavano che l’omicida fosse ancora all’interno di essa, ma di lui, a parte i segni dell’efferato crimine commesso, non v’era alcuna traccia. Questo fatto costituisce un mistero, poiché gli inquirenti esaminando la casa non hanno trovato vie di fuga che potessero passare inosservate, e nonostante tutti i testimoni hanno dichiarato che nessuno è uscito dall’abitazione della vittima, le condizioni del corpo di Malaparte fanno escludere a priori un suicidio.

"Strano mi sembra che assomigli un po’ all’incubo che fatto stanotte" Arky lo guardò incuriosito "Davvero ? Potresti raccontarmelo ?" "Beh, veramente ricordo solo frammenti piuttosto confusi... Però l’ho annotato appena mi sono svegliato" "Mostrami questo manoscritto allora, per favore". Qualche istante dopo James rientrò nel soggiorno, e appoggiò il quaderno rosso sul tavolino, proprio sopra al giornale "Come mai ti interessa tanto il mio incubo, non starai cercando di sondare il mio inconscio, vero ?" chiese scherzando. Arky inarcò le folte sopracciglia nere e raccolse il quaderno, terminata la lettura, si appoggiò allo schienale della poltrona, richiuse gli occhi, ed emise un altro lungo sospiro. "Allora ? Che ti succede ?" "Se rileggerai ciò che hai scritto, scoprirai che molti dei dettagli del tuo incubo combaciano con quelli riportati sul giornale" James, stupito, raccolse il suo quaderno e riesaminò quello che aveva scritto la sera prima. "Una coincidenza... deve essere una coincidenza !" "Ne dubito" rispose lentamente Arky "Per quanto io stesso ritenga che la vita sia strana e che le coincidenze, per quanto strane, non essendo impossibili, possano verificarsi, questa mi sembra alquanto improbabile. Ritengo piuttosto che tu in sogno abbia assistito all’omicidio." James scoppiò a ridere "Questa è la cosa più assurda che ho mai sentito ! Molto meglio la mia spiegazione. Ricordi ciò che diceva Holmes ? Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile corrisponde alla verità" declamò trionfante. "Ma per applicare questo metodo di indagine bisogna sapere a priori cosa è impossibile e cosa invece non lo sia" rispose Arky "La tua stessa spiegazione è un esempio di una cosa impossibile" ritorse l’amico "Perché ?" "Oh Arky, stai scherzando vero ? Non mi dirai che credi a quelle fandonie sul soprannaturale ? Sono solo esche che gettano quei ciarlatani, che pretendono di essere medium o santoni, per adescare qualche ingenuo e spillargli denaro !" "Hai una mentalità troppo ristretta, ci sono più cose tra il cielo e la terra di quante la tua filosofia, o la tua scienza, possano spiegare. Chi può dire cosa accade al nostro io cosciente quando ci addormentiamo ? Cosa ci garantisce che i nostri sogni siano sempre una rielaborazione, operata dal nostro subconscio, delle informazione raccolte durante la veglia ? Morire dormire forse sognare... Alcuni ritengono che alcuni sogni, perlopiù quelli che non ricordiamo e che spesso erroneamente crediamo di non aver fatto, siano viaggi astrali : in cui il nostro io cosciente, o anima, viaggia fuori dal nostro corpo, mantenendovi un legame... il tuo incubo potrebbe essere stato proprio questo !" gli occhi azzurri di Arky erano profondi e penetranti. "E se per caso non fosse vero che la stanza che ho sognato corrispondesse a quella descritta dal giornale ? Considerato quello che è successo, e la generale affidabilità dei giornali per quello che può essere sensazionale, qualche dettaglio dell’articolo potrebbe non corrispondere alla realtà" provò James con la speranza di indurre l’amico a lasciar perdere il suo incubo e quel mucchio di sciocchezze sui viaggi astrali e altro. "Già, ma ti posso assicurare che tutto combacia, anche la strana ombra che hai visto, era formata da un pezzo di un cranio umano in cui era stata incisa una croce tra le orbite, che, appoggiato ad uno strano sostegno, stava dritto su un tavolo in mezzo alla stanza ; la luce del camino ha fatto il resto." James rabbrividì ed Arky rispose alla domanda che il ragazzo non gli aveva ancora posto "Ho visitato la stanza stamattina. Non è stato facile intrufolarsi là dentro." I due ragazzi rimasero in silenzio per vari minuti, James era scioccato e un po’ imbarazzato per il comportamento e la superstizione dell’amico che ora stava rimuginando fra sé chissà che cosa. "Nemo id potest quod futurum est, ricordi madre, non si può sfuggire al proprio destino, le precauzioni che tu e papà avete preso per tenermi lontano da questo genere di storie non sono bastate... In quanto membro della famiglia Nilstari devo accettare la mia eredità... ma in fondo credo che non stessi desiderando atro... Perdonatemi, non ho la forza di voltare le spalle a questi richiami..." James si preoccupò sentendo l’amico che proferiva questi pensieri reconditi ad alta voce : Arky era diventato inconsapevole della sua presenza. Aveva appreso dall’amico che i suoi genitori erano morti tre anni prima, Arky stava studiando in America all’epoca dei fatti, dopo quella volta non aveva più parlato dei suoi genitori, fino adesso... James non sapeva cosa dire per confortare l’amico, era presente un’ironia amara e tagliente nella sua voce. "Trema oh fortuna !" esclamò di colpo Arky prendendo il telefono. "Pronto, professor Artieri, sono Arky Nilstari si ricorda ?" "Avrei bisogno della sua consulenza, posso venire a disturbarla adesso ? E’ una questione molto importante" "Grazie molte, la raggiungerò fra venti minuti." Il ragazzo si alzò e si diresse verso la porta "Beh, che aspetti un invito scritto ?" chiese a James che titubante seguì l’amico.

Lo studio del professor Artieri era confortevole, appena entrati l’occhio cadeva sulle librerie disposte sulle pareti laterali, alcuni dei tomi che custodivano sembravano molto antichi, nel muro di fronte all’entrata una grande finestra inondava la stanza, e la scrivania a poca distanza da essa, di luce. Il professore venne loro incontro per accoglierli, aveva un sorriso cordiale che emergeva dalla barba, una volta nera ma che ora si era ingrigita. "Arkanus che piacere rivederti" Arky guardò un po’ imbarazzato verso James, il ragazzo aveva quasi le lacrime agli occhi dalla fatica che faceva a trattenersi per non scoppiare a ridere. "Ti chiami Arkanus ? Vuoi dire che Arky sta per Arkanus ?" "Ne parliamo un’altra volta, professore le presento il mio amico James, frequenta la mia stessa facoltà e forse riuscirà a laurearsi se oggi non muore dal ridere. James ti presento Artieri uno dei più grandi esperti di storia e religioni" James si calmò e strinse la mano al professore "Molto onorato".

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